I fatti salienti della settimana
Silenzio, parla Powell. Ed è stato Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve che si avvia alla riconferma, a dettare un po’ il clima di tutta la settimana. Con un sottostante: il dato sull’inflazione. Dall’evoluzione dei prezzi dipenderanno infatti le mosse delle banche centrali, a cominciare proprio da quella Usa, che non parla più di “transitorio” aumento dei prezzi.
Fed falco o colomba? Più che una questione di fatti è, come spesso avviene sui mercati, una questione di percezione: quando vince la sensazione che la Fed voglia andarci cauta con i rialzi, gli investitori si rilassano e i mercati – azionari e obbligazionari – si muovono di conseguenza; quando invece prevale l’idea che il falco sia pronto a spiccare il volo, ecco che sui mercati si respira un tot di tensione in più.
Così, la settimana è iniziata con la stretta confermata dalla Fed sui tassi d’interesse che ha mandato in fibrillazione il comparto dei titoli high-tech, bersaglio di vendite sia in Europa che a Wall Street, dove il Nasdaq ha corretto rispetto ai massimi di fine 2021. Rendimenti del Tesoro Usa ai massimi da due anni.
Inflazione record negli Usa. A metà settimana è uscito il dato sull’inflazione statunitense, che ha toccato livelli record: +7% su base annua. In linea, comunque, con le attese del mercato. La mancanza di sorprese nell’indice dei prezzi ha un po’ sopito le ansie degli investitori circa il fatto che l’incremento di tassi d’interesse possa essere ancora più rapido del previsto.
Ma cos’è che ha detto Powell? Powell ha dichiarato che la Fed rivedrà per tre volte al rialzo i tassi nel 2022, specificando che comunque ciò dipenderà dai dati e che verranno utilizzati “gli strumenti a nostra disposizione per sostenere l’economia, un forte mercato del lavoro e per impedire il consolidamento dell’inflazione”.
Non solo prezzi al consumo. I prezzi alla produzione a dicembre sono cresciuti annualmente del +9,7% (record anche qui), ma dello 0,2% mensile, contro stime che parlavano di un +0,4%.
E poi c’è il mercato del lavoro. Negli Stati Uniti, il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata l’8 gennaio, è aumentato di 23.000 a 230.000, secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro; le attese erano per un dato a 200.000.
Covid-19, ancora tu. Tutto questo mentre, sullo sfondo, galoppano i contagi, spinti dalla variante Omicron: la sfida, su questo fronte, è capire come gestire la situazione tenendo conto del peso che ha sui sistemi sanitari e di quello che potrebbe avere sulle economie.
Come si sono mossi i mercati
Effetto Fed. Venerdì 14 gennaio partenza in calo per le Borse europee, dopo lo scivolone del Nasdaq (-2,65%). Ancora una volta, a muovere gli umori tech sono stati gli scenari di politica monetaria. In particolare, la prospettiva che nel 2022 la Federal Reserve proceda non già a tre rialzi ma a quattro o anche di più, per frenare la corsa dell’inflazione. Tutto questo mentre dall’altra parte dell’Oltreoceano ha presto il via la stagione delle trimestrali.
Occhio allo spread. Differenza di rendimento tra Btp decennale e Bund di pari durata, termometro della serenità o viceversa dell’ansia che gli investitori nutrono nei confronti dello stato di salute del nostro Paese, in risalita: nella mattinata di venerdì, per dire, siamo sui 135 punti base, dai 100 circa dello scorso autunno.
Come mai? C’è ancora quella cosa chiamata pandemia, con le sue periodiche ondate, ma c’è anche la prospettiva del cambio della guardia al Quirinale: dal 24 gennaio il nostro Parlamento si riunirà per eleggere il successore del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un mancato accordo sul nome tra le varie forze politiche potrebbe minacciare la tenuta dell’attuale governo di larghe intese, a guida Draghi.
Petrolio in rialzo, dollaro giù. In settimana le quotazioni del petrolio hanno raggiunto i massimi da metà novembre – 82 dollari per il Wti e 84 per il Brent – quando la nuova ondata Covid ha cominciato a far sentire i suoi effetti sui mercati. Sul mercato valutario, il dollaro si è indebolito dopo l’uscita del dato sull’inflazione.
Indici azionari | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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Azioni Italia | 0.86% | 4.78% |
Azioni Europa | 0.10% | 3.83% |
Azioni Usa | -0.44% | 0.09% |
Azioni Cina | 3.43% | 0.09% |
Indici obbligazionari | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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Bond governativi eurozona | -0.06% | 0.69% |
Bond governativi usa | 0.49% | -2.26% |
Bond corporate usa | 0.26% | -1.64% |
Spread Btp-Bund | 138.5 punti | 6,80% |
Materie prime | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
---|---|---|
Oro | 51.21 eur/gr (1.27%) | 0.42% |
Petrolio Wti | 82.74 (6.06%) | -1.77% |
Valute | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
---|---|---|
Cambio Eur/Usd | 1.1436 (0.89%) | 1.49% |
Cambio Eur/Gbp | 0.8550 (0.15%) | -1.75% |
Indici di mercato. Dati aggiornati ore 16.30 dello 14/01/22
I market movers della prossima settimana
Quella che sta per aprirsi sarà una settimana ricca di dati da monitorare per chi investe sui mercati finanziari.
Si parte lunedì, con Pil del 4^ trimestre e produzione industriale di dicembre in Cina, mentre dall’Europa arriva il dato sull’inflazione nell’ultimo mese dell’anno. Chiusa per festività Wall Street.
Martedì occhio alle dichiarazioni della Bank of Japan sulla politica monetaria, mentre nel Vecchio Continente arrivano l’indice Zew che rileva il sentiment sull’economia tedesca e alcuni dati sul mercato del lavoro nel Regno Unito (indice dei salari medi a novembre e richieste di sussidi di disoccupazione a dicembre).
Si prosegue mercoledì con il discorso del governatore della BoE e con l’indice dei prezzi al consumo nel Regno Unito a dicembre.
Ma sarà giovedì il giorno a cui i mercati guarderanno con maggiore attenzione: il 20 gennaio sarà la Bce a fare luce sulle nuove decisioni di politica monetaria, mentre Eurostat renderà noti i numeri dell’inflazione nella zona euro a dicembre.
Occhio anche alle indicazioni sul tasso privilegiato d’interesse della People’s Bank of China, mentre dagli Usa arriva l’indice di produzione della Fed di Filadefia.
Infine, venerdì saranno diffusi i dati sulle vendite al dettaglio nel Regno Unito a dicembre.