La situazione in poche righe
Al momento (sabato 23 marzo, mattinata) i Ministri dell’Euro-zona devono valutare la validità della proposta di Cipro per raggranellare il denaro necessario ad evitare la bancarotta del Paese.
In questi giorni convulsi, di ipotesi per recuperare i 5,8 miliardi di euro necessari per il salvataggio da parte dell’Unione Europea, evitando così il tracollo finanziario immediato e la probabile uscita dall’euro, ne sono circolate parecchie: prelievo forzoso differenziato sui depositi, creazione di un fondo di solidarietà impegnando beni dello Stato, una creativa combinazione delle precedenti. Infine il Governo cipriota ha partorito due leggi in merito, fresche fresche d’approvazione, che prevedono un cospicuo prelievo forzoso (fino al 40%) sui depositi oltre i 100.000 euro, chiusura della Banca Popolare di Cipro e controllo sui flussi di capitali con l’estero… Il Governo di Cipro ha dichiarato di “essere a poche ore dalla soluzione“, ma in realtà deve ancora discutere il piano con i legnosi Ministri delle Finanze europei domenica 24 in serata, a Brussells. Direi che la cosa migliore è aspettare e vedere quando finisce la danza dei politici ciprioti (una vera, tragicomica “deliranza”, nota per i patiti di Tim Burton).
Costi quel che costi, tuttavia, la soluzione deve saltar fuori a brevissimo. Perché ciò che sicuramente sta per scadere è il tempo prima della chiusura, lunedì 25 marzo sera, dei rubinetti della linea di liquidità d’emergenza (“ELA”) da parte della BCE, se non viene presentato un piano credibile dal Governo isolano. Questa è la “deadline” che conta di più.
Al momento appaiono improbabili gli aiuti dalla Russia, che ha dichiarato di non voler fornire ulteriore supporto finanziario a Cipro, a parte rinegoziare le condizioni dei prestiti già in essere (prestiti che hanno contribuito sensibilmente a tenere in piedi Cipro negli ultimi due anni, ndr).
La Commissione Europea, per bocca del portavoce Simon O’Connor, ha frattanto dichiarato in conferenza stampa “di aver messo la quinta” (…uuhh paura, i tecno-bradipi lanciatissimi…) e di non escludere, in una situazione estrema, di congelare i depositi non assicurati (cioè superiori a 100.000 euro) e la chiusura delle più grosse banche del Paese. Di fatto gli istituti sono già chiusi, per evitare la corsa agli sportelli, con relativa migrazione degli euro all’estero.
Rischi per i depositi e i conti correnti italiani
I rischi diretti per i conti corrente e i conti deposito in Italia sono per il momento pressoché inesistenti. Perché, nel caso, sarebbero i depositi ciprioti ad essere rosicchiati da un prelievo forzoso, non certo quelli italiani. Inoltre l’esposizione delle banche italiane a Cipro è bassissima (lo stesso non si può dire per le banche tedesche), quindi di certo non sarà quello il fattore che potrebbe far vacillare le banche nostrane.
A cosa bisogna prestare molta attenzione, allora?
Ai rischi indiretti… in primo luogo, in caso di tracollo finanziario di Cipro e di una sua possibile sua uscita dall’euro, non è chiaro cosa potrebbe succedere: il sistema economico mondiale è un sistema complesso, come le condizioni atmosferiche terrestri, ed è quindi intrinsecamente instabile. Piccole variazioni nel comportamento degli operatori potrebbero avere conseguenze molto differenti (così come un battito d’ali di farfalla nel Golfo del Messico può causare un temporale in Europa). Tra le possibili conseguenze – ribadisco, “possibili”, non certo le più probabili – c’è un effetto contagio: infatti, non conta tanto la reale dimensione di Cipro e della sua crisi, quanto la sua valenza psicologica, che mette in luce la debolezza dell’Eurozona e dei suoi “casi unici”. Se ci fosse contagio, allora sì che ci sarebbe da avere paura delle banche italiane. Io tuttavia sono fiducioso che si trovi un modo, magari non brillante, di mettere una pezza su questa situazione. Sarebbe il colmo, una contagio europeo proveniente da un Paese, Cipro, il cui Governatore della Banca Centrale di cognome fa Panicos.
In secondo luogo, se mai venissero toccati i depositi (che insieme alla fiducia dei depositanti sono il fulcro del sistema creditizio, che fa funzionare l’economia) sarebbe un pessimo segnale per tutti i depositanti dell’Euro-zona, anche se questa è verosimilmente la miglior soluzione tecnica per non elevare il rapporto debito/PIL. Il prelievo forzoso oggi a Cipro verrebbe interpretato come azione di emergenza replicabile in altri Paesi in difficoltà: questo potrebbe causare, al minimo accenno di problemi, corse allo sportello in Spagna e in Italia. Resto dell’idea che abbiano sbagliato anche solo a menzionarli, i depositi…
Paura? Ecco come difendervi
Un portafoglio che protegge i risparmi in caso di rottura dell’euro noi di Advise Only lo abbiamo creato, ed è a vostra disposizione: è il portafoglio anti-Crisi EuroTsunami. L’abbiamo ribilanciato leggermente la settimana scorsa, insieme agli altri portafogli Anti-crisi. Guardate che salto in sù ha fatto in questi giorni: fa il suo mestiere, cioè difende in caso di gravi problemi nella zona Euro (se tutto va bene, probabilmente vivacchia). Solo nell’ultimo mese, alla data di redazione del post, la performance è stata +2,80%!
Se invece non avete grossi timori e credete (come me) che, tutto sommato, l’emergenza verrà risolta, potrebbe essere un buon momento per investire negli altri portafogli Anti-Crisi (che in questi giorni hanno comunque fatto bene, o quantomeno “tenuto botta”).
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