I fatti salienti della settimana
Hong Kong, vincono le forze democratiche. Dopo mesi di disordini, le elezioni a Hong Kong hanno sancito la vittoria schiacciante delle forze democratiche anti-governative (quindi anti-Cina). Non è chiaro cosa succederà da qui in avanti, ma è possibile che la crisi si aggraverà: da parte di Pechino, la linea dura sembra più probabile rispetto a quella delle concessioni.
USA-Cina, ci siamo quasi. O forse no? L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina sembrava davvero vicino, con una telefonata tra il segretario del Tesoro americano Steven Mnuchin e il vicepremier cinese Liu He che lasciava sperare nella definizione una volta per tutte della ‘fase uno’ dell’accordo. Ma proprio sul più bello è arrivato l’appoggio degli Usa ai manifestanti di Hong Kong che, ancora una volta, ha sparigliato le carte. “Noi siamo con i manifestanti di Hong Kong. Gli Usa vogliono vedere la democrazia ad Hong Kong”, ha dichiarato il presidente americano Trump, scatenando l’irritazione di Pechino.
Shopping di lusso. Il colosso francese LVMH ha acquistato l’americana Tiffany per 14,7 miliardi di euro, pari a 135 dollari per azione. E’ la maggiore acquisizione mai avvenuta nel mondo del lusso.
Anche il gruppo Roberto Cavalli passa di mano: ad assumerne il controllo è la società d’investimento privata Vision Investments, di proprietà del presidente di Damac, Hussain Sajwani. In precedenza la maison di moda italiana era controllata dal fondo di private equity Clessidra.
IPO col botto. Il titolo di Alibaba ha registrato un balzo del 7,7% alla Borsa di Hong Kong, nel primo giorno della quotazione, martedì 26 novembre. Il gruppo fondato da Jack Ma, già quotato a Wall Street dal 2014, ha raccolto circa 13 miliardi di euro con il lancio sul mercato.
Tornano i PIR. La commissione Finanze della Camera ha approvato un emendamento che prevede il rilancio dei PIR – i Piani individuali di risparmio introdotti in Italia dalla legge di Bilancio 2017 allo scopo di veicolare il denaro dei risparmiatori verso le piccole e medie imprese.
Nuova emergenza clima. Il Parlamento europeo ha dichiarato una “emergenza climatica” con un voto simbolico che aumenta le pressioni affinché vengano adottate misure contro il riscaldamento globale durante il vertice delle Nazioni Unite, Unite che si terrà in Spagna dal 2 al 13 dicembre. Ursula von der Leyen, nuova presidente della Commissione UE, si è impegnata da parte sua a combattere contro i cambiamenti climatici, che rappresentano una minaccia “esistenziale”.
I verbali della BCE. Dai verbali dell’ultimo meeting della banca centrale europea è emerso un Consiglio direttivo più unito soprattutto in termini di Quantitative Easing1. Durante la riunione di politica monetaria del 23-24 ottobre, l’ultima presieduta da Mario Draghi, il messaggio lanciato dai banchieri è stato un forte richiamo all’unità del board, dopo le critiche avanzate al pacchetto di settembre fatto di nuove politiche espansive.
Come si sono mossi i mercati
Dopo un avvio di settimana in rialzo, in scia a un rinnovato ottimismo sul negoziato USA-Cina e ai numerosi dossier di fusioni e acquisizioni a livello globale, le Borse europee sono tornate incerte, appesantite ancora una volta da nuovi timori legati ai dazi. In calo le Borse asiatiche, senza indicazioni da Wall Street rimasta chiusa per la Festa del Ringraziamento. A Tokyo, l’indice Nikkei ha chiuso la settimana con un – 0,49% a 23.293 punti, mentre il Topix ha ceduto lo 0,54%. In rosso anche le borse cinesi, con Shanghai che scende dello 0,69% e Shenzhen dello 0,46%.
Valute. Il cambio euro/dollaro resta stabile a 1,10. “La politica monetaria accomodante della Banca centrale europea dovrebbe tenere a freno alle quotazioni dell’euro nel 2020”, hanno affermato gli analisti di Ing, secondo cui la moneta unica resterà tra 1,10 e 1,15 nei confronti del dollaro, ma con “chiari rischi al ribasso”.
Qualche dato macro. L’economic sentiment della zona euro è rimbalzato più del previsto a novembre grazie a un maggiore ottimismo nel settore chiave dei servizi e a un morale più alto nell’industria tra i consumatori.
Si conferma invece in frenata l’inflazione in Germania. Secondo la stima preliminare pubblicata da Destatis, i prezzi al consumo dovrebbero segnare un aumento tendenziale dell’1,1% anche nel mese di novembre, confermando la stessa variazione di ottobre e rispetto al +1,2% di settembre.
L’inflazione annua nell’area euro a novembre è stimata all’1%, rispetto allo 0,7% di ottobre. Lo riporta una stima lampo di Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Unione europea.
I market movers della settimana
Negli Stati Uniti occhio all’ Indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero di novembre, a cui faranno seguito i dati sull’occupazione non agricola , il tasso di disoccupazione e le scorte di petrolio greggio.
Anche in Germania sarà pubblicato l’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero di novembre, mentre in Cina escono i numeri dell’indice manifatturiero PMI – Caixin di novembre.