Punti chiave
- L’economia rallenta e la Trade war si allenta. In linea con la decisione del FMI, anche l’OCSE ha abbassato le stime di crescita del PIL mondiale al 3,2%, dal precedente 3,5%. Vecchio Continente e Trade war sono tra i principali driver di questa revisione al ribasso. Guerra commerciale che tuttavia sembra destinata ad una positiva conclusione: i negoziati tra Cina e gli Stati Uniti proseguono e la decisione di rimandare l’introduzione di nuovi dazi da parte di Trump lo scorso 1 marzo fa ben sperare.
- Le Banche Centrali tornano accomodanti. In un contesto di graduale (ma costante) rallentamento le banche centrali non sono rimaste a guardare. La FED pare intenzionata a chiudere il Quantitative Thightening entro quest’anno e la BCE ha annunciato un nuovo round del TLTRO, confermando l’attuale livello dei tassi per tutto il 2019. Insomma: la liquidità rimarrà abbondante su un mercato ben sorvegliato dalle “pazienti” banche centrali.
- Brexit: ultimo capitolo? Invece no. Le ultime settimane sono state un susseguirsi di voti, dichiarazioni e aspettative per quelli che dovevano essere gli ultimi giorni del Regno Unito nell’Unione Europea. Tuttavia, dopo tre votazioni nell’arco di cinque giorni, saltata l’ipotesi di un secondo accordo e di una Hard Brexit, la May ha ottenuto l’ok per chiedere a Bruxelles una proroga fino al 30 giugno (dalla precedente del 29 marzo) per continuare i negoziati. Palla ora ai paesi europei per accogliere la richiesta di Londra.
Grafico del mese
L’annus horribilis della Cina pare oramai alla spalle. Dopo un 2018 da dimenticare, in cui l’indice principale ha perso 21,5% (in dollari Usa), questo primo trimestre del 2019 procede a ritmo sostenuto: ad oggi +16,8% (in dollari Usa). L’allentarsi delle tensioni con gli Stati Uniti e le misure di stimolo decise dal Governo stanno contribuendo a ridare momentum all’azionario cinese, promosso di recente anche da MSCI, una delle società più importanti del panorama mondiale degli indici di borsa.
Questa infatti ha annunciato da poco la decisione di quadruplicare l’esposizione della Cina nel suo indice relativo ai Paesi Emergenti. Così facendo Pechino passerà dallo 0,71% al 3,3% del totale dell’indice, equivalente di 125 miliardi di dollari stimati di flussi di investimento in più per il Paese.
Commento generale
I mercati corrono per il terzo mese consecutivo e la domanda che tutti si pongono è la seguente: quanto può durare?
Il momentum economico è in fase calante ed i dati economici pubblicati per i mesi di gennaio-febbraio confermano questo trend. Ed è proprio per questo che i principali Think Thank internazionali sono stati costretti a rimettere mano alle previsioni per il biennio 2019-2020. Allo stesso modo le Banche Centrali hanno dovuto prendere atto della situazione ed ammorbidire le redini della politica monetaria: la Fed sembra decisamente meno aggressiva nell’alzare i tassi; la BCE ha tolto le castagne dal fuoco alle banche italiane lanciando un nuovo round del piano di finanziamento agevolato per il settore finanziario (TLTRO).
Per quanto i fondamentali siano più deboli rispetto a sei mesi fa, sul fronte dei rischi non ci sono grossi elementi di preoccupazione. Sul fronte commerciale, la data del primo marzo doveva essere lo spartiacque tra la vita (firma di un accordo tra Cina e Usa) e la morte (introduzione dei dazi americani), ma alla fine non è successo nulla ed i mercati hanno passato indenni anche questa deadline. Il Governo cinese ha deciso di tagliare le tasse per sostenere la crescita, e l’economia americana continua a viaggiare a ritmo sostenuto.
La Brexit è agli sgoccioli ma la questione commerciale tra Usa e Cina dovrebbe insegnare che i rapporti complessi di questo tipo non si esauriscono con l’avvento di una data, ma hanno strascichi di lungo termine; infine per quanto riguarda le elezioni europee, le proiezioni dei sondaggisti confermano la crescita dei partiti pulisti ma nulla di più.
A conferma del sentiment positivo del mercato il Barometro del rischio è salito a 59,4.
Valutazione per asset class
In termini di macro-asset class lo scenario è leggermente cambiato. Le materie prime perdono il podio e lasciano spazio alle azioni, che grazie al momentum molto positivo hanno guadagnato terreno nell’ultimo trimestre. Sul fronte obbligazionario, la compressione dei rendimenti ha “mangiato” qualcosa sul versante dei fondamentali. In generale, le valutazioni delle principali asset class rimangono a fair value.
Se scendiamo nei dettagli, le valutazioni azionarie tra gli Emergenti ed i Paesi Sviluppati si equivalgono. Tra i Paesi Sviluppati, spicca l’Europa che gode di ottime valutazioni fondamentali rispetto agli Usa, che invece possono far affidamento “solo” sul momentum. Tra gli Emergenti, ha perso un po’ di smalto l’Asia Pacifico, e spiccano come singoli mercati la Russia e la Turchia.
Sul fronte obbligazionario, la situazione è differente. Il mercato a stelle e strisce offre delle valutazioni più interessanti (sia lato governativo che corporate) rispetto ai “magri” rendimenti europei e persino rispetto agli Emergenti. In Europa, l’unico segmento con valutazioni positive è quello governativo a breve termine. Tra le materie prime, privilegiamo i metalli preziosi.
I portafogli
Con la ripresa del fattore momentum delle ultime settimane e le valutazioni fondamentali più allineate con la media storica, migliora anche lo scenario d’investimento, e le nostre soluzioni d’investimento riflettono pienamente questa dinamica.
La performance media di tutti i portafogli da inizio anno si attesta al 6,3% e quella dell’ultimo mese all’1,3%. A spiccare sono gli indicatori di rendimento aggiustato per il rischio (Sharpe e Sortino ratio) che dall’avvio si mantengono saldamente intorno a valori ottimali, riflettendo il buon livello di diversificazione presente tra le asset class.
Tra le soluzioni migliori troviamo quelle in cui la componente azionaria è la parte preponderante; dinamica meno forte, ma comunque positiva, per i portafogli più difensivi in cui la componente obbligazionaria ha sofferto maggiormente. Da segnalare il calo dell’oro, bene rifugio per eccellenza, in virtù di un contesto globale sì in rallentamento, ma su cui (al momento) non incombono eccessivi timori, come visto in precedenza.
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