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Bollettino AO | Cina nella morsa del Covid, prime (caute) proiezioni sul 2023

I fatti salienti della settimana

Cina nella morsa del Covid. Le infezioni in continuo aumento hanno spinto le autorità locali a reintrodurre misure forti come test a tappeto e chiusura di uffici, università e scuole, in barba alla recente emanazione di una serie di linee guida volte a rendere più mirato (e dunque complessivamente meno pesante) l’approccio anti-Covid.

Fuga da Foxconn. Oltre a pesare sulla produzione industriale e sul commercio internazionale, la strategia zero Covid continua a infiammare la protesta sociale. Una protesta che richiama l’attenzione delle autorità e del resto del mondo, tenuto conto del fatto che ha luogo nella rigidissima Cina.

In settimana, per esempio, centinaia di dipendenti di uno stabilimento Foxconn (azienda che assembla iPhone e vari altri prodotti tecnologici) con sede nella Cina centrale si sono resi protagonisti di una vera e propria rivolta.

Il malcontento serpeggia già da mesi: i dipendenti vivono praticamente in fabbrica, alloggiando in appositi dormitori, e in sostanza per loro la politica zero Covid si traduce nell’impossibilità di lasciare lo stabilimento.

Rallentamento globale, parte I. Tutto ciò fa sorgere più di un punto di domanda sulle ultime proiezioni Ocse.

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che martedì 22 novembre ha pubblicato il suo nuovo Economic Outlook, nel 2023 la crescita globale sarà trainata dalle maggiori economie emergenti asiatiche, che l’anno prossimo dovrebbero rappresentare quasi i tre quarti della crescita del Pil mondiale, tenuto anche conto del fatto che per Stati Uniti ed Europa è invece prevista una forte decelerazione.

Ma quanto riuscirà a contribuire, date le premesse, la Cina? In ogni caso, le ultime proiezioni indicano un modesto +3,1% quest’anno, un +2,2% nel 2023 e un +2,7% scarso nel 2024. L’inflazione nell’area Ocse quest’anno supererà il 9%, per poi gradualmente scendere al 6,6% nel 2023 e al 5,1% nel 2024.

Rallentamento globale, parte II. L’anno prossimo l’economia mondiale sarà debole come nel 2009, dopo la crisi finanziaria, perché il conflitto in Ucraina rischia di diventare una “guerra perenne”: a dirlo è l’Institute of International Finance.

La crescita globale sarà dell’1,2%, mentre l’Eurozona subirà una contrazione del 2% a causa del protrarsi della guerra. “La gravità del prossimo colpo al Pil globale dipende principalmente dalla traiettoria della guerra in Ucraina”, scrivono gli analisti dell’IIF.

Fed verso un rallentamento. Dai verbali dell’ultima riunione, usciti in settimana, è emerso che la maggior parte dei funzionari ritiene che la banca centrale debba rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi d’interesse.

I verbali, pubblicati mercoledì, confermano quindi le attese di un incremento di 50 punti base a dicembre, dopo la massiccia serie da 75 punti base.

 

 

La versione della Bce. La Banca centrale europea, dal canto suo, al momento ha confermato il suo percorso, anche se per il vicepresidente Luis de Guindos il picco dei prezzi è ormai vicino.

Segnali dalla Germania. E mentre l’Ifo dà segnali di risalita, nel terzo trimestre il Prodotto interno lordo tedesco è aumentato dello 0,4%, meglio della prima lettura.

Su base annua, il Prodotto interno lordo della Germania è cresciuto dell’1,2% nel terzo trimestre, in netto rallentamento rispetto alla crescita dell’1,7% registrata nello stesso trimestre di un anno fa, quando la più grande economia europea poteva ancora contare sullo slancio offerto dalle riaperture post-pandemiche.

Giappone, accelera l’inflazione. I prezzi al consumo in Giappone sono aumentati del 3,6% a novembre su base annua, superando l’obiettivo del 2% per il sesto mese consecutivo.

Non è comunque previsto – almeno non per ora – un cambio di rotta da parte della Banca del Giappone, che mantiene una linea accomodante.

Petrolio, non si taglia. L’Arabia Saudita ha smentito la notizia secondo la quale starebbe valutando un incremento della produzione di petrolio in vista della riunione dell’Opec+ del 4 dicembre e ha dichiarato di essere anzi pronta a effettuare, se necessario, ulteriori tagli.

Troppo o troppo poco? Intanto le diplomazie europee sono in stallo su un punto: ovvero, quanto debba essere severo il tetto al prezzo del petrolio russo. Per la Polonia la proposta di 65 dollari al barile è troppo morbida. La Grecia, dal canto suo, non vuole scendere sotto i 70.

Si continua a lavorare sul price cap, oltre che sul Regolamento sulle autorizzazioni per le rinnovabili e sugli acquisti di solidarietà e gas.

 

Come si sono mossi i mercati

Fari puntati sulla Cina. Investitori divisi tra l’euforia indotta dai verbali Fed e la preoccupazione per un colosso economico – la Cina – che non sembra stia riuscendo a venir fuori dal tunnel Covid.

Nell’ultima seduta della settimana Borse europee abbastanza piatte in attesa della riapertura di Wall Street, che ha fatto pausa per il Giorno del Ringraziamento (tradizionalmente l’ultimo giovedì di novembre, vigilia del Black Friday).

Spread e rendimento su. A conclusione della settimana nella quale il governo ha presentato la Legge di Bilancio per il 2023 – prevista una manovra da 35 miliardi di euro, da spendere anche per misure contro il caro-bollette – lo spread tra decennale italiano e pari durata tedesco è risalito, insieme al rendimento dei Btp a 10 anni.

Petrolio in calo. Sul prezzo del greggio pesa la prospettiva di un price cap sul petrolio russo più alto del previsto, di cui appunto sta discutendo l’Europa. Ma pesa anche l’incremento dei segnali di un rallentamento globale.

Criptovalute a dura prova. Cali per Bitcoin, Ether e Dogecoin in scia alla crisi innescata dal crollo dell’impero Ftx di Sam Bankman-Fried.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
FTSE MIB 2.30% 13.27%
MSCI Europe 2.85% 9.56%
S&P 500 1.28% 0.89%
Nikkei 2.45% 7.44%
Shanghai Composite CSI 300 -2.66% -0.26%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio anno
10-yr yield on Italian Bond (BTP) 3.67% 1.17%
10-yr yield on US Treasuries 3.70% 1.51%
10-yr yield on German Bund 1.84% -0.18%
10-yr yield on Eurozone bonds 1.84% -0.18%
Spread Btp-Bund 189.43 punti 40.82%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 54.25 eur/gr (-0.59%) 0.95%
Petrolio Wti 78.23 usd/barile (-4.59%) -7.02%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 1,0378 (0.77%) 5.31%
Cambio Eur/Gbp 0,8594 (-2.22%) -1.85%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 25/11/22.

 

I market movers della prossima settimana

Inflazione ancora una volta protagonista: martedì in calendario il dato tedesco, poi toccherà all’area dell’euro. Seguiranno i dati sulla disoccupazione e i Pmi manifatturieri dei principali Paesi europei e dell’Eurozona.

Dagli Stati Uniti attesi l’indice sulla fiducia dei consumatori, i dati sui consumi e sul reddito disponibile e il deflatore, che dovrebbe aiutare a fare il punto sull’inflazione.

 


 

 

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