ChatGPT è stato lanciato il 30 novembre e ha raccolto un milione di utenti in soli cinque giorni. Per capirci: giganti come Facebook e Instagram ci hanno messo anni ad arrivare al medesimo ammontare. Molti ritengono che questo software possa segnare il definitivo sbarco dell’intelligenza artificiale nella nostra quotidianità.
Per i risparmiatori, una tale innovazione potrebbe rappresentare l’opportunità di prendere esposizione a un trend in crescita. Microsoft ha recentemente investito 10 miliardi di dollari su ChatGPT. Le cifre suggeriscono che l’IA, in una qualche forma e modalità, si inserirà nella maggior parte dei settori. In realtà, per molti versi, ha già iniziato a farlo.
Industrie come il marketing, la gestione della supply chain, l’innovazione e la customer experience stanno tutte iniziando a sfruttare la potenza dell’IA. Sembra probabile che nei prossimi anni l’intelligenza artificiale sarà una componente importante della crescita, in Italia e a livello internazionale. Ma perché e come investire in questo settore?
Perché investire nell’IA?
Il tasso di adozione globale dell’IA, misurato da IBM, ha raggiunto il 35%, il che significa che il 35% delle aziende intervistate ha dichiarato di utilizzare l’intelligenza artificiale nelle proprie attività. Inoltre, la stessa ricerca ha stabilito che il 44% delle società intervistate sta attualmente lavorando per integrare l’IA in applicazioni e processi.
Questo numero è elevato e in crescita, non solo perché è uno strumento potente, ma anche perché è versatile. L’IA può essere utilizzata per:
- l’automazione dei processi IT;
- la sicurezza e il rilevamento delle minacce;
- il marketing e le vendite;
- l’analisi aziendale;
- il rilevamento delle frodi;
- l’analisi dei dati;
- la pianificazione e l’analisi finanziaria.
Per esempio, l’intelligenza artificiale può ottimizzare produzione e manutenzione del settore manifatturiero attraverso modelli che consentono ai produttori di intervenire prima che si verifichi un guasto.
La carenza di lavoratori in numerosi settori è un fattore. Una ricerca di Korn Ferry ha rilevato che “entro il 2030 ci sarà una carenza globale di talenti superiore agli 85 milioni di individui, pari all’incirca alla popolazione della Germania. Se non controllata, questa tendenza potrebbe tradursi in circa 8.500 miliardi di dollari di ricavi annuali non realizzati”.
L’intelligenza artificiale sta iniziando a colmare questo vuoto. I dati di IBM mostrano che il 30% dei professionisti IT a livello globale dichiara che la propria organizzazione sta utilizzando un qualche tipo di software di intelligenza artificiale e automazione.
L’intelligenza artificiale può anche aumentare la produttività creando occupazione e un migliore sfruttamento delle risorse disponibili nella forza lavoro. Una ricerca del World Economic Forum suggerisce che “entro il 2025 le tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’automazione creeranno almeno 12 milioni di posti di lavoro in più rispetto a quelli che sostituiranno”.
Questa possibilità è importante nel contesto di un calo demografico globale. Le generazioni che entrano nella forza lavoro sono numericamente inferiori rispetto a quelle che escono, soprattutto nei Paesi occidentali. L’intelligenza artificiale fungerà da moltiplicatore di forze.
Come investire nell’IA?
I risparmiatori hanno a disposizione diverse strade. Ma siccome non tutti siamo stock picker e al mondo di Warren Buffett – lo stock picker per eccellenza – ce n’è uno solo (e anche lui non sempre ci azzecca, com’è umano che sia), la via più a portata delle nostre scarpe è quella offerta dai fondi comuni d’investimento, a gestione attiva o passiva.
Si può optare per soluzioni che raccolgano il meglio del settore, con al centro ovviamente le azioni di società attive nell’innovazione, che stanno spianando la strada verso il cambiamento. Ma è meglio investire in un fondo tradizionale o in un etf? Come ti abbiamo detto tante volte, possono essere entrambi ottimi strumenti, così come pessime soluzioni d’investimento: non dipende dal veicolo ma da ciò su cui si investe, dal fatto che lo strumento sia adatto o meno ai tuoi obiettivi e dal costo.
Prima di gettarsi nell’investimento in un dato fondo, occorre verificare la politica d’investimento, il livello di rischio, l’entità e la struttura dei costi e, infine, com’è andato storicamente in termini di performance. Quest’ultima è un’informazione di limitata validità, a meno di non avere anni di storia. In ogni caso, non prevedendo il futuro, non c’è fondo (tradizionale o etf) che possa garantire un rendimento certo per il futuro.