Il problema del dissesto idrogeologico italiano torna alla ribalta ogni autunno. Pur riconoscendo che le responsabilità sono da rintracciarsi in decenni di gestione poco oculata dello sviluppo edilizio, bisogna anche ammettere che lo Stato non può più sobbarcarsi le spese per il risanamento dopo ogni nuova alluvione, tromba d’aria o terremoto, soprattutto in un periodo di vacche magrissime come questo.
Ecco perché il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha nuovamente rilanciato la proposta di introdurre la stipula obbligatoria di assicurazioni casa, almeno nelle aree a più alto rischio, per tutelarsi dai danni delle calamità naturali. Non sono mancate le polemiche, soprattutto da parte degli abitanti delle zone interessate, che dovrebbero accollarsi le spese per le polizze.
Le dimissioni del Governo bloccano tutto
Tuttavia, più che le polemiche, il vero ostacolo all’approvazione della proposta è costituito dalle dimissioni del Governo tecnico. Come riportato dalle cronache, infatti, pochi altri provvedimenti oltre alla legge di stabilità troveranno spazio (e tempo) tra i lavori parlamentari per l’approvazione prima dello scioglimento delle Camere. Un’occasione mancata, probabilmente, anche perché non è chiaro così dove si dovrebbero reperire nuove risorse per il risarcimento danni in caso di nuovi disastri ambientali. Inoltre, la polizza obbligatoria sarebbe stata solo un tassello di un provvedimento più ampio teso al recupero generale dei territori più vulnerabili. La questione resta aperta, quindi, per circa 6 milioni di abitanti, residenti in 6.631 comuni per un totale di superficie occupata pari a 29.500 kilometri quadrati.
Assicurarsi conviene in ogni caso
Sottoscrivere una polizza è comunque una buona mossa, soprattutto se si vive in un’area soggetta ad alluvioni o ad alto rischio sismico. Sul mercato esistono diverse opzioni dedicate a questo particolare rischio per l’abitazione.
Per un maggior risparmio, conviene stipulare un’assicurazione all inclusive che, insieme alla protezione in caso di calamità naturale, offre anche copertura per il furto, per l’incendio e la responsabilità civile contro terzi per eventuali danni avvenuti all’interno delle mura domestiche. Tuttavia, considerando l’ampio ventaglio di tutele offerte da queste polizze, è bene esaminare bene le condizioni contrattuali, perché i risarcimenti previsti potrebbero non essere sufficienti oppure potrebbero non riguardare tutti gli eventi naturali.
In alternativa, si può richiedere un’assicurazione solo per le calamità naturali, in cui i dettagli sulla copertura e il preventivo saranno definiti a seconda delle esigenze del titolare e in relazione ad altre variabili. Tra queste, c’è anche la valutazione del rischio territoriale: se l’abitazione si trova in un’area “sensibile” è probabile che i costi del premio assicurativo lievitino (ma saranno sempre più contenuti rispetto alle spese da sostenere in caso di ricostruzione o ristrutturazione). In entrambi i casi, visto che si tratta di polizze casa, un altro dei fattori in base ai quali viene stabilito il prezzo è la superficie dell’immobile, definita in metri quadri.
L’assicurazione copre chi è in regola
Attenzione però: per proteggere la propria casa è necessario essere in regola con tutte le norme catastali del proprio comune. Difficilmente, infatti, le compagnie accetterebbero di assicurare un immobile costruito senza rispettare le indicazioni del piano regolatore. Sono spinosi anche i casi in cui si è fatto ricorso a una sanatoria o a un condono edilizio: in quel caso, essere rientrati nell’ambito della legalità non risolve la questione del rischio idrogeologico.
Quest’aspetto non aveva trovato il giusto spazio nella proposta di Clini: le compagnie, davanti all’obbligo di stipula per i soggetti sensibili, avrebbero probabilmente alzato i prezzi, per mettersi al riparo da eventuali risarcimenti esagerati da versare proprio ai “condonati”, sicuramente più esposti di altri ai danni delle calamità naturali. La palla passa al prossimo Governo, che dovrà trovare la quadratura del cerchio.
Massimo Vicari / Dicembre 18, 2012
Per esperienza, la mia assicurazione all inclusive escludeva esplicitamente i terremoti. Informandomi meglio, l’opzione sarebbe costata circa l’1% del valore di mercato dell’immobile (L’Aquila). Se ci sommiamo la normale assicurazione per danni ai terzi, incendio, furto, piu’ le attuali imposizioni di Imu, piu’ la normale manutenzione, si rischia che in meno di 20 anni abbiamo speso l’equivalente del valore dell’immobile.
L’assicurazione obbligatoria puo’ da un lato sollevare lo stato dal dover pagare miliardi, dall’altro puo portare facilmente le assicurazioni alla rovina, se il fenomeno si manifesta troppo presto, con lo Stato che dovra’(molto probabilmente) “riassicurare” l’assicurazione.
Devono cambiare molte cose affinche’ il meccanismo abbia effetto, come ad esempio non intervenire piu’ in caso di calamita’. Ma e’ possibile?
/