Sulla teoria, tutti concordano. Ma sulla messa in pratica? Partiamo dalla teoria, che è più facile. Ministri, amministratori delegati e “decision-maker” di governi, industrie e società civile si sono riuniti nella città di Sønderborg, in Danimarca, per la settima Conferenza annuale sull’efficienza energetica promossa dall’Agenzia internazionale dell’energia.
Tutti si sono detti d’accordo su un punto: darsi da fare per accelerare i miglioramenti sul fronte dell’efficienza energetica, con azioni che possano rivelarsi efficaci nell’ottica di ridurre la bolletta energetica, attenuare la dipendenza dalle importazioni di combustibili e accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra – che non fa mai male, anzi. Ok, ma come?
Si fa presto a dire “efficienza energetica”
Al termine dei tre giorni di Conferenza (7-9 giugno), i ministri e gli altri rappresentanti di alto livello di 24 Paesi – tra i quali Francia, Germania, Indonesia, Giappone, Messico, Senegal e Stati Uniti – e le Unioni africana ed europea hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si sottolinea l’importanza dell’efficienza energetica per affrontare molte delle sfide attuali. Per esempio, la crisi energetica, le pressioni inflazionistiche e l’aumento delle emissioni di gas serra.
Tra i ministri presenti, quelli di Danimarca, Germania, Ungheria, Indonesia, Irlanda, Nuova Zelanda, Nigeria, Panama, Senegal, Svezia e Regno Unito. Ma hanno partecipato anche il commissario per le Infrastrutture e l’Energia dell’Unione Africana Amani Abou-Zeid e il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson, mentre il ministro dell’Energia ucraino Herman Halushchenko è intervenuto alla conferenza in diretta via video.
“L’efficienza energetica e l’azione dal lato della domanda hanno un ruolo particolarmente importante da svolgere ora che i prezzi globali dell’energia sono alti e volatili e colpiscono famiglie, industrie e intere economie”, si legge nella dichiarazione congiunta. “L’efficienza energetica offre opportunità immediate per ridurre i costi energetici e la dipendenza dai combustibili importati”. La dichiarazione ha anche accolto con favore “la nuova ricerca dell’Aie che evidenzia i significativi benefici ambientali, economici e sociali di un’azione tempestiva sull’efficienza energetica”.
I governi hanno detto di voler “continuare a ricercare opportunità di scambio e collaborazione per rendere migliore la definizione delle politiche e l’attuazione delle azioni di efficienza energetica”, e hanno chiesto all’Aie “di continuare a facilitare e sostenere queste azioni”. Quindi? In sostanza, si tratta di “lavorare insieme, condividere le conoscenze e mostrare le nostre diverse tecnologie”, per dirla con le parole del ministro danese per il Clima, l’energia e i servizi pubblici Dan Jørgensen. Ma per fare cosa? Per ripensare l’edilizia, il ruolo dei consumatori e i finanziamenti alle misure di efficienza.
Già questa settima Conferenza, assicura l’Aie nel comunicato stampa, ha offerto ai ministri l’occasione per condividere le ‘best practice’ su come tradurre le intenzioni in realtà. “Credo che guarderemo a questa conferenza come a un momento chiave per rafforzare i progressi internazionali in materia di efficienza energetica, con una conseguente riduzione delle bollette energetiche per i cittadini, una maggiore sicurezza energetica per i Paesi e una riduzione delle emissioni per il nostro pianeta”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Aie Fatih Birol.
Efficienza energetica: quanto conviene?
Secondo la nuova analisi dell’Aie, raddoppiando l’attuale tasso globale di miglioramento dell’energy intensity (che misura l’inefficienza energetica di un’economia, nda) al 4% annuo si potrebbero evitare 95 exajoule all’anno di consumo finale di energia entro la fine di questo decennio rispetto a un percorso basato sulle impostazioni attuali.
Poco? Tanto? Per rispondere, basti dire che equivale all’attuale consumo energetico annuale della Cina. Un risparmio che ridurrebbe le emissioni globali di anidride carbonica di altri 5 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2030: circa un terzo degli sforzi totali di riduzione delle emissioni necessari in questo decennio per portare il mondo su un percorso che ha come destinazione le zero emissioni nette entro la metà del secolo, come indicato nella Net Zero Roadmap pubblicata dall’Aie lo scorso anno.
Questi sforzi supplementari per l’efficienza e i vari temi correlati ridurrebbero la spesa globale per l’energia: per esempio, le sole famiglie potrebbero risparmiare almeno 650 miliardi di dollari all’anno sulle bollette energetiche entro la fine del decennio rispetto a quanto spenderebbero in un percorso basato sulle politiche attuali.
Non solo. La quantità di gas naturale che il mondo eviterebbe di utilizzare è pari a quattro volte quella che l’Europa ha importato dalla Russia lo scorso anno, mentre la riduzione del consumo di petrolio sarebbe pari a quasi 30 milioni di barili al giorno, circa il triplo della produzione media della Russia nel 2021.
Uno sforzo di efficienza globale che tra l’altro – si legge nel comunicato stampa rilasciato dopo la Conferenza – “contribuirebbe a creare 10 milioni di posti di lavoro aggiuntivi in settori che vanno dalla ristrutturazione degli edifici alla produzione manifatturiera e alle infrastrutture per i trasporti”.
Può l’efficienza energetica diventare un tema d’investimento?
Lo sforzo per migliorare l’efficienza energetica complessiva delle industrie e dei sistemi economici in generale si inserisce in quel Megatrend chiamato “transizione ecologica”. Quindi non è una roba riservata alle élite o una moda del momento, ma una vera e propria rivoluzione in corso che i governi – al netto delle sfide non di poco conto che l’economia sta affrontando e, anzi, proprio alla luce di quelle – sembrano intenzionati a sostenere convintamente.
E d’altro canto, un fatto è certo: la popolazione mondiale e la classe media globale in aumento hanno bisogno di energia, ma il tradizionale paradigma non può funzionare perché si basa su fonti fossili che ingolfano l’atmosfera di gas serra (con relativo fatale peggioramento del riscaldamento globale) e che prima o poi finiranno.
Dobbiamo un po’ tutti imparare a consumare meno, oltre che in modo diverso. Chi ci aiuterà a farlo – in termini, per esempio, di diversi dispositivi tecnologici – verrà ragionevolmente premiato dai ritorni che ne avrà. E che potrà condividere con chi vi ha investito per tempo. Sempre, naturalmente, in un’ottica di opportuna diversificazione, senza eccessi di entusiasmo e parlandone prima con un consulente finanziario.