In Europa e in Italia le Spac stanno vivendo una nuova primavera e il fenomeno è in pieno sviluppo. Di cosa stiamo parlando? Acronimo di Special purpose acquisition companies, le Spac sono veicoli “vuoti” che contengono solo cassa: il loro scopo è quello di raccogliere capitale tramite un’IPO per poi acquisire una società target – tipicamente una piccola o media impresa dall’elevato potenziale – da accompagnare alla quotazione, permettendole di bypassare le lungaggini burocratiche e i costi di un’IPO standard.
In Italia il concetto di Spac è noto dal 2009, grazie alla creazione del segmento MIV (Mercato degli Investment Vehicles) accessibile a questi veicoli – che oggi possono quotarsi anche sul segmento AIM Italia.
Ma, dicevamo, il vero boom è avvenuto di recente: una spinta significativa è arrivata dall’introduzione dei Pir, che sono vincolati a investire parte del capitale nelle piccole e medie imprese e garantiscono vantaggi fiscali ai sottoscrittori
Sec in allerta
Dall’altra parte dell’Oceano però, dove la febbre da Spac è iniziata già da un po’, il settore sembra aver raggiunto ormai livelli da bolla, tanto da finire sotto la lente della Sec.
Nei primi tre mesi del 2021, circa 300 Spac hanno rastrellato quasi 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, più di quanto raccolto nell’intero 2020, già massimo storico. Cifre che hanno spinto la Securities and Exchange Commission a scendere in campo, seppur in modo tutto sommato discreto, almeno per ora.
L’ente che controlla la Borsa americana ha diffuso un comunicato a fine marzo in cui esprime preoccupazione sulla rendicontazione, la contabilità e la governance delle Spac, evidenziando “le considerazioni chiave relative ai rischi e alle sfide di una società privata che entra nei mercati pubblici attraverso una fusione con una Spac”. Poco tempo dopo ha diffuso un’altra nota su alcune delle questioni contabili più complicate relative alle cosiddette “blank check company”, in particolare sul trattamento contabile dei warrant (diritti a comprare azioni in futuro a prezzi prestabiliti), un popolare strumento usato dalle Spac per assicurare guadagni ai loro investitori iniziali.
Non solo. La Sec ha messo in guardia gli investitori da Spac promosse da celebrità e ha invitato a chiarezza e trasparenza su iniziative promozionali e relativi pagamenti.
L’effetto di questi interventi – affiancati dal monito di guru della finanza come Bill Gates e Charlie Munger, braccio destro di Warren Buffett – non ha tardato a farsi sentire sul mercato a stelle e strisce: ad aprile 2021 solo una decina di Spac è sbarcata a Wall Street contro le oltre 100 quotazioni registrate ogni mese da gennaio a marzo.
Anche le performance iniziano a calare
Va detto che a rallentare le quotazioni delle Spac made in Usa potrebbe aver contribuito anche la loro performance deludente da inizio anno. Secondo un’analisi di Reuters – basata su dati di Refinitiv e Spac Research – oltre 100 Spac (114 per l’esattezza) che hanno annunciato la fusione quest’anno hanno guadagnato in media meno del 2% rispetto al prezzo a cui erano negoziate al momento della quotazione iniziale.
Molte di queste Spac sono nate lo scorso anno e la loro performance mediana è inferiore di circa il 15% rispetto a quella dell’S&P 500. Lo studio non prende in esame, tra l’altro, le circa 400 Spac che attualmente stanno cercando una società target con cui fondersi.
Un recente studio condotto dall’Università di Stanford e dell’Università di New York ha scoperto inoltre che le Spac che hanno speso di più in sponsor e altri costi hanno registrato in media un peggioramento delle performance dopo la fusione con le loro società target, scrive ancora Reuters.
“La sottoperformance delle Spac non può attribuirsi a mera sfortuna”, commenta Michael Ohlrogge, assistente professore di diritto alla NYU School of Law, tra gli autori dello studio. “Ci sono molti costi che drenano valore dalla fusione, e che si riversano poi sugli investitori”.
Il settore si trova a un punto di svolta
Insomma, negli Stati Uniti il mercato delle Spac si trova senza dubbio in un momento critico il che, volendo guardare al bicchiere mezzo pieno, è una preziosa occasione di maturazione per il settore, in cui valutare come procedere in futuro.
Lato investitori, si legge in uno studio sul tema diffuso da Amundi, finora a trarre vantaggio dalle Spac sono stati soprattutto i finanziatori e gli investitori con un orizzonte a breve termine. L’eccessiva euforia del mercato ha infatti spinto al rialzo i prezzi nella fase pre-fusione, mentre le performance post-fusione sono state più deludenti, penalizzando chi investe sul lungo termine. Ora gli investitori stanno però diventando più prudenti e selettivi, con divergenze che si fanno più marcate”.
Maneggiare con cura
Insomma, se quel che vediamo negli Usa dovesse replicarsi anche sul mercato europeo, il consiglio dei gestori agli investitori retail è quello di muoversi con estrema cautela, perché il mercato è in una fase di maturazione.
Al termine di questo processo di transizione, probabilmente le Spac ne usciranno trasformate, conclude il gestore. Nello specifico, risulteranno “più specializzate e forniranno una maggiore visibilità sui settori delle aziende target, nonché un’informativa finanziaria migliore”. Dopo tutto, non tutto il male viene per nuocere.