La guerra in Ucraina sta cominciando dispiegare i suoi effetti sull’economia mondiale, con le previsioni di crescita del Pil che vengono riviste al ribasso. Eppure, le principali borse, dopo un febbraio difficile e all’insegna del ribasso, hanno vissuto un mese di marzo di recupero. La scommessa dei mercati è su una durata del conflitto breve, anche se l’incertezza rimane molto elevata e legata ai traballanti progressi fatti nei negoziati tra Ucraina e Russia.
Sotto i riflettori anche l’inflazione, che pare non essere più un fenomeno transitorio ed è stato intensificato dai prezzi elevati di materie prime, gas e petrolio (e non solo). La guerra, infatti, vedendo impegnata la Russia, tra i principali fornitori di petrolio e gas mondiali, non ha fatto altro che surriscaldare i prezzi e innescare fenomeni di speculazione.
I fatti salienti del mese di marzo
L’attenzione del mondo è stata tutta focalizzata sugli accadimenti geopolitici in Ucraina. Nel momento in cui scriviamo, scoccato il 40esimo giorno di conflitto, il mondo intero è scosso dalle immagini arrivate da Bucha, una cittadina ucraina a nordovest di Kiev, dove pare ci sia stato un vero e proprio massacro di civili per mano russa.
Per Kiev è genocidio, mentre Mosca nega, affermando che si tratta di una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati. Intanto si intensifica l’offensiva russa nel sud del paese.
Le sanzioni Occidentali – che potrebbero intensificarsi dopo gli avvenimenti di Bucha – hanno fatto sentire la loro morsa sull’economia russa, con tantissime aziende multinazionali che hanno abbandonato le loro attività sul territorio della Federazione in dissenso con l’invasione dell’Ucraina.
Vladimir Putin ha risposto imponendo ai Paesi Occidentali di pagare le forniture di gas in rubli e non in euro o dollari, come previsto dai contratti. L’obiettivo del capo del Cremlino è sostenere il valore della sua moneta. Si è innescato un braccio di ferro che si è risolto con una situazione di compromesso: i “Paesi ostili”, come definiti da Putin, continueranno a pagare le forniture in euro o dollari alla banca Gazprom risparmiata dalle sanzioni e quest’ultima si occuperà della conversione in rubli.
Intanto l’inflazione galoppa in Europa. Secondo Eurostat, infatti, a marzo 2022 l’andamento dei prezzi al consumo ha registrato un incremento annuale del 7,5%, dopo il +5,9% del mese precedente. Non va meglio in America, che ha registrato a febbraio 2022 un aumento dei prezzi al consumo del 7,9% rispetto a un anno prima.
Intanto, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha dichiarato che l’istituto dai lei guidato è pronto a fare “qualsiasi azione necessaria per perseguire la stabilità dei prezzi e salvaguardare la stabilità finanziaria”.
In Cina, un aumento dei contagi da Covid 19 ha portato il governo a un lockdown nella città di Shanghai. La decisione ha avuto ripercussioni anche sul prezzo del petrolio, che ha avuto un ritracciamento nella parte finale del mese.
Gli Stati Uniti sbloccheranno 180 milioni di barili di riserve e hanno stretto un accordo con l’Unione europea per la fornitura da 15 miliardi di metri cubi di gas liquido.
Come si sono mossi i mercati
In Europa, i listini hanno recuperato terreno. Il Ftse Mib in Italia è tornato sopra i 25mila punti, il Dax tedesco ha recuperato il 3,5% (dopo aver perso a febbraio circa il 10% di capitalizzazione). In positivo anche il Cac 40 francese, rialzo appena superiore al paniere principale tedesco.
Negli Usa, l’S&P 500 ha guadagnato oltre il 5%. Lo stesso vale per il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, che ha visto un incremento mensile del 5,9% della sua capitalizzazione.
In Asia, il Ftse China A 50 lascia sul terreno il 7,8%. Ribasso più contenuto per l’Hang Seng a Hong Kong (-3,7%). In Giappone, il Nikkei ha vissuto un buon mese, chiuso a quota 27.736 punti (aveva iniziato marzo sotto quota 27mila).
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale USA è salito nel corso del mese attorno a quota 2,34%, dall’1,83% di inizio mese. In Europa lo spread BTP/Bund è cresciuto a quota 155 punti base.
Per quanto riguarda le commodity, l’oro è cresciuto a quota 1937 dollari l’oncia. Il gas naturale europeo, invece, è cresciuto in modo netto sulla piazza di Amsterdam a quota 125 euro al megawatt/ora cubo. Vola il petrolio in crescita verso quota 105 dollari al barile per il Brent. Poco più sotto, invece, il Wti a quota 100 dollari (entrambi hanno ritracciato in chiusura di mese).
Sul fronte valute, il cambio euro-dollaro è stabile a 1,10.
Eventi da tenere d’occhio nel mese di aprile
Tutta l’attenzione rimarrà giocoforza focalizzata sul conflitto in Ucraina, poiché da quel fronte dipenderanno tante cose: una guerra che dovesse prolungarsi fino a fine anno, infatti, potrebbe avere effetti profondi sull’economia, ma anche sull’andamento dei prezzi al consumo. In Europa si comincia a parlare di embargo totale dell’import di gas e petrolio dalla Russia, una mossa che potrebbe essere molto dolorosa per il Cremlino ma che inevitabilmente causerebbe danni anche all’Occidente e all’Europa in particolare.
Il 14 aprile occhi puntati sulla riunione della Bce, dalla quale si potrebbe capire di più circa le decisioni di politica monetaria della banca centrale per affrontare il problema inflazione.
Le vicende di guerra hanno distolto l’attenzione sul tema covid, che tuttavia sembra non aver finito di avere effetti negativi sull’economia mondiale. Se in Europa, infatti, gradatamente cadono le restrizione e si torna alla normalità (in Italia è finito lo stato di emergenza il 31 marzo), in Asia l’aumento dei contagi ha portato a misure drastiche in Cina, che è ritornata a utilizzare l’arma dei lockdown per contenere il contagio. Resta da vedere come si evolverà la situazione, poiché un rallentamento economico della Cina avrebbe inevitabilmente risvolti sui commerci globali.