Questo giovedì e venerdì i capi di Stato e di Governo si incontreranno a Bruxelles per la prima fase del cosiddetto “semestre europeo”.
In questo incontro i leader europei condividono lo scenario macroeconomico preparato dalla Commissione Europea, valutano i progressi fatti dai singoli Stati rispetto ai propri obiettivi di bilancio ma, soprattutto, dovrebbero definire gli “orientamenti strategici” per i mesi futuri sia in ambito fiscale che di stimolo alla crescita. In attesa di conoscere i prossimi passi in termini strategici dell’Unione Europea, i dati confermano che anche alcuni Paesi dell’area “core” non se la passano bene.
I mercati lasciano la Francia fuori dall’occhio del ciclone, eppure i fondamentali non brillano.
Abbiamo già visto su questo blog che un certo ottimismo in Germania è giustificato, non si può dire certo lo stesso in Francia. Fino a questo momento i Transalpini hanno goduto di una certa fiducia da parte dei mercati: il famigerato spread sui titoli di Stato decennali, infatti, è rimasto ben al di sotto delle soglie di criticità raggiunte dall’Italia o dalla Spagna, pur avendo dei fondamentali non del tutto solidi.
Per le previsioni invernali della Commissione Europea, il PIL della Francia dovrebbe rimanere stabile anche quest’anno (+0,1%) per poi crescere del +1,2% nel 2014. Nell’ultimo anno l’economia francese è stata in recessione per tre trimestri su quattro e gli ultimi dati reali, nei primi mesi del 2013, non fanno presagire nulla di buono per il primo e secondo trimestre del 2013.
Da monitorare nei prossimi mesi è la dicotomia tra i cosiddetti “hard data” (tasso di disoccupazione, produzione industriale, ecc..) ed i “soft data” (indici di fiducia, ecc..). Come sottolineato nell’ultima conferenza stampa di Draghi, mentre i soft data lasciano presagire qualche segnale di miglioramento, i dati reali (o “hard data”) continuano a deteriorarsi. Nel caso specifico della Francia questa differenza si può notare sia nei consumi che sul piano dell’attività economica. Mentre l’indicatore di fiducia dei consumatori e quello del settore industriale lanciano qualche segnale positivo, il tasso di disoccupazione ha toccato il livello più alto negli ultimi 13 anni (+10,6% nel 4T 2012) e la produzione industriale non arresta la sua caduta (-3,5% a/a in gennaio).
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La Francia può giocare un ruolo fondamentale per far passare la linea “meno austerity”
Dopo solo dieci mesi dall’investitura a presidente della Repubblica Francese, François Hollande, si trova in netta difficoltà. Secondo gli ultimi sondaggi d’opinione la fiducia dei Francesi nei confronti del Presidente è ai minimi di sempre (secondo TSN-Sofres, solo il 30% dei francesi è convinto che Hollande possa risolvere i loro problemi). In più il Governo non ha ancora fornito delle risposte convincenti su questioni particolarmente importanti come ristabilire la competitività delle imprese francesi, trovare i soldi per diminuire il deficit di bilancio o avere un piano organico per rilanciare la crescita.
Visto l’importanza politica ed economica della Francia, il fronte “meno austerity” potrebbe far affidamento su un partner importante. Allo stesso modo, per contrastare il fronte “pro austerity”, la Francia avrebbe bisogno di poter contare su un altro partner di rilievo, come l’Italia o la Spagna. Affinché questo fronte sia compatto e credibile in Europa, al fine di fronteggiare la linea tedesca, è quindi necessario che in Italia si formi nel più breve tempo possibile un Governo credibile e conscio della situazione. In attesa di buone notizie dall’Europa speriamo di darle noi, a breve, all’Europa.
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- la Performance storica obbligazionaria;
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- il Rischio per Paese.
Buona navigazione.
Paolo Rossi / Marzo 13, 2013
Vorrei segnalare due articoli apparsi di recente su “Il Sole 24 Ore” sulla Francia e sui possibili motivi per cui l’economia transalpina sta godendo della fiducia dei mercati nonostante i fondamentali non particolarmente brillanti.
Sostanzialmente, il tema è relativo alla fase di “svalutazione competitiva” che l’economia francese sta attraversando mediante:
1) tassi di inflazione inferiori alla media dell’area Euro (http://goo.gl/iz97o)
2) manovra di svalutazione “fiscale”: tassando maggiormente le importazioni e sussidiando in qualche modo le esportazioni (http://goo.gl/3Gidw)
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Jacopo Caretta Mussa / Marzo 18, 2013
Ciao Paolo, grazie per gli articoli. Seguirò con molta
attenzione gli effetti delle manovre di svalutazione “fiscale”. Se ti capitassero altri articoli sull’argomento potresti postarli sulla community di AdviseOnly? Grazie!!
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