I dati economici della zona euro stanno deludendo le attese degli analisti da qualche mese a questa parte e i dati sulla produzione industriale di febbraio ne hanno certificato la debolezza.
Per il secondo mese consecutivo il ritmo di crescita della produzione industriale ha perso d’intensità; ed è un fenomeno che accomuna tutti i principali paesi della zona euro.
I dati mensili tendono ad essere piuttosto volatili, quindi non è ancora il momento di disperarsi, ma l’insieme di fiducia dei consumatori, sentiment economico e aspettative dei direttori degli acquisti (indice PMI) fanno presagire che il picco del ciclo economico possa essere ormai dietro le nostre spalle.
Facciamo chiarezza: si sta parlando di un rallentamento, non di una contrazione. Tuttavia è il tempismo con cui giunge ad essere particolarmente delicato, perché la zona euro è tra i principali paesi esposti alla guerra sui dazi (per il momento solo annunciata).
L’Italia in questo contesto è messa ancora peggio: a febbraio la produzione industriale si è contratta per il secondo mese consecutivo su base mensile. Se venisse confermato questo trend anche a marzo, la produzione industriale rischierebbe di contribuire negativamente alla crescita del PIL. Sicuramente non il miglior regalo di benvenuto per il Governo che verrà.
Fino ad ora, le previsioni sul PIL 2018 non sono ancora state ritoccate, ma se i dati dovessero continuare a deludere le attese gli analisti sarebbero costretti a rivedere le attese sugli utili 2018.
Le valutazioni dei mercati europei non sono ottime, perciò se dovessero perdere il sostegno della crescita degli utili per azione potrebbero perdere un ulteriore alleato (la rivalutazione dell’euro rema contro da un po’ di tempo ormai). Un fattore di rischio in più da monitorare.