Pensiamo a quando siamo venuti a sapere che saremmo stati in lockdown: corsa di massa in autostrada per fuggire dalle zone rosse, code interminabili davanti ai supermercati… Poi pensiamo all’attività lavorativa che dall’ufficio si sposta a casa, con conseguente rivoluzione di tutte le modalità e le tempistiche quotidiane cui si era abituati e immancabile caos nella gestione, tra pasti, didattica a distanza dei figli, riunioni su zoom e consegne di Amazon. Sono scene che abbiamo visto, che abbiamo negli occhi, figlie del periodo storico che stiamo vivendo legato al Covid-19. Ma c’è di più. Sono scene legate al modo che il cervello umano ha di gestire la scarsità di risorse o la presunta scarsità.
La scarsità ci rende stupidi?
In un report del 2016* era Deloitte a fare la domanda diretta: does scarcity make you dumb? Ossia, la scarsità ci rende stupidi? La domanda non è banale se si ripercorre la catena di significati e significanti che vanno a definire il concetto di scarsità, che è strettamente legato a quello di economia. Il macroeconomista americano Greg Mankiw, che oggi insegna ad Harward, definisce infatti la scarsità come la natura limitata delle risorse a disposizione sulla terra e l’economia diventa dunque lo studio di come la società gestisce queste scarse risorse. In pratica: l’essere umano ha dei bisogni, sa o capisce che non tutti potranno essere soddisfatti a causa della scarsità della disponibilità di beni e quindi si ingegna per sfruttare al meglio le risorse esistenti.
La mancanza di qualcosa…
Non a caso in italiano l’espressione “fare economia” è sinonimo di parsimonia e di accumulo di risorse per prepararsi a tempi peggiori. Psicologi e sociologi hanno però notato che la paura della scarsità (che sia di beni materiali o di tempo, o persino di attenzioni) può generare comportamenti non razionali. Pensiamo di non avere più cibo e corriamo al supermercato per fare scorte di farina e beni di prima necessità o pensiamo di non avere più tempo per gestire lavoro e vita privata e finiamo per bruciare la frittata mentre interrompiamo accidentalmente una call sul web.
Si tratta ovviamente di risposte emotive. Le persone esposte alla scarsità hanno la sensazione di dover agire e pensare in fretta, anche se in realtà potrebbe non essere necessario. Il punto è che percependo questa fretta, si trovano a restringere i loro processi di pensiero portando a concentrarsi su un solo obiettivo ignorando il contesto o gli effetti più ampi. È un gap che viene sfruttato spesso dai venditori: puoi avere uno sconto pazzesco, ma puoi averlo solo se decidi in un minuto, poi questo privilegio riservato solo a te svanisce.
Decide la fretta o la ragione?
Possiamo dire che non ci sia mai successo o che non abbiamo mai avuto la sensazione di prendere una decisione che col senno di poi ci è sembrata poco razionale? Il tempo è denaro. E viceversa. In genere, gli elementi che possono essere controllati sono il denaro e il tempo. Una recente riflessione di Ian Bright*, Research Managing Director di Ing, fa notare il paradosso per cui chi ha un sacco di soldi, ma è così impegnato da non avere tempo, sembra finire per prendere decisioni simili a quelle di persone che hanno poca disponibilità finanziaria. Detta in maniera banale, avere poco tempo o pochi soldi sono entrambe condizioni che generano stress e lo stress fa prendere decisioni affrettate spesso non ottimali. Gli esseri umani attribuiscono valore ai beni (materiali o immateriali) in base alla loro scarsità o in base alla facilità con cui possono essere persi. Il tempo non fa eccezione.
Come influisce la scarsità sulle decisioni finanziarie?
I problemi di allocazione del tempo sono simili ai problemi di allocazione monetaria, soprattutto per le persone con risorse finanziarie limitate. Devo far fronte a una scadenza in breve tempo e non ho soldi e per il prestito mi rivolgo alla persona più sbagliata. Oppure l’andamento economico della mia azienda è in flessione e cerco di recuperare in fretta aumentando la soglia di rischio. In pratica, cerco di fare molti soldi con una singola operazione piuttosto che strutturare un piano di rientro sostenibile e di lunga durata. Un po’ come chi cerca la fortuna al casinò.
Per riassumere la scarsità, di soldi o di tempo che sia, genera stress e questo a sua volta porta a prendere decisioni sbagliate o non ottimali. Il problema è che lo stress da “scarsità” come detto all’inizio fa parte di noi: le reazioni impulsive o emotive appartengono alla natura umana. Per questo occorre uno sforzo razionale per non essere “dumb”, per rimanere lucidi. Per evitare decisioni irrazionali che ci porterebbero a fare 4 ore di fila sotto il sole davanti a un supermercato quando la propria dispensa è già piena di zucchero e farina oppure a tentare di pagare l’affitto giocando alle slot machines.