Sull’S&P500 avrà la meglio l’effetto voto o la tendenza ribassista cui stiamo assistendo già da un bel po’? Questa la domanda che si poneva l’esperto nella newsletter mattutina di Bloomberg dell’8 novembre 2022, giorno in cui si sono svolte le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti d’America.
Ma davvero l’esito del voto sta così a cuore ai mercati? Insomma. Mentre gli elettori si recavano alle urne per le elezioni di metà mandato, gli investitori erano tutti concentrati sull’andamento degli asset statunitensi in vista della pubblicazione dei dati sull’indice dei prezzi al consumo, attesa nella giornata di giovedì 10 novembre.
Eppure, le midterm potrebbero sortire un loro effetto. E proprio sul possibile andamento post voto dei mercati si focalizzava, dal suo punto di vista tecnico, Vassilis Karamanis, strategist FX e tassi che scrive per Bloomberg News da Atene.
Fari puntati sulle midterm negli Stati Uniti
Non solo Karamanis. Come fa notare la US Bank in un suo recente approfondimento sul tema, dal 1962 a oggi il rendimento medio annuo dell’indice S&P 500 nei 12 mesi precedenti le elezioni di metà mandato è stato dello 0,3%, nettamente inferiore alla media storica dell’8,1%. Dopo il voto, la musica cambia: sempre in un’ottica storica, nei 12 mesi successivi alle midterm l’S&P 500 ha battuto il mercato, con un rendimento medio del 16,3%.
Ancora meglio la performance a uno e a tre mesi dalle elezioni: questi periodi, infatti, hanno superato in modo significativo gli anni senza elezioni di metà mandato.
Come mai? L’elevato grado di incertezza nel periodo precedente le elezioni influisce negativamente sulla performance del mercato; al contrario, la mancanza di tale incertezza tende ad alimentare i rally successivi. Questo in linea di massima. Andando a fare un ragionamento anno per anno, però, si vede bene come a pesare di più sia la situazione economica preesistente.
Con l’alta inflazione, i tassi d’interesse in aumento e le crisi economiche globali, le prospettive post-elettorali non sono delle migliori e diventa sempre più concreta la possibilità di una recessione nel 2023. Il che allontana l’ipotesi rally.
Rally post voto o tendenza ribassista? La sfida dell’azionario
Come sottolineava Karamanis la mattina dell’8 novembre, l’indice S&P 500 appare ancora in territorio Orso.
“Un movimento al di sotto del minimo del 21 ottobre a 3.647,42 significherà problemi per quanti sono alla ricerca di un’estensione dell’ultimo rimbalzo, mentre è necessario un rally di oltre il 9% perché l’indice esca dal tunnel ribassista di quest’anno”, avvertiva Karamanis. Staremo a vedere.