Riassunto delle puntate precedenti. In risposta all’impatto economico della pandemia di Covid-19, il 15 marzo 2020 la Federal Reserve ha tagliato i tassi d’interesse a breve termine portandoli a zero e fatto ripartire gli acquisti di asset su larga scala, secondo lo schema ormai noto come Quantitative Easing, o QE1.
Ora, con il recupero economico in corso, i funzionari della Fed – e il suo presidente Jerome Powell in primis – hanno iniziato a chiedersi se non sia il caso di cominciare a ridurre il ritmo di questo “shopping”.
E si torna a parlare di Tapering
Nel corso del tempo, il bilancio della Fed ha subito espansioni e contrazioni. Durante la crisi finanziaria del 2007-2008 e la recessione che ne è seguita, le attività totali sono cresciute in modo alquanto impressionante. Pensate: dagli 870 miliardi di dollari dell’agosto 2007 ai 4.500 miliardi di dollari di inizio 2015. Come risulta, peraltro, dai dati della stessa Fed2.
In seguito, a valle del programma di normalizzazione varato dal Federal Open Market Committee (FOMC), il comitato di politica monetaria della Fed, le attività totali sono scese a meno di 3.800 miliardi di dollari. Senonché, dal settembre del 2019 le attività totali hanno iniziato ad aumentare di nuovo.
Gli acquisti della Fed attualmente in corso hanno una composizione diversa rispetto ai precedenti programmi di Quantitative Easing. Come si legge sul blog della Brookings Institution 3, mentre le edizioni precedenti hanno riguardato principalmente l’acquisto di titoli a lungo termine, oggi la Fed sta comprando titoli su una gamma più ampia di scadenze.
Cosa cambia con il Tapering?
L’esperienza dell’ex presidente della Fed Ben Bernanke (vedi più avanti in questo stesso post) ha insegnato ai funzionari della banca centrale che bisogna essere estremamente chiari nell’annunciare il Tapering e nel comunicarne i tempi e i modi. Il che non è semplicissimo, con materie così tecniche.
Noi, nel nostro piccolo, possiamo intanto dirvi che il Tapering non è lo stop immediato agli acquisti né la riduzione del bilancio della Fed: consiste, invece, nel graduale rallentamento del ritmo degli acquisti. Quindi, in sostanza, il bilancio della banca centrale statunitense continua a crescere, ma a un ritmo più basso.
L’idea è quella di ridurre il ritmo del comprare in modo progressivo, fino ad arrivare a un punto in cui il bilancio della banca centrale non cresce più e, anzi, comincia finalmente a diminuire. Tradotto in termini più concreti, vuol dire che a quel punto la Fed lascia andare in scadenza i titoli che ha in portafoglio senza sostituirli, come ha già fatto dall’ottobre del 2017 al settembre del 2019.
Il Tapering c’entra qualcosa con i tassi?
No e… sì. Di recente la Fed ha tenuto a precisare (di nuovo) che il Tapering precederà qualunque ritocco al rialzo del suo obiettivo sui tassi d’interesse a breve termine. Quindi no, in sé il Tapering non coinvolge i tassi. Ma il suo varo è interpretato come la prima avvisaglia dell’imminente avvio di una politica monetaria più restrittiva.
Fu proprio questa associazione di idee ad aprire un periodo di elevata volatilità e di rialzo dei rendimenti nel mercato obbligazionario nel corso del 2013. Un fenomeno divenuto noto come “taper tantrum”.
Cosa fu, esattamente, il taper tantrum?
Facciamo, anche qui, un riassunto – breve per quanto possibile – delle puntate precedenti. Nel maggio del 2013, testimoniando al Congresso, l’allora presidente della Federal Reserve Ben Bernanke lasciò intendere che si stesse profilando all’orizzonte un avvio della riduzione degli acquisti. Ciò scatenò nel mercato obbligazionario un rialzo dei tassi, divenuto noto come “taper tantrum” (che richiama un po’ il “temper tantrum”, lo scatto d’ira).
Dopo la riunione di giugno del FOMC, Bernanke mise a punto il piano di Tapering e i rendimenti salirono in modo più sostanziale. Ciò accadde malgrado l’allora presidente – con gli altri membri del FOMC – si sforzasse in tutti i modi di far passare l’idea che qualunque revisione al ribasso degli acquisti di asset sarebbe stata graduale e che comunque un ritocco dei tassi era tutt’altro che imminente.
Come ricorda sul suo blog la Brookings Institution, il taper tantrum ebbe un impatto relativamente lieve sull’economia statunitense (+2,6% nel 2013 su base annua, confrontando l’ultimo trimestre con lo stesso periodo dell’anno precedente), ma ebbe effetti più importanti sui mercati esteri, dove l’aumento dei rendimenti dei Treasury determinò deflussi di capitale e deprezzamenti delle valute, soprattutto in Paesi emergenti come Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia.
Aria di Tapering in casa BCE?
L’ultima riunione di politica monetaria della BCE si è tenuta giovedì 9 settembre. L’attesa dell’incontro è stata agitata e movimentata dai timori che la presidente Christine Lagarde cedesse alle pressioni dei “falchi” del nord Europa. E invece, il consiglio direttivo ha lasciato fermi i tassi d’interesse e comunicato una “moderata” riduzione degli acquisti netti di titoli nell’ambito del PEPP, il programma d’acquisto per l’emergenza pandemica.
“Non stiamo facendo Tapering, stiamo ricalibrando il PEPP, così come abbiamo già fatto a dicembre e a marzo”, ha tenuto a precisare la presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa che ha seguito il meeting. Una ricalibratura che, come le precedenti, tiene conto delle previsioni aggiornate sull’andamento dell’economia e della pandemia. Quindi no, niente aria di Tapering in casa BCE. Per ora.
1. #ABCFinanza: che cos’è il Quantitative Easing?
2. Total Assets of the Federal Reserve
3. What does the Federal Reserve mean when it talks about Tapering?