L’arrivo dei vaccini contro il Covid-19 ha aperto nuove prospettive per la crescita globale. Molti asset manager prevedono una ripresa nel 2021, stimolata da una maggiore fiducia. Il contesto generale sarà quindi propizio per gli attivi più rischiosi come quelli dei mercati emergenti. Infatti, immaginando uno scenario post pandemico e considerando che le banche centrali continueranno a mettere in atto politiche monetarie accomodanti, l’investitore alla ricerca del rendimento difficilmente lo potrà trovare nel debito dei Paesi sviluppati, quando la maggior parte dei bond offre prospettive di guadagno in retromarcia.
Spostando invece le considerazioni sul mercato azionario, ancora una volta le prospettive dei mercati emergenti sembrano essere quelle più interessanti in questo momento. È opinione diffusa tra gli esperti, infatti, che tali azioni potrebbero andare bene nel 2021 poiché l’Asia sta uscendo dalla pandemia in maniera nettamente migliore rispetto alle economie avanzate. Tutti questi aspetti stanno trainando gli asset emergenti, dando vita a una ripresa significativa dei flussi.
La casa svizzera d’investimenti UBS, in tal senso, ha una serie di ETF – Exchange Traded Fund, fondi a gestione passiva che replicano un indice – nella sua gamma di prodotti che potrebbero essere inseriti in portafoglio per migliorare le aspettative di rendimento dell’investitore
Bond, gli emergenti sono un’occasione di rendimento
Per quanto riguarda il mercato del debito emergente, si può citare l’UBS ETF Bloomberg Barclays USD Emerging Markets Sovereign. Quest’ultimo investe in obbligazioni dei mercati emergenti. L’indice è ponderato per la capitalizzazione di Borsa e misura la performance delle obbligazioni a tasso fisso e variabile denominate in dollari statunitensi ed emesse da enti sovrani e pubblici.
Le ponderazioni dei singoli Paesi sono soggette a un limite del 3% dell’importo totale in circolazione di tutte le emissioni ammesse. L’impatto delle oscillazioni dei cambi tra la valuta dell’indice e qualsiasi moneta estera è ridotto tramite la vendita di contratti su cambi con scadenza a un mese.
Il comparto UBS ETF – J.P. Morgan USD EM Diversified Bond 1-5, dal canto suo, investe in modo ponderato per la capitalizzazione di mercato con una soglia massima del 3% per Paese e offre esposizione a obbligazioni di emittenti sovrani, quasi sovrani e societari dei Paesi emergenti. Sono escluse dall’indice le emissioni societarie con un capitale in circolazione inferiore a 500 milioni o quelle con rating inferiore a B-.
Il comparto UBS ETF – J.P. Morgan EM MultiFactor Enhanced Local Currency Bond, infine, punta a replicare la performance del debito in valuta locale di emittenti sovrani dei mercati emergenti, cercando al tempo stesso di generare performance aggiuntive tramite l’ottimizzazione realizzata con obbligazioni sovrane o quasi-sovrane in dollari (a 1-5 anni).
Non solo bond: anche l’azionario emergente presenta occasioni
La gamma azionaria degli ETF include prodotti come, per esempio, l’UBS ETF MSCI Emerging Markets. Questo fondo investe in azioni fisiche dei mercati emergenti, ma ha la facoltà di coprire, tramite strumenti derivati, una piccola quota di mercati altrimenti di difficile accesso. Il paniere di riferimento è ponderato per la capitalizzazione di mercato rettificata per il flottante, in modo da poter misurare la performance dei mercati azionari emergenti. I titoli sono selezionati in base a dimensioni, liquidità e flottante minimo. L’indice rappresenta società accessibili agli investitori di tutto il mondo.
L’UBS ETF MSCI Emerging Markets SF, invece, mira sempre a replicare la performance dell’indice MSCI Emerging Markets, ma per farlo ricorre a uno strumento derivato come uno swap e la controparte trasferisce garanzie all’ETF sotto forma di titoli di Stato di Paesi del G10, obbligazioni sovranazionali e liquidità.