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Meno emissioni di bond nel 2022: le previsioni di S&P

Meno emissioni obbligazionarie per tutti nel 2022. Nel suo report “Global Financing Conditions: bond issuance looks set to contract 2% this year as monetary policy tightens”, S&P Global Ratings fa il punto sull’andamento delle emissioni obbligazionarie a livello globale e appunto prevede, per l’anno in corso, un calo delle emissioni obbligazionarie globali del 2%, in linea con un ritorno all’attività economica pre-pandemica, sebbene i rischi non manchino.
 

Il 2021 (e il 2022) delle emissioni obbligazionarie

Nel 2021 il totale delle emissioni obbligazionarie globali ha sorpreso al rialzo, superando la crescita del 2020 per poi concludere l’anno a quota 9.000 miliardi di dollari Usa. È stato un quarto trimestre particolarmente forte a determinare l’impennata annuale del +5,6%.

L’importo totalizzato da inizio 2021 fino a settembre, infatti, segnava un calo pari a poco più dell’1% rispetto al 2020. Ma ecco com’è andata dal 2016 in avanti (e le previsioni per il 2022).
 

 
Per il 2022 si prevede un parziale cambio di umore, dal momento che, secondo il rapporto di S&P Global Ratings, “sono cresciuti i timori che nei prossimi mesi la Federal Reserve si muova troppo velocemente, in modo aggressivo o imprevedibile, nella sua lotta contro l’inflazione”. Congelando così il mercato e/o provocando un calo dell’attività economica e dei profitti. Ed esportando all’estero una politica monetaria più rigida.
 

 

Non solo Fed: tutti gli altri rischi di cui tener conto

Ed è proprio questo il fattore chiave che i mercati sembrano monitorare in questo momento. “Ma la nostra ipotesi di base”, secondo la quale i tassi d’interesse quest’anno saliranno ma senza esagerare, “rimane intatta”.

Tuttavia, bisogna tener conto anche degli altri rischi. Non c’è solo la Federal Reserve che corre il pericolo di essere troppo precipitosa, ma anche – fra gli altri – la liquidità ancora alta delle grandi aziende, le politiche di deleveraging della Cina e l’evoluzione della pandemia.

Senza dimenticare tutto il versante della geopolitica. E i diversi appuntamenti elettorali a livello globale – in Italia abbiamo appena avuto la riconferma al Quirinale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma più avanti il calendario segnala tra gli altri le presidenziali in Francia e il voto di metà mandato negli States – che quest’anno potrebbero portare quel tocco in più di imprevedibilità.

 

Ma alla fine dei conti, che cosa farà la Fed?

All’inizio del 2022 la volatilità delle azioni è aumentata e molti rendimenti obbligazionari hanno subito un’impennata. Questo proprio in scia alle aspettative sui rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed, che ancora non ci sono stati ma che sono già stati annunciati.

Il primo è atteso a marzo, ma chi può dire cosa avverrà da ora ad allora? La banca centrale Usa, se le condizioni lo richiederanno, potrebbe anche anticipare la sua mossa.

In ogni caso, oltre al primo rialzo dei tassi messo in conto per marzo, i mercati adesso scommettono su almeno quattro aumenti totali per quest’anno.
 

 
Gli economisti di S&P Global, dal canto loro, attualmente prevedono tre rialzi da 25 punti base quest’anno, a partire da maggio. Staremo a vedere.

 


 

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Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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