“Satùt-de-Cartòn” è il nome del ristorante milanese dello chef vegano Germidi Soia, personaggio del variegato fantauniverso epico di Maurizio Crozza.
La gustosa – è il caso di dirlo – proposta satirica prende simpaticamente di mira quella corrente di pensiero che a una scelta alimentare fondamentalmente vegetariana coniuga uno stile di vita rispettoso della natura e degli animali, con grande sensibilità e attenzione alla tutela del pianeta1.
Un esempio? Greta Thunberg. La carismatica ispiratrice delle manifestazioni per il clima è dichiaratamente vegana e ha insistito perché tutta la sua famiglia lo diventasse (fonte: Wikipedia). Ora, anche il vegan, come ogni altro stile di vita e di consumo, poggia su una filiera di beni e servizi che qualcuno deve produrre e vendere.
Ma quanto è profittevole questo settore?
Il caso Beyond Meat: dalla California al mondo
Nel 2009, il vegano Ethan Brown ha dato vita alla startup californiana Beyond Meat. Letteralmente, “oltre la carne”. L’azienda propone infatti burger proteici di derivazione vegetale, grazie al lavoro del team di Joseph Puglisi, professore di biologia strutturale al quale la società di Brown si è rivolta per creare in laboratorio un’alternativa alla carne più sostenibile per l’ambiente e, soprattutto, decisamente più convincente per i carnivori.
La proposta ha subito intercettato l’interesse di chi ha abbracciato da tempo lo stile di vita veg: principalmente i Millennials (i nati tra il 1980 e il 2000), che evitano di mangiare carne rossa per motivi di salute o per ragioni ecologiche (o di altro tipo).
Si tratta di un consumatore che tipicamente è anche molto sensibile alla tutela ambientale e a un uso oculato delle risorse naturali: Beyond Meat ama precisare, per esempio, che la preparazione del suo burger vegetale richiede molta meno acqua e terra rispetto al classico hamburger di carne, per giunta con minori emissioni di gas serra e minore consumo di energia.
Non a caso, fra i finanziatori di Beyond Meat compaiono personalità notoriamente impegnate su questo fronte, come il fondatore di Microsoft Bill Gates e la star di Hollywood Leonardo DiCaprio.
I numeri del veganesimo nel mondo
Ma, in concreto, quanti vegani ci sono oggi nel mondo? Le stime sono varie e nella maggior parte dei casi dettagliate per Paese. Secondo Euromonitor, circa il 22% dei consumatori europei sta provando a ridurre il consumo di carne.
I dati Eurispes 2019 ci dicono che in Italia la dieta vegetariana e quella vegana appaiono attualmente ben consolidate e radicate. Soprattutto, l’istituto registra un incremento del numero di vegani. In termini percentuali, parliamo comunque di un 7% circa (tra vegetariani e vegani) della popolazione esaminata.
Poi c’è la cartina di tornasole per eccellenza: Google. L’Economist ci dice che le ricerche per “veganism” sono cresciute del 550% negli ultimi cinque anni.
Una IPO da record
Quindi? Soldi a palate? Nì: nel primo trimestre del 2019 la compagnia ha riportato ricavi netti per 40,2 milioni di dollari, con un incremento del 215% rispetto allo stesso periodo del 2018 (quindi ottimo), ma con un risultato netto in rosso per 6,6 milioni di dollari, equivalente a una perdita di 0,95 dollari per azione, rispetto alla perdita netta di 5,7 milioni (0,98 per common share) del primo trimestre 2018.
Beyond Meat prevede di chiudere l’anno con ricavi netti per 210 milioni di dollari, in aumento del 140% rispetto al 2018. E gli investitori credono nel suo potenziale: quando è approdata a Wall Street, lo scorso maggio, Beyond Meat ha fatto sfracelli (in senso buono).
Beyond Meat è stata la prima società di prodotti alternativi alla carne a diventare pubblica: il 22 aprile è avvenuto l’annuncio della Initial Public Offering2, completata poi il 6 maggio. Ma dopo le deludenti esperienze di Uber e Lyft, questo evento è quasi passato in sordina.
Eppure, si è rivelata la migliore IPO nientemeno che dal 2000, con un rialzo a tripla cifra, del 163%, sul prezzo dell’offerta iniziale solo nel primo giorno di negoziazione. Come si vede dal grafico, da quando è sbarcata in Borsa l’azienda ha visto il valore delle sue azioni salire di un bel 597%, posizionandosi attualmente sui 174,2 dollari per azione e su una capitalizzazione di mercato di oltre 9,8 miliardi di dollari.
A imprimere l’accelerazione, una serie di novità annunciate o partite in queste ultime settimane, in particolare:
- l’avvio della vendita, nelle grandi catene alimentari USA, di Beyond Beef, prodotto pensato come sostituto della carne di manzo macinata;
- una partnership con Zandbergen World’s Finest Meat per l’apertura di uno stabilimento di produzione nei Paesi Bassi, il primo fuori dagli States;
- la distribuzione in oltre 3.200 punti vendita della catena Lidl in tutta la Germania
Attenzione al Megatrend vegano
Beyond Meat è una società sicuramente ambiziosa – dice che l’alternativa vegan finirà col conquistare una quota importante del mercato mondiale al momento presidiato dalla carne, anche perché al “party” sono più che benvenuti anche i carnivori – ma c’è anche dell’altro.
La sua iniziativa commerciale si inserisce in una fase di transizione – un vero e proprio Megatrend – che vede una fetta sempre più ampia di consumatori, specialmente giovani e giovanissimi, interessarsi alle proposte che promettono uno stile di vita più sano e un minore impatto sull’ambiente. Un mercato emergente che sfida i produttori a fare di più.
E infatti non si può dire che a società come Beyond Meat manchi la competizione: Nestlè ha lanciato il suo Incredible Burger e Impossible Foods ha siglato una partnership con Burger King per il lancio dell’Impossible Whopper.
Perciò, al solito: senza buttarsi perinde ac cadaver sulla novità, vale forse la pena di monitorarla. Pronti a coglierla magari con un fondo o un ETF3 da mettere in portafoglio (sempre col giusto grado di diversificazione).
1 – Care lettrici e cari lettori, se siete vegani e avete precisazioni in merito scriveteci pure: siamo sempre aperti a rettifiche e correzioni, se fondate e di buon senso.
2 – IPO: cos’è e come funziona un’Offerta Pubblica Iniziale
3 – #ABCFinanza: tutto quello che devi sapere per investire in ETF