“I mercati europei hanno vissuto tre giorni di relativa calma. Tre giorni senza cali superiori all’1% sullo Stoxx 600 e tre giorni senza perdite per i titoli bancari. I Bund tedeschi si muovono nuovamente a meno di 10 punti base al giorno e le oscillazioni del prezzo del petrolio si sono assestate a meno di una sola deviazione standard. Alcuni sostengono addirittura che i temi che hanno tenuto banco nei giorni beati di febbraio potrebbero tornare in auge”. Sarà davvero così?
Non sembra esserne del tutto convinto Eddie van der Walt, Deputy Managing Editor con base a Londra, che proprio a questo dedica una riflessione nella newsletter mattutina di Bloomberg del 30 marzo 2023 (chi vuole può seguirlo su Twitter, il suo account è @EdVanDerWalt).
Gli spiriti animali non si sono assopiti
Ma gli spiriti animali, come un cavallo colto di sorpresa, rimangono sul chi vive. “La volatilità implicita – in pratica il costo per assicurarsi contro le oscillazioni dei prezzi – per le opzioni sugli istituti di credito europei resta alta, in prossimità dei livelli registrati alla fine del drawdown dello scorso anno”.
E, prosegue van der Walt, il cosiddetto “skew”, vale a dire la differenza tra il costo delle put e delle call, è vicino ai massimi da un anno a questa parte. Non finisce qui. “I prezzi dell’oro continuano a oscillare vicino ai 2.000 dollari l’oncia, circa un quinto al di sopra dei minimi di settembre”.
Recency effect in atto (e, forse, a ragione)
Gli economisti comportamentali, fa notare poi van der Walt, “ci dicono che questo ha senso. Secondo il CFA Institute, l’effetto reminiscenza (anche noto come recency effect, nda), in scia al quale gli eventi occorsi nel passato più recente hanno un peso maggiore agli occhi degli investitori, è ampiamente studiato e porta a pregiudizi sia cognitivi che emotivi”. E qui l’esperto propone un esempio estremamente significativo.
Pensate a questa situazione: una persona che ha assistito a un incidente stradale potrebbe diventare più propensa a indossare la cintura di sicurezza, anche se le sue probabilità di subire un incidente non sono cambiate secondo gli standard del tutto razionali di un attuario.
E, d’altro canto, non è nemmeno una cosa così irrazionale, sottolinea ancora van der Walt. “Gli investitori erano consapevoli del fatto che l’aumento dei tassi di interesse avrebbe reso più restrittive le condizioni finanziarie e aumentato le probabilità di fallimento dei business a leva. Ma le banche – e qui spicca l’esempio di SVB – non sarebbero dovute rientrare in questa categoria, cosa particolarmente vera alla luce dell’incremento della regolamentazione che ha fatto seguito al 2008. La fallacia di tale ipotesi ora è venuta tutta a galla”.
Ne consegue che l’aggiunta di nuove ipotesi di rischio alle equazioni degli investitori può rivelarsi oggi una scelta realmente razionale – e quindi non del tutto emotiva – nell’ambito dell’allocazione dei fondi di portafoglio.