Tutti gli istituti bancari italiani sono obbligati ad aderire al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), che, in caso di default della banca, provvede a rimborsare le somme depositate fino a un massimo di 100.000 euro.
L’euro traballa e fra i risparmiatori italiani s’insinua il timore che la crisi economica intacchi i soldi messi da parte con tanto sacrificio. Ma i risparmi sul conto corrente e sui depositi sono in pericolo?
Per rassicurare i più timorosi, è importante ricordare che tutte le banche italiane ed extracomunitarie operanti in Italia aderiscono al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (gli ultimi dati, aggiornati a dicembre 2011, parlano di 259 istituti aderenti, di cui 9 extracomunitari), che, in caso di default economico dell’istituto, rimborsa fino a un massimo di 100.000 euro.
La garanzia del Fondo Interbancario è valida non solo sui conti correnti e sui conti deposito, ma anche sugli assegni circolari e sui certificati di deposito. In caso di fallimento dell’istituto, il Fondo interviene immediatamente, entro un massimo di 20 giorni lavorativi da quando si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta della banca. In alcuni casi, il termine può essere prorogato di 10 ulteriori giorni.
Il Fondo è operativo per ogni singolo correntista o depositante. In particolare, nel caso di conti correnti cointestati (cioè intestati a due persone), la garanzia del Fondo di 100.000 euro si applica a entrambi i depositanti (per un totale di 200.000 euro), purché questi non siano titolari di altri conti correnti aperti nello stesso istituto.
Se, invece, un cliente è titolare di più conti nella stessa banca, la copertura massima offerta dal Fondo rimane fissa a 100.000 euro complessivi. Chi ha liquidità superiore a 100.000 euro farebbe, quindi, meglio a suddividere i risparmi su conti di banche diverse, in modo tale da avere una maggiore copertura.
Le banche di Credito Cooperativo e le Casse Rurali aderiscono a un altro fondo, il Fondo di Garanzia dei Depositanti (FDG), che offre le medesime tutele.
Albert / Settembre 28, 2012
Ma la domanda è: Quanto tempo ci vuole per arrivare al provvedimento di liquidazione coatta della banca? Giorni, mesi, anni?
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SuperMoney / Ottobre 25, 2012
In base alla Legge Fallimentare (Regio Decreto n. 267 del
16/03/1942, aggiornata con le modifiche apportate dalla legge 134/2012 entrata
in vigore l’11 settembre 2012), la procedura per la liquidazione coatta avviene
nel modo seguente: il tribunale del luogo dove la banca ha la sede principale,
su richiesta dell’autorità che ha la vigilanza sull’impresa (nel caso delle
banche, la Banca d’Italia) dichiara lo stato d’insolvenza con una sentenza. Entro
tre giorni la sentenza viene comunicata all’autorità competente perché disponga
la liquidazione. La liquidazione deve avvenire entro dieci giorni dalla data in
cui il provvedimento viene pubblicato integralmente nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana. Il FITD rimborsa i depositanti della banca entro venti giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli
effetti del provvedimento di liquidazione coatta.
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JenaBruna / Settembre 28, 2012
Ma scusate la garanzia non è statale? in caso di problemi in Italia, mettiamo che fallisca, salta la banca e salta il fondo di garanzia?
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Raffaele Zenti / Ottobre 1, 2012
Tasto dolente. Nell’eventualità di un’insolvenza dello Stato Italiano, probabilmente le banche non sarebbero in salute e il Fondo di Garanzia, statale, sarebbe a rischio. Ma sinceramente io credo che in Italia si farebbe di tutto pur di non toccare i depositi dei risparmiatori.
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Montipyton / Ottobre 4, 2012
Per arrivare alla dichiarazione di fallimento un tribunale impiega anni. Considerando, inoltre, che nelle more può intromettersi un’altra banca dichiarando di voler acquistare il fallimento…..
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Albert / Ottobre 10, 2012
Quindi si rimane senza soldi per anni… certo poi alla fine li restituiscono, ma nel frattempo…?
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Raffaele Zenti / Ottobre 11, 2012
Nel frattempo dipende…l’eventuale fallimento di una banca italiana di peso sarebbe un fatto così grave che non si può escludere un intervento diretto dello Stato e/o una politica di riguardo della banca nei confronti dei suoi creditori “retail”, cioè i privati cittadini. Ma sono tutte ipotesi.
Comunque sul “certo poi li restituiscono”, dipende…se c’è default su un’obbligazione bancaria (come su qualsiasi altra obbligazione, anche governativa), fatto salvo quanto ho appena detto, di norma il creditore, cioè chi ha investito nell’obbligazione, si vede restituire solo una parte, denominata “recovery value”, che è quanto il curatore fallimentare riesce a mettere insieme durante la procedura fallimentare. Un intervallo ragionevole per tale “recoveruy value” è tra il 20% e il 40% del nominale dell’obbligazione.
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Raffaella Moreschi / Ottobre 9, 2012
La garanzia del Fondo Interbancario è valida anche per i soldi investiti in obbligazioni bancarie??? tra l’altro mi domando: chi lascia depositati su conto corrente 100.000euro????
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Raffaele Zenti / Ottobre 10, 2012
Purtroppo per i molti risparmiatori che hanno acquistato e acquistano obbligazioni bancarie la risposta è NO. Il fondo interbancario copre solo i conti correnti.
Le obbligazioni bancarie sono soggette al rischio fallimento della banca, a volte non del tutto trascurabile. Quantomeno occorre essere adeguatamente remunerati per tale rischio, cosa che spesso non è vera…
E, per quanto assurdo possa sembrare, sì, ci sono risparmiatori che hanno somme ingenti depositate su c/c, anche su una sola banca.
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Raffaella Moreschi / Ottobre 10, 2012
grazie della risposta! Lei scrive :Quantomeno occorre essere adeguatamente
remunerati per il rischio fallimento della banca. Cosa intende con questa frase,
visto che la banca non tutela il risparmiatore che investe in obbligazioni
bancarie ??
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Raffaele Zenti / Ottobre 11, 2012
Intendo dire che il rendimento offerto deve essere più elevato: la differenza di rendimento percepito da un investitore istituzionale (un’altra banca, un fondo comune, ecc) e un privato cittadino sulla STESSA obbligazione bancaria può essere di vari punti percentuali. Va bene che ci compra all’ingrosso ha condizioni migliori, ma queste differenze non sono giustificate. Allora spesso meglio un titolo di Stato.
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