La popolazione di italiani che investono in fondi comuni diminuisce e invecchia. La fotografia scattata da Assogestioni – che fa riferimento al 2019, quindi prima dell’emergenza Covid – restituisce un quadro non particolarmente entusiasmante per il mondo degli investimenti: lo scorso anno il totale dei sottoscrittori di fondi comuni italiani si è attestato a 7 milioni – circa il 12% della popolazione complessiva – con un leggero calo rispetto al 2018.
L’aspetto più significativo però riguarda l’aumento dell’età media di chi investe, pari a 60 anni a fine 2019: nel dettaglio, sottolinea Assogestioni, la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni ha continuato a ridursi, passando dal 15% al 6% tra il 2002 (inizio delle rilevazioni) e il 2019, mentre quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è cresciuta nello stesso lasso di tempo dal 9% al 20%. Stabile al 40% su tutto il periodo la quota dei sottoscrittori delle fasce di età centrali (46-65).
Una nota positiva sta invece nella prosecuzione del trend di riequilibrio tra i generi, con le donne che, a fine 2019, rappresentano il 47% dei sottoscrittori di fondi.
Quanto e come investono gli italiani?
Per rispondere alla prima domanda, in media la quota destinata agli investimenti (in fondi) si attesta sui 30mila euro, mentre il patrimonio mediano è di 13.386 euro: significa che la metà dei sottoscrittori investe meno di questa cifra. Questo è dovuto alla forte concentrazione della ricchezza: basti pensare che il 10% degli investitori più ricchi detiene quasi la metà del patrimonio e investe importi superiori a 70.218 euro.
Per quanto riguarda invece la composizione dei portafogli, l’indagine mostra come, nel corso del tempo, le preferenze accordate ai fondi azionari e di liquidità si siano ridotte: a fine 2019, il 7% e lo 0,5% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti.
A beneficiarne sono stati soprattutto i fondi flessibili, che oggi rappresentano la scelta principale del 36% dei sottoscrittori, mentre i fondi obbligazionari, da sempre molto amati dagli italiani con punte superiori al 40% dei sottoscrittori, hanno visto una contrazione di recente, attestandosi al 24% nel 2019.
Va detto che la dinamica appena descritta è legata in larga parte al successo dei fondi PIR compliant, che a fine 2019 contano 810 mila sottoscrittori (930 mila includendo i fondi di diritto estero).
Per quanto riguarda le modalità di sottoscrizione, il 65% degli investitori opta per la modalità “tutto e subito”, investendo l’intera quota in un unico versamento (Pic). Nel corso degli anni però è cresciuto il successo dei Piani di accumulo (Pac), tanto che, a fine 2019, il numero di sottoscrittori che ha fatto riscorso in via esclusiva a questa modalità di investimento rappresenta il 21%.
Merita un cenno infine il tema dei canali prediletti dagli italiani per sottoscrivere un investimento, con il 95% del campione che si affida al canale bancario e il 5% restante che si fa seguire da un consulente finanziario.
Franco Longhi / Settembre 24, 2020
Forte e chiaro. Ma che tristezza e ansia per i più giovani.
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massimo vicari / Settembre 30, 2020
Assogestioni si rifà ai fondi comuni, i giovani probabilmente preferiscono altri strumenti, come Etf, siti fintech di peer to peer, crowfunding etc. Avere uno spaccato di questi dati sarebbe interessante
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samuel / Ottobre 6, 2020
la penso esattamente come te, i giovani di oggi preferiscono PAC su etf azionari o di qualsiasi altro sottostante.
ciò è in aumento anche grazie ,o possiamo anche dire sfortunatamente , a youtuber e ragazzini che indirizzano altri coetanei su questi piani di accumuli su etf .. e dico sfortunatamente poichè molti di loro sono privi di educazione finanziaria , sottovalutando le conseguenze.
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