Un tempo i titoli di Stato italiani erano il porto sicuro per i risparmiatori, l’investimento senza pensieri. Un po’ di BOT, CCT e BTP et voilà! il portafoglio di molti italiani era pronto.
Da qualche anno i BTP sono volatili come un indice di azioni emergenti. Non è una battuta: la volatilità storica a 30 giorni del BTP decennale è quasi 11%, mentre quella del MSCI Emerging Markets (indice mondiale di azioni di Paesi emergenti) è circa 9%!
E poi negli ultimi anni abbiamo imparato ad associare alle obbligazioni governative il termine “default”, come mai era stato fatto prima. Tuttavia, a fronte di rischi tangibili, nei passati dodici mesi le obbligazioni italiane hanno regalato performance eccellenti a chi ha voluto dar loro fiducia (l’indice Bloomberg/EFFAS dei titoli governativi italiani ha una performance a un anno superiore al 25%).
Oggi lo spread è drasticamente più basso rispetto a un anno fa e prevale un clima di minore tensione sui mercati finanziari. Quindi, la domanda che molti risparmiatori italiani si pongono è:
I titoli di Stato italiani rappresentano ancora un’occasione d’investimento nel 2013?
Ricordando le sarcastiche parole del Nobel per la fisica Niels Bohr, “Fare previsioni è molto difficile, specie riguardo al futuro”, noi proviamo a rispondere al quesito senza addentraci in previsioni puntuali, ma provando invece ad analizzare i principali fattori di rischio, delineando alcuni scenari probabilistici e associando ad essi delle indicazioni d’investimento.
Semplificando un po’, nel grafico seguente abbiamo sintetizzato quelle che, secondo noi, sono le prospettive dei titoli di Stato italiani nel 2013 a fronte di vari scenari per l’Italia. Il tutto inquadrato in un contesto europeo che, sempre a nostro avviso, sta migliorando molto lentamente e si muove con fatica verso una maggiore integrazione politica e fiscale.
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Nel leggere il grafico, occorre tenere presente che l’Italia non è un elemento isolato del sistema economico, bensì un’importante snodo di un sistema “a rete”. Le principali fonti di rischio nel sistema economico globale restano a nostro parere:
- l’evoluzione della crisi del debito in Europa;
- il Fiscal Cliff negli USA;
- la scarsa crescita economica, che è in relazione con i due precedenti fattori di rischio, i quali, se dovessero aggravarsi, impatterebbero negativamente sulla crescita.
Per quanto riguarda l’evoluzione della crisi dell’Eurozona, l’Italia ha un ruolo rilevante per via delle prossime elezioni politiche. Infatti, la capacità del futuro Governo di portare avanti stabilmente efficaci riforme strutturali ed economiche sarà cruciale, sia per l’Italia, sia per l’EU. In tal caso, con tempi più o meno rapidi (…non esagererei con l’ottimismo), si assisterebbe ad una ripresa economica, con probabile impatto positivo sulle performance di titoli di Stato, anche quelli legati all’inflazione. E se la crescita tardasse a manifestarsi in Italia? E’ comunque probabile che, in presenza di un Governo stabile e di avanzamenti nel processo d’integrazione europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani scendano.
Invece, nel caso di un’eventuale instabilità e inconcludenza del Governo italiano non ci sarebbe da stupirsi se rallentasse l’integrazione europea; potrebbe quindi verificare una risalita sensibile di spread e rendimenti obbligazionari (dell’Italia e dei Paesi periferici in generale). In simili frangenti occorre tenere presente che, se la BCE dovesse intervenire per difendere l’Italia, si concentrerebbe sulle emissioni fino ai 3 anni (programma OMT), che risulterebbero quindi le più interessanti per l’investitore. In tale situazione, come è successo in passato, è probabile che i CCT “patiscano”, essenzialmente per la percezione di un maggior rischio di credito. Diventerebbero interessanti DOPO…
Il fantasma della rottura dell’Eurozona, pur non potendosi escludere, ha oggi probabilità più bassa che in passato, come mostra il Barometro del Rischio Advise Only, indice che sintetizza i segnali provenienti dai principali focolai di rischio.
Il Barometro del Rischio da settembre a questa parte è stabilmente sopra il livello 0,50 (soglia di relativa tranquillità) e mostra una tendenza al miglioramento.
Nel complesso, soppesando scenari e probabilità, c’è ancora valore nelle obbligazioni governative italiane, anche se in misura minore rispetto allo scorso anno. Il suggerimento, vista la fluidità della situazione, è comunque di mantenere sufficiente diversificazione e focus sul rischio.
Albert / Gennaio 10, 2013
Sembra dunque interessante investire sul Lyxor ETF sui BTP 1-3 ANNI (BTP13 IM) che consente di esporsi a Titoli di Stato dell’Italia di breve durata con rendimenti maggiori rispetto ai medesimi titoli di Francia e Germania e beneficiare dell’eventuale progressiva discesa dei tassi e del conseguente rialzo dei prezzi dei BTP. E anche in caso di OMT…
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Raffaele Zenti / Gennaio 11, 2013
Quello, a mio parere, è il segmento da preferire se si è abbastanza pessimisti (o poco ottimisti, dipende se guardi il bicchiere mezzo pieno o quello mezzo vuoto). In caso di azione incisiva del Governo italiano, accompagnata da progressi a livello europeo, verosimilmente saranno premiati i obbligazioni a medio e a lungo termine governative italiane (e probabilmente anche altri Paesi periferici).
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denker / Gennaio 23, 2013
buonasera, cosa pensate dell’introduzione delle clausole di azione collettiva per le nuove emissioni di titoli di stato?
grazie.
http://www.mef.gov.it/ufficio-stampa/comunicati/2012/comunicato_0188.html
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