Il futuro del calcio è nelle mani dei tifosi? Per l’Inter ora sembra proprio di sì. Il progetto, presentato dall’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale Carlo Cottarelli per salvare le casse della squadra milanese, punta proprio a questo. Un azionariato popolare che permetterebbe ai tifosi di entrare nel capitale dell’Inter pagando un una tantum iniziale, esattamente come quando si acquistano le azioni di una società quotata in Borsa.
Il concetto di azionariato popolare, applicato al calcio, suona strano a molti esperti del settore, ma in realtà funziona bene in ambiente teutonico – vedi Bayern Monaco – e potrebbe rappresentare il futuro del calcio mondiale.
Interspac: un progetto di fund raising che punta alla Borsa
Ben 7 miliardi di dollari di debiti in scadenza: è questa la cifra che Suning, la società maggiore azionista dell’Inter, deve coprire. E mentre Zhang cerca in Cina di convincere il gigante Alibaba a tappare tali buchi, in Italia un agglomerato eterogeneo di vip dà vita a una nuova soluzione più “made in Italy”.
Il nome? Interspac Srl, un veicolo d’investimento che si rifà alle Spac1 perché punta a raccogliere capitali da investire successivamente in un’unica società target. Il progetto però per ora ricorda più una campagna di equity crowdfunding: non si parla infatti di quotazione in Borsa – cosa che normalmente avviene per le Spac – anche se, considerando i capitali, dovrà prevedere almeno la pubblicazione di un prospetto informativo Consob.
In ogni caso, attualmente si tratta sostanzialmente di un progetto di fund raising che mira a risollevare le casse dell’Inter e superare la girandola di investimenti sino-americani che si susseguono ormai da anni.
Azionariato popolare nel calcio: come funziona?
Non è la prima volta che succede in Italia: nel 2015, dopo il fallimento del Parma Calcio, il 40% circa del suo capitale sociale venne rilevato dai tifosi grazie all’azionariato popolare. In molti altri casi, però, rimase per lo più solo un’idea.
Per trovare esempi reali dobbiamo andare in Spagna – vedi Barcellona – e soprattutto in Germania, dove l’azionariato popolare è applicato a tutte le squadre con la regola del “50+1”, che stabilisce che le quote di maggioranza di ciascun club debbano essere di proprietà dei soci, quindi dei sostenitori, e non di un unico soggetto.
Nel Bayern Monaco, per esempio, Adidas, Audi e Allianz detengono il 25% di quote di minoranza, mentre 293mila soci si spartiscono il 75%. Una regola che per ora ha garantito solidità dei bilanci tramite spese oculate e una crescita senza eccessi – e ha anche evitato acquisti “monstre”.
Ed è proprio a questo modello tedesco che si rifà Interspac: le risorse dei tifosi e quelle degli investitori istituzionali andrebbero a fornire un capitale stabile per limitare l’indebitamento.
In scadenza il bond da 375 milioni: alla Suning servono capitali
Anche qui Interspac potrebbe fare la differenza. A dicembre 2022 scadrà infatti il bond da 375 milioni quotato alla Borsa del Lussemburgo, che andrà rifinanziato. Un problema per la società cinese ad azionariato diffuso Suning – maggiore azionista – poiché si somma ad altri finanziamenti da coprire.
Come quello dello scorso maggio che la famiglia Zhang ha concluso con il fondo americano Oaktree Capital Management a livello di azionariato sul finanziamento da 275 milioni di euro con fondi gestiti da Oaktree per risollevare le casse della squadra e iniettare liquidità.
Un finanziamento, al tasso d’interesse del 9%, garantito dalle azioni del club in mano alla Suning. Tradotto: in caso l’Inter non fosse in grado di rimborsare il prestito alla scadenza, il fondo americano potrebbe rilevare la quota della Suning e diventare azionista di maggioranza.
Cosa c’entrano in tutto questo i tifosi?
La prospettiva guadagni non viene quasi mai toccata da Cottarelli & company. Quello di cui si parla è l’affetto che lega le persone alla maglia. Lo scopo principale, infatti, è dare sostegno economico all’Inter e invertire il piano di abbassamento dei costi – addio buoni giocatori, addio buoni acquisti – avviato dalla Suning per far fronte alle difficoltà economiche.
Si parla di un bacino potenziale di 30.000 abbonati, 7 milioni di tifosi in Italia e oltre 25 milioni a livello globale. Calcoli alla mano, basterebbe solo che l’1% di questi 32 milioni di tifosi investisse 500 euro ciascuno per raccogliere fino a 160 milioni di euro, capitali molto utili a rimborsare almeno in parte i debiti che via via andranno in scadenza
Quali sono i benefici per i tifosi-azionisti?
Non dimentichiamolo: nel caso si investisse (Cottarelli parla di un una tantum con fasce di entrata a partire da 500 euro), si diventerebbe azionisti della società. Attraverso l’azionariato popolare, i tifosi acquistano una quota della squadra e quindi diventano azionisti in tutto e per tutto.
E come in tutte le società per azioni, si acquisiscono sia i diritti che i rischi che ne derivano. Si potrà far sentire la propria voce, come succede nel Barcellona, dove i tifosi-azionisti eleggono direttamente a suffragio universale il presidente del club.
Il rischio? Beh, stiamo parlando di comprare un singolo titolo azionario in un ambito, quello del calcio italiano (e non solo), pieno di debiti e valutazioni economiche assurde. Della serie, ci pensi se sei interista, ma se non lo sei…