I fatti salienti della settimana
USA-Cina, firmato l’accordo di Fase uno. Il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il vice premier cinese Liu He hanno firmato l’accordo commerciale di Fase uno sui dazi. La firma rappresenta “un bene per il mondo intero”, ha scritto il presidente cinese Xi Jinping in una lettera spedita a Trump, il quale dal canto suo ha definito l’accordo “epocale”.
Fra le altre cose, la Cina si impegna ad acquistare, nei prossimi due anni, prodotti statunitensi per circa 200 miliardi di dollari. Per contro, gli Stati Uniti esamineranno i progressi sugli impegni presi non prima di dieci mesi dalla firma dell’accordo di Fase uno. Solo dopo valuterà se rimuovere le tariffe esistenti.
Intanto in settimana il Senato USA ha approvato a larga maggioranza il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada.
La tregua cade a fagiolo. Lo scorso anno, in termini di yuan, il commercio cinese con gli Stati Uniti è crollato di quasi l’11%, anche se complessivamente le esportazioni della potenza asiatica sono aumentate.
L’UE è rimasta il principale partner commerciale, mentre l’America è scesa al terzo posto dietro l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico.
Potrebbe esser peggio. Nel frattempo, l’economia cinese è cresciuta del 6% nel quarto trimestre del 2019 rispetto all’anno precedente. La variazione del Prodotto Interno Lordo nell’intero 2019 si posiziona così al 6,1%. La più bassa dal 1990, ma i segnali appaiono incoraggianti.
L’UE dice la sua. Mentre la Cina portava a casa il suo accordo di Fase uno, l’Unione Europea minacciava un ricorso alla WTO contro i contenuti del suddetto accordo perché non rispetterebbe alcune norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Il commissario UE per il Commercio Phil Hogan è nel frattempo volato a Washington per evitare una guerra commerciale transatlantica su vari fronti, in primis l’eventuale tassazione delle imprese digitali da parte dei Paesi UE.
Controllo sulle acque. Anche il primo ministro inglese Boris Johnson è alle prese con le sue battaglie commerciali con l’Europa.
La Commissione ha avvertito che qualsiasi accordo deve includere il mantenimento dell’accesso reciproco alle acque e alle risorse ittiche, mentre il Regno Unito intende riaffermare il controllo sulle sue acque dopo Brexit. Ah, e c’è sempre il nodo della dogana irlandese.
L’UK tappa le ali alla Scozia. Boris Johonson ha anche risposto con un secco “no” ale premier scozzese Nicola Sturgeon che chiedeva un secondo referendum sul futuro di Edimburgo nel Regno Unito.
E restiamo in Europa. La Commissione ha presentato lo European Green Deal, che punta a mobilitare mille miliardi di euro nei prossimi 10 anni tra fondi privati e pubblici (con anche un quarto del budget UE) per azzerare l’impatto climatico delle attività umane. Riuscirà la Commissione a raccogliere un capitale così imponente?
Come si sono mossi i mercati
A Wall Street c’è un nuovo unicorno. Partenza positiva, nell’ultimo giorno della settimana, per le Borse europee dopo i nuovi record di Wall Street della vigilia e i dati sull’economia cinese.
Al di là dell’Atlantico da segnalare Alphabet, che per la prima volta ha superato i mille miliardi di capitalizzazione diventando la quarta società americana a tagliare questo traguardo dopo Apple, Amazon e Microsoft.
Nuovo sorpasso della Grecia sull’Italia. In termini di spread. Non solo: dopo tre programmi di salvataggio nell’arco di un decennio di severa austerità, secondo Moody’s la Grecia sarà il Paese dell’area dell’euro con la maggiore espansione fiscale nel 2020.
Il governo greco ha votato un pacchetto di misure che include tagli delle tasse per le imprese e le famiglie. Inoltre, mira a rinegoziare con i creditori europei i suoi obiettivi di surplus primario per il 2021 e il 2022.
Restiamo in tema obbligazionario. Per la prima volta in otto mesi, i rendimenti delle obbligazioni tedesche stanno tornando in territorio positivo, stante anche il fatto che gli investitori sono più ottimisti sull’economia europea.
Ciò nonostante il PIL tedesco sia salito dello 0,6% lo scorso anno, meno della metà del ritmo del 2018, e l’agenzia di rating Moody’s abbia rivisto al ribasso, da “stabile” a “negativo”, l’outlook sull’affidabilità del debito nell’Eurozona per il 2020.
“Manipolatore di valute! Anzi, no”. Lo yuan ha toccato i massimi da cinque mesi dopo che l’amministrazione Trump ha ritirato l’accusa di manipolazione valutaria nei confronti della Cina.
Determinante il fatto che Pechino abbia assunto “impegni vincolanti” di non svalutare lo yuan e accettato di pubblicare informazioni sui tassi di cambio.
Focus anche sul calo della sterlina, dopo che l’economia britannica ha segnato il ritmo di crescita più lento degli ultimi sette anni, facendo ipotizzare che la Bank of England taglierà i tassi di interesse alla fine del mese.
I market movers della settimana prossima
Cominciamo col dire che entrerà nel vivo la stagione dei bilanci delle società statunitensi. Negli USA riflettori puntati anche sull’indice dell’attività di Chicago (martedì), sul Kansas City Fed Index (giovedì) e sul PMI manifatturiero preliminare di Markit (venerdì).
PMI di Markit anche nell’area euro (sempre venerdì), mentre lunedì dovrebbero arrivare gli aggiornamenti sullo ZEW. In agenda c’è pure la decisione sui tassi della Banca Centrale Europea (BCE), attesa per giovedì.
Martedì in Asia la parola spetterà alla Bank of Japan. Seguiranno i dati sugli scambi di dicembre (giovedì) e il PMI manifatturiero preliminare (venerdì).