Ebbene sì, è successo: a fine aprile, il rame ha superato i 10.000 dollari a tonnellata per la prima volta dal 2011, avvicinandosi al massimo storico raggiunto nel corso di quell’anno. Un balzo dietro il quale, spiega Bloomberg, c’è da una parte l’economia in ripresa, che alimenta la domanda, e dall’altra la miniera, che invece fatica a tenere il passo.
Tutto è accaduto nella giornata di giovedì 29 aprile: al London Metal Exchange, la Borsa dei metalli non ferrosi più importante al mondo, le quotazioni sono arrivate a toccare i 10.007 dollari a tonnellata, per poi ripiegare e chiudere la seduta poco sotto i 9.900. Il precedente record, ricorda Bloomberg, risale al febbraio del 2011, quando il prezzo arrivò a 10.190 dollari.
Il migliore della sua categoria
Secondo quanto riporta Bloomberg1, il rame è stato tra i migliori performer in un mese nel quale i metalli – dall’alluminio al ferro grezzo – sono saliti ai massimi degli ultimi anni. Un rally alimentato dalle misure di stimolo, dai tassi d’interesse vicini allo zero e dai primi segnali che evidenziano una ripresa delle economie dalla pandemia di SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile della malattia nota come Covid-19.
La spinta verso fonti di energia più pulite può aver contribuito – e contribuire in prospettiva – a far salire il consumo di rame. Stiamo infatti parlando di una materia prima dalle molteplici applicazioni, dai veicoli elettrici ai sistemi di energia solare. Cosa che mette ulteriormente sotto pressione le forniture. E lascia presagire ulteriori rialzi, con una serie di nuovi record.
Intanto oggi il grafico delle quotazioni si presenta così: con un ripiegamento rispetto al top raggiunto la scorsa settimana.
In ogni caso, i prezzi sono oggettivamente raddoppiati rispetto ai minimi del marzo 2020. In linea con l’impennata delle materie prime, dal petrolio all’agricoltura. E sempre in scia ai primi sintomi di imminente ripresa economia, forse addirittura di “boom”. Siamo alle porte di un “superciclo” delle materie prime? Il dibattito su questo, come riporta Bloomberg, è in corso.
“Il prezzo del rame è diventato stratosferico e probabilmente ha ancora molta strada da fare, il che è una manna per i minatori che stanno facendo almeno due dollari per ogni dollaro che spendono per tirare fuori il metallo dalla terra”, ha commentato a Bloomberg Robert Edwards, di CRU Group. Ecco, appunto: come la vedono i produttori?
È tutto rame quello che luccica?
Alla compagnia mineraria Newmont Corporation, attiva oggi soprattutto nell’estrazione dell’oro, è chiaro un dato: da qui in poi, sarà sempre più importante presidiare la produzione di rame. Alla luce della transizione energetica in corso, ha detto il suo ceo Tom Palmer durante un’intervista con Bloomberg TV, “penso che il rame abbia una bella storia davanti a sé”, con un exploit “verso la fine di questo decennio”.
Ma se da una parte c’è chi si entusiasma, dall’altra c’è anche chi un po’ si preoccupa per il divario tra domanda e offerta che bisognerà colmare. Per farlo, occorrerà investire e combattere una serie di pressioni tecniche e normative: a lungo termine, i produttori temono che i piani per incrementare le royalties minerarie possano soffocare gli investimenti.
Investire nel rame: ok, ma come?
Vale per il rame quello che abbiamo già scritto per l’oro2 e per l’argento3.
- Una soluzione, a un primo colpo d’occhio, può essere l’acquisto del metallo vero e proprio. Ma ribadiamo l’inconveniente già individuato in riferimento all’oro e all’argento: dove conservarlo? E anche rivenderlo potrebbe essere un problema.
- Un’alternativa è l’acquisto di un ETF che ha come sottostante un paniere di azioni minerarie o di un ETC con sottostante il rame.
- Può valere, volendo, anche un fondo comune tematico che investa in un ventaglio di società attive nel mercato del rame.
- Comprare azioni di compagnie attive in questo mercato può essere un’altra idea, pur con tutte le riflessioni e la prudenza che devono sempre accompagnare un investimento in azioni.
- Gli investitori possono infine considerare i contratti futures sul rame. Ma occhio: alla scadenza scatta la consegna fisica del bene e chi non riesce a scambiare contratti con sufficiente rapidità potrebbe ritrovarsi in mano rame fisico pure se all’inizio non era questa la sua intenzione.
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