Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione, quindi, è eccellente.
La massima che proponiamo in apertura, attribuita a Confucio, ci risuona facilmente in testa mentre sfogliando il 12esimo rapporto annuale sui rendimenti attesi di Robeco, intitolato “The Age of Confusion”. L’era della confusione, appunto.
Un po’ un “sequel” dell’outlook quinquennale dello scorso anno, intitolato “Le cose si stanno scaldando”. Dodici mesi dopo, le cose si sono scaldate eccome.
Una guerra in Europa che ha scatenato una crisi energetica, una crisi alimentare e un’inflazione a due cifre nelle economie sviluppate; il Covid-19 in procinto di diventare endemico – o almeno così pare – ma che continua a perseguitare la Cina, che dal canto suo si prepara a diventare il Paese numero uno al mondo per contributo alla crescita globale ma che, al contempo, sta combattendo una crisi immobiliare e la siccità.
Ed eccoci entrati nell’era della confusione
La confusione è dovuta alle numerose e fitte trame che gli operatori di mercato si trovano a dover gestire, con divergenze più ampie del solito nelle opinioni in merito a temi come l’efficacia della politica monetaria e fiscale, il cambiamento climatico, l’impatto dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, la traiettoria di crescita in Cina, l’eccesso di debito e la geopolitica.
È un’era nella quale dominano tre elementi:
- la molteplicità degli shock;
- la persistenza degli shock;
- la riflessività indotta dagli shock.
Insomma, se non si fosse capito, la parola d’ordine è “shock”. Ma sono shock da cui scaturisce riflessività. E cosa c’è di più scioccante dell’inflazione? Le radici degli attuali rialzi dei prezzi sono di varia natura e non tutte pienamente riconducibili alla sfera di controllo delle singole banche centrali. Anche per questo il processo di disinflazione potrebbe rivelarsi irregolare: l’inflazione potrebbe infatti non scendere in modo ordinato verso gli obiettivi delle banche centrali. Le cui mosse saranno comunque determinante. E proprio per questo, è importante che non sia confusa.
Tre scenari per l’era della confusione
Lo scenario di base è quello di un atterraggio duro: l’economia globale affronta una ripresa lenta e traballante, dopo che la recessione Usa nel 2023 raffredda la domanda tanto da eliminare l’inflazione.
“The Silver Twenties” è lo scenario felice, per così dire: negli States, il Pil reale rimbalza al 3,75% nel 2024, con relativi riflessi sul trend di crescita nel periodo 2023-2027. Si realizza tutta una serie di eventi: la recente entrata in vigore dell’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti crea una ripresa ciclica degli investimenti verdi; l’Europa accelera la presa di distanza dalla Russia come principale fornitore di energia in virtù dei terminali di importazione di gnl e dei relativi contratti di gnl a lungo termine, diventando strategicamente indipendente da Mosca; l’iniziativa REPowerEU contribuisce all’obiettivo europeo del “Fit for 55”; la Cina riesce a conquistare l’immunità di gregge per il Covid nel 2023 e una riduzione controllata della leva finanziaria nel settore immobiliare, cosa che le consente di raggiungere l’obiettivo di crescita annua del 5,5% fissato dal PCC.
“The Stag Twenties” è lo scenario “non benissimo”: l’attuale ciclo di inasprimento globale e la conseguente recessione nel 2023 non bastano a ricondurre l’inflazione a più miti consigli. Come ai tempi di Volcker alla Fed, per domarla servono ben due recessioni. La Fed si intenerisce e nell’episodio recessivo del 2023-2024 taglia i tassi. Il che non è sufficiente a uscire dalle secche: perché la fiducia dei consumatori è lenta a riprendersi, mentre lato offerta proseguono – e si acuiscono – gli effetti delle tensioni geopolitiche, con l’inflazione di fondo che accelera nuovamente. Quindi nuovo ciclo di inasprimento aggressivo. E nuova inversione delle curve dei rendimenti. Altra recessione, più profonda, attorno al 2026/2027. Tasso di crescita del Pil statunitense di appena lo 0,95% nel periodo 2023-2027.
Inflazione: le ripercussioni sui portafogli di investimento
Insomma, il punto di partenza è – e non potrebbe essere altrimenti – il livello dei prezzi. I continui stimoli fiscali legati alla pandemia, i problemi delle catene di approvvigionamento e la guerra russa in Ucraina hanno contribuito nell’ultimo anno a determinare un’inflazione inaspettatamente alta. E della quale finora avevano avuto esperienza solo gli investitori “veterani”, gli unici a conoscerne le ripercussioni sul potere d’acquisto e sui portafogli di investimento.
Secondo le previsioni del team di Robeco, nei prossimi cinque anni i rendimenti degli asset in euro rimarranno al di sotto delle loro medie storiche di lungo periodo, soprattutto a causa del minor tasso di risk-free e, in alcuni casi, dei premi per il rischio ridotti, fatta eccezione per le materie prime. Per gli investitori basati sul dollaro Usa con un portafoglio internazionale le prospettive appaiono più rosee. Sebbene, secondo le previsioni, “il mercato Toro del biglietto verde si concluderà nei prossimi cinque anni”.
Quanto all’oggi, la maggior parte dei mercati azionari sviluppati è valutata in modo neutrale o conveniente. A fare eccezione sono gli Stati Uniti, ancora costosi, anche se probabilmente meno di un anno fa. Ma dal momento che gli Stati Uniti rappresentano circa i due terzi della capitalizzazione del mercato mondiale sviluppato, sono i mercati azionari sviluppati a risultare nel complesso ancora costosi. E sempre nel complesso, i titoli di Stato globali sono più convenienti rispetto agli ultimi anni, per quanto anch’essi ancora costosi.
Azioni, bond, materie prime: effetto del rischio climatico sulle asset class
Nel rapporto sui rendimenti attesi c’è spazio anche per il rischio climatico, che è parte integrante delle prospettive quinquennali di Robeco fin dall’edizione dello scorso anno. Così commenta Laurens Swinkels, ricercatore di Robeco.
In questa ‘era della confusione’, il futuro è diventato meno prevedibile. E ciò include le conseguenze del rischio climatico. L’esatta entità del cambiamento climatico nei prossimi decenni è incerta e il suo impatto sui prezzi degli asset lo è ancora di più. Tuttavia, ciò che sappiamo è che gli asset allocator devono considerare seriamente l’impatto di lungo periodo del cambiamento climatico sui rendimenti delle asset class.
Secondo le attuali previsioni di Robeco, il cambiamento climatico avrà un impatto:
- minimo o nullo sui titoli di Stato e sulle obbligazioni societarie investment grade;
- leggermente negativo sulle azioni dei mercati sviluppati, per via dei possibili effetti sulla crescita economica e dei vari rischi fisici;
- positivo sulle materie prime, unica asset class a beneficiarne, dal momento che la transizione energetica e i rischi fisici del cambiamento climatico eserciteranno una pressione al rialzo sui prezzi.
Come può un investitore evitare di sbarellare nell’era della confusione?
Osservando gli sviluppi attraverso la lente della molteplicità, della persistenza e della riflessività. La confusione sui mercati finanziari non è affatto una novità. Al contrario: è stata un dato di fatto per gli investitori fin dall’inizio, come dimostra il libro di La Vega del 1688 intitolato “Confusione delle confusioni”, sulla prima Borsa del mondo, ad Amsterdam, nel Diciassettesimo secolo.
E la confusione – come ricorda Robeco – non è avara di opportunità. A patto – aggiungiamo noi – di farsi affiancare da un bravo consulente finanziario, che sa quello che fa.