L’emergenza coronavirus1 ha preso alla sprovvista un po’ tutti: governi, sistemi sanitari, cittadini, mercati finanziari. Il risultato è il crash di Borsa2 che abbiamo vissuto a partire da metà febbraio e che ha gettato nel panico molti risparmiatori – e non solo.
Se c’è chi sta ancora rimuginando sulle perdite, c’è anche chi pensa che possa essere il momento di fare acquisti in saldo, investendo nell’azionario. Voglio analizzare questo punto di vista. Ma da una prospettiva eminentemente numerica, basata sui dati.
Diamo i numeri
Vado dritto al punto. La remunerazione di un investimento azionario ha due componenti chiave:
- i dividendi;
- la variazione di prezzo (capital gain/loss).
Consideriamoli separatamente.
I dividendi
Il dividend yield medio (in sostanza, la remunerazione attesa proveniente dai dividendi) delle azioni corrispondenti alle principali Borse è 4,3% (5,1% in Europa, 2,7% negli USA).
Storicamente, i dividendi sono stati la fonte principale di remunerazione degli investimenti azionari. E, sempre storicamente, in aggregato – mi raccomando, qui parliamo di interi mercati e non di singole aziende – non hanno quasi mai subito tagli drastici in situazioni di crisi.
Si muovono lentamente (tanto che nella statistica dei mercati finanziari sono considerati una “slow variable”).
La variazione di prezzo
I prezzi sono scesi assai, ovunque. E quindi, in generale, molti ratios di valutazione sono migliorati: perché è vero che peggiorano le prospettive di fatturato e marginalità delle società, ma d’altro canto scendono anche i prezzi.
Si può obiettare che le attese di utile e di fatturato a ridosso di un crash non riflettono lo scenario futuro, e tantomeno lo fanno le serie storiche. Vero. E allora guardiamo a una misura di valutazione basata sui prezzi: il reversal.
Il reversal è una metrica che ha a che fare con la “mean reversion”: vale a dire, la tendenza dei valori di Borsa, specie se aggregati in indici azionari, a tornare verso valori medi tutte le volte che salgono molto o scendono molto (per inciso, questa è una caratteristica di moltissime altre variabili finanziarie). Valori medi che sono legati ai fondamentali.
Ebbene, le misure di reversal sono metriche basate sui prezzi utilizzate per misurare il fenomeno della mean reversion. E, per quanto si diceva poc’anzi, sono ben correlate a fattori fondamentali. Ma, essendo basate sui prezzi, sono molto più reattive. Ecco perché ho guardato il reversal.
Ciò che ho fatto è andare ad analizzare il comportamento congiunto del reversal a 3 anni (misurato come scostamento del prezzo attuale rispetto al trend triennale) e della performance nei 5 anni successivi.
L’ho fatto analizzando gli ultimi 121 anni di Borsa USA (indice di prezzo Dow Jones, dividendi esclusi, dal 1989 ad oggi, fonte Bloomberg). Un periodo in cui è successo davvero di tutto: guerre, pandemie, rivoluzioni sociali, politiche, scientifiche, tecnologiche.
Il grafico seguente mostra la relazione tra reversal a 3 anni (asse orizzontale; più è elevato il numero, maggiore è l’allontanamento dal trend storico) e performance assoluta nei 5 anni successivi, senza includere i dividendi.
Con allontanamenti dalla media intorno a quelli odierni, storicamente nei 5 anni successivi le performance sono state positive nel 71% dei casi con media annua del 7,5%. Se allarghiamo il campo all’intera gamma di valori negativi, ammettendo che la situazione possa, e quindi il reversal crescere, storicamente le performance sono state positive nel 75% dei casi con media annua del 7,3%. Lo ribadisco: dividendi esclusi, solo effetto prezzo. Occorre aggiungere il dividendo.
Ora, si sa che la storia non si ripete, ma fa spesso rima. Riguardatevi questi numeri su dividendi e variazione di prezzo.
