Punti chiave
Brexit e Trade War. La situazione è molto fluida, il neo primo ministro Boris Johnson ha perso la maggioranza in parlamento e sta valutando l’opzione di andare ad elezioni anticipate. La Brexit si avvicina (il 31 ottobre) e nessuno sa cosa ne sarà del Regno Unito. Fronte Trade War: un millantato meeting tra le parti, atteso per fine settembre, sembra oramai saltato e nel mentre nuovi dazi sono entrati in gioco da ambo le parti.
Argentina di nuovo in bilico. Un’inattesa sconfitta di Macrì, prossimo alle elezioni in ottobre, ha scatenato il panico sul paese Sudamericano. Borsa giù, Pesos in calo, rendimenti al rialzo e CDS che stimano una probabilità di default a cinque anni all’80%. Default tecnico già certificato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s e Governo chiamato ad avviare il processo di ristrutturazione del debito. Emergenti, di riflesso, in difficoltà.
Recessione in vista? Il quadro macroeconomico mondiale non è dei più rosei. In Europa preoccupa la Germania: produzione industriale in calo, settore automobilistico in difficoltà e crescita trimestrale attesa dalla Banca centrale ancora negativa, certificando così quella che potrebbe essere una recessione tecnica.
Grafico del mese
La crisi politica estiva poteva far schizzare lo spread, e invece tutto è andato a finire bene (almeno per il momento). La differenza tra il BTP e il Bund si è assottigliata ai minimi dell’ultimo anno e il rendimento del decennale ha toccato il minimo storico, scendendo sotto la soglia dell’1%, movimenti a cui hanno anche contribuito le attese, sempre più alte, di nuove misure accomodanti da parte della BCE.
Commento generale
Il mese di agosto ha portato una ventata di volatilità sui mercati, volatilità che si è rivelata per lo più passeggera, di breve termine. Come abbiamo visto in precedenza, i focolai di rischio sono (bene o male) gli stessi degli ultimi mesi, senza sottolineare eccessive e preoccupanti novità. Per questo motivo proviamo a spingere il nostro sguardo nel medio/lungo termine e analizzare più in profondità alcune tematiche.
Per quanto riguarda il capitolo Trade War, i negoziati procedono a singhiozzo: una settimana leggiamo di aperture e la successiva da un tweet vengono annunciati nuovi dazi. Tanta incertezza quindi, ma guardando ai prossimi mesi, dodici per l’esattezza, c’è un appuntamento che può fare da moderatore nella disputa tra le due super potenze: le Presidenziali del 2020.
Mentre le primarie dei Democratici proseguono, l’operato di Trump è sempre più messo in discussione: secondo le ultime stime, il grado di approvazione verso il Presidente è al 41,3%, ai minimi da inizio anno. Un calo che potrebbe arrivare dal ceto medio americano, la stessa fascia di popolazione che ne ha determinato l’elezione nel 2016, e che oggi, in base ad una stima della London School of Economics, paga direttamente le conseguenze della Trade War. L’analisi ha determinato un costo medio annuo per famiglia americana che si aggira sui 460 dollari USA. In vista di un possibile secondo mandato, Trump dovrà sicuramente tenere in considerazione questa realtà e, di conseguenza, anche i negoziati con la Cina ne saranno influenzati.
Sul tema Brexit è difficile riuscire ad intravedere qualche bagliore di luce nella fitta nebbia in cui aleggia il Regno Unito. Al momento le strade sembrano essere due: o nessun accordo o l’ennesima proroga sulla deadline a gennaio 2020. Stiamo a vedere.
Ancora una volta l’unica certezza arriva dalle banche centrali degli Stati Uniti e dell’Eurozona. Entrambe sono intenzionate a rispolverare le armi della politica monetaria accomodante: taglio dei tassi e nuovi stimoli del QE. La FED ha iniziato già a luglio, la BCE è attesa alla riunione decisiva nelle prossime settimane, una delle ultime di Draghi, prima dell’insediamento di Christine Lagarde.
Infine, una menzione sui risultati delle ultime trimestrali statunitensi. In termini di utili per azione, il 75% delle società dello S&P 500 ha riportato un risultato migliore delle attese, per quanto riguarda i ricavi invece, il 56% delle società. Risultati migliori della media degli ultimi cinque anni, guidati dalla positiva dinamica del settore finanziario e da quello relativo alla Salute. Negativi invece i risultati del settore dei materiali e industriale, che (inevitabilmente) riflettono i timori commerciali in corso.
Valutazione per asset class
Come si sono comportate le asset class nelle ultime settimane? La correzione registrata dai principali listini azionari in agosto ha dato nuovo ossigeno alle valutazioni del mercato azionario, a discapito di un indebolimento del fattore momentum. Tra questi spiccano i mercati dell’Europa e Giappone, tra gli Sviluppati, e la Russia tra gli Emergenti. Da segnalare il rinnovato slancio dei settori ciclici, migliorati in termini di valutazioni, rispetto ai difensivi.
Maggiormente indebolite risultano le obbligazioni, soprattutto dal fronte societario. Meglio il segmento governativo, primo beneficiario delle scelte delle banche centrali. Migliora infine la dinamica delle commodities, guidate dai metalli preziosi, oro in primis.
I portafogli
Le settimane di volatilità appena passate sono state un buon banco di prova per le nostre soluzioni più difensive, una prova ampiamente superata. La composizione di questi portafogli, maggiormente caratterizzati da strumenti esposti su obbligazionario e oro (noti asset difensivi), ha saputo contenere le perdite degli asset più rischiosi e volatili: l’ennesima riprova che una adeguata diversificazione è l’elemento essenziale di ogni buon portafoglio. Positiva quindi la performance delle soluzioni più difensive, soffrono invece quelle più esposte all’azionario.
Complessivamente i valori da inizio anno rimangono positivi ovunque, sia in termini di performance che di indicatori corretti per il rischio, sinonimo di un solido processo di costruzione e gestione dei portafogli.
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