Se l’austerità farà male anche alla Germania (ossia, se anche la locomotiva d’Europa entrerà in recessione) si convinceranno i Tedeschi ad anteporre politiche di stimolo alla crescita a quelle di aggiustamento dei conti? Se si trattasse di un altro paese la risposta sarebbe molto facile, nel caso tedesco è invece molto incerta. L’evidenza dei dati, però, mostra che farebbero bene a considerare come problema urgente la crescita economica (sia quella della Germania, sia quella dell’intera Eurozona) piuttosto che l’inflazione e il deficit pubblico.
La situazione non è rosea: sebbene le stime di crescita ufficiali per il 2013 siano positive (il Fondo Monetario Internazionale parla di +0,9% e Governo tedesco +1%), il gigante Germania ha iniziato a scricchiolare, complice soprattutto il calo dell’export, componente fondamentale della crescita.
IFO e ZEW, due indicatori che vengono utilizzati per capire in anticipo l’andamento del PIL, stanno fornendo segnali poco confortanti sullo stato di salute dell’economia tedesca (a causa soprattutto della componente esportazioni). Lo stesso dicasi per il PMI l’indice di direttori degli acquisti, da 9 mesi sotto 50, livello spartiacque tra crescita e recessione. Intendiamoci, la Germania non sta male, la disoccupazione è al 6,9% (quella italiana all’11,1%) e la crescita del PIL è positiva, molti ci farebbero la firma, ma le condizioni in cui versa il resto dell’Europa cominciano a pesare.
Nel grafico abbiamo riportato le percentuali per ogni singolo paese sul totale delle esportazioni tedesche.
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Si nota che il “Made in Germany” ha come mercato di sbocco soprattutto i Paesi Europei (oltre il 70% secondo i dati ufficiali della Bundesbank 2011). Inoltre, le esportazioni verso l’Eurozona sono pari al 40% del totale, ancora elevate ma in calo rispetto a qualche anno fa. Tra i primi 10 mercati di sbocco per la Germania, 6 sono Paesi dell’Eurozona. A questo punto devo fare un inciso per sottolineare quali sono stati i benefici dell’introduzione dell’euro per la Germania: le esportazioni verso i paesi dell’Eurozona erano il 25% del totale prima dell’introduzione della Moneta Unica (e questo è solo uno dei tanti benefici per capire che l’Euro è molto nell’interesse tedesco).
Questo significa che se le economie intorno alla Germania non si riprenderanno alla svelta (si legga: abbandonando per un po’ l’ossessione per l’austerità), anche la locomotiva d’Europa non ne rimarrà indenne.
Non so cosa ne pensiate voi, ma sono abbastanza infastidita dai discorsi e dai richiami alla disciplina della Cancelliera Angela Merkel, molto spesso le sue dichiarazioni sono – secondo chi scrive – soprattutto propaganda elettorale. Rammento ancora che, come abbiamo scritto su questo blog e come disse Monti davanti a Merkel e Sarkozy a Strasburgo, i primi a violare il trattato di Maastricht furono i Tedeschi (con i Francesi) e che l’export è solo uno dei benefici della moneta unica che hanno contribuito allo sviluppo della Germania nell’ultimo decennio. Inoltre, se la “vicenda Grecia” fosse stata gestita in maniera meno ottusa (senza rinunciare a “punizioni”, ovviamente) avremmo speso tutti molto meno e forse oggi non saremmo a questo punto. Non posso peraltro negare che la crescita tedesca sia in larga parte legata ai grandi progressi in termini di riforme e di guadagno di competitività che sono state messe in atto dalla Germania stessa.
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Michela Ortiz / Dicembre 5, 2012
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