Invito alla riflessione
Questa pandemia è dolorosa da tanti punti di vista. Però:
- i governi di tutto il mondo stanno reagendo, anche se in modo ancora scomposto e certo imperfetto;
- le banche centrali, veloci a muoversi, hanno preparato il terreno per un’azione di politica fiscale che ha iniziato a fare capolino;
- le politiche fiscali sono all’inizio del dispiegamento, i problemi politici da risolvere all’interno dei singoli Paesi e a livello internazionale non mancano, manca una leadership internazionale chiara, ma la volontà di agire mi pare ci sia;
- chi è nel panico e pensa che “questa volta è differente”, be’, probabilmente si sbaglia – nel senso che sì, ogni volta è differente nei particolari, ma Borse ed economia si riprendono sempre, a meno che non si metta in discussione il modello dominante su scala globale di economia liberale-capitalistica (improbabile che il modello cada in disgrazia);
- sui mercati – lo abbiamo appena visto – iniziano ad apparire numeri interessanti; è probabile che il mercato scenda ancora, ma è bene cominciare a guardare avanti.
1 – Coronavirus, un nuovo maelstrom sui mercati
2 – Chi ha paura dei crash di Borsa?
Massimo Dolgetta / Marzo 25, 2020
Ottimo articolo! Ben misurato e saggio.
Un caro saluto.
Massimo Dolgetta
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Fabrizio / Marzo 26, 2020
Grazie, chiaro ed esaustivo!
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Fabio / Marzo 26, 2020
Guardare avanti, d’accordo. Ma cominciare a comprare?
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Cosimo / Marzo 26, 2020
Veramente ottimo articolo. Condivido specialmente la logica: “Borse ed economia si riprendono sempre, a meno che non si metta in discussione il modello dominante su scala globale di economia liberale-capitalistica”.
Anch’io ad intuito ed esperienza sarei d’accordo con la frase “improbabile che il modello cada in disgrazia”, ma forse sarebbe piu’ utile elaborare in un articolo successivo, questo concetto da un punto di vista piu’ scientifico.
L’attuale sistema ha anche gravissime carenze strutturali ed intrinseche che potrebbero portarlo alla fine del suo ciclo naturale, proprio come è avvenuto per altri modelli nella storia umana.
Credo che un po’ di analisi su questi concetti ci aiuterebbe ad investire in modo ancora piu’ sereno e consapevole.
Intanto vi ringrazio per tutto il lavoro ed il supporto che ci fornite.
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LUIGI MILAZZI / Marzo 27, 2020
Ho molto apprezzato l’articolo e condivido le sue conclusioni. Rimane il problema della tenuta del sistema di fronte ai problemi sociali gravissimi che ci lascierà l’epidemia anche se non esistono alternative serie nonostanste i difetti dello stesso.
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Marco / Aprile 9, 2020
Vorrei una cortese informazione …
Nel portafoglio tattico orizzonte tre anni avete da un pò inserito questo etf: LU1389266302.
Due domande.
1) le vostre scelte si basano anche sulla liquidità … a me sembra sia poco liquido, non ha mai fatto tanti scambi e mi sembra che questo abbia inciso anche sulla performance, se lo confronto con il mercato e anche con l’altro etf azionario globale nello stesso portafoglio
2) penso dipenda anche da questo che leggo verrà delistato … cosa consigliate di fare? lo sostituite con uno strumento più liquido?
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Raffaele Zenti / Autore / Aprile 17, 2020
Buongiorno,
Se possibile utilizziamo ETF liquidi, a parità di altre condizioni, ma la scelta dell’ETF dipende da molti fattori: in primis l’asset class, cioè la natura dell’investimento, poi costi, liquidità, tipo di replica (fisica piena, ffisica a campione stratificato/ottimizzazione, sintetica, ecc). La liquidità incide sulle performance solo per il costo di acquisto/vendita, con lo spread denaro lettera, e siccome movimentiamo pochissimo i portafogli, riteniamo che sia uno dei fattori con minor impatto.
2. se gli ETF sono oggetto di delisting, li sostituiamo per tempo, ma in ogni caso non c’è da preoccuparsi: nell’ultimo giorno di trattazione, vengono liquidati sul conto titoli di chi li possiede al valore dell’ultimo NAV.
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