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#ABCFinanza: cos’è il buyback?

Cosa vuol dire quando un'azienda quotata in borsa fa buyback? #ABCFinanza

Ogni tanto si sente di qualche azienda quotata, spesso anche grande, che annuncia un piano di buyback. Noi magari, quando questo avviene, annuiamo e facciamo finta di capire, ma su questo buyback restiamo con le idee alquanto confuse.

Di cosa stiamo parlando? C’entrano per caso i dividendi? Ecco, no. “Buyback”, letteralmente, significa “riacquisto”. Di cosa? Delle azioni della stessa società, collocate in precedenza sul mercato.

Ultimamente questa dinamica è tornata a far parlare di sé: l’S&P 500, il principale indice statunitense, nel 2018 ha toccato il record dal 2000 di riacquisti, arrivando a quota 216 miliardi di dollari USA.

 
Buyback | amCharts

 

Vediamo allora come funziona il buyback e che cosa c’è dietro.

 

A me le mie azioni: le ragioni del buyback

Una società quotata che annuncia un buyback ci sta in pratica dicendo che intende ricomprarsi le sue azioni, finanziando questa operazione di riacquisto con i suoi utili operativi. Sì, ma perché?

Il buyback è innanzitutto un modo per remunerare gli azionisti, restituendo loro in parte la ricchezza investita. In altre parole, è una vera e propria alternativa ai dividendi.

Una ragione può essere l’inasprimento della tassazione sui dividendi stessi (che sono considerati redditi da capitale) in confronto a quella sulle plusvalenze (che invece sono riconducibili alla voce dei redditi diversi di natura finanziaria)1, inasprimento che potrebbe far risultare più conveniente ridistribuire gli utili fra gli azionisti attraverso appunto il riacquisto delle azioni proprie piuttosto che con lo stacco periodico del classico dividendo.

A parità di altre condizioni, il buyback spinge in alto il valore delle azioni: e infatti sostenere il valore del titolo supportandone la domanda è un’altra delle ragioni che possono convincere un’azienda a intraprendere il riacquisto dei suoi stessi titoli.

Ma un buyback può servire anche a migliorare i ratios aziendali, dal momento che l’acquisto riduce gli asset a bilancio (esce cassa, che sta nell’attivo, e cala il numero di azioni) e rafforza indicatori come il Return on Equity (ROE) e il Return on Assets (ROA). Un’operazione che, da questo punto di vista, può assumere in alcuni casi una valenza un po’ “cosmetica”, ma a volte la cosmetica serve.

Una società può optare per il buyback anche per perseguire altri obiettivi2, che sintetizziamo qui sotto.

  • Mandare un segnale di fiducia al mercato: l’azienda, comprando le sue stesse azioni, dimostra di credere in sé e nelle sue potenzialità e incoraggia gli investitori a fare lo stesso.
  • Dare il via a riduzioni del capitale sociale: le azioni ricomprate vengono, in una seconda fase, ritirate dal mercato.
  • Creare una riserva di titoli da utilizzare poi per acquisizioni e/o scambi azionari con altre società.
  • Reperire azioni da concedere in opzione ai manager al raggiungimento di obiettivi di tipo economico-finanziario (le cosiddette stock option).
  • Preservare gli assetti proprietari, per esempio quando un socio esce e gli altri non hanno la possibilità di rilevare subito le sue quote: in questo caso, l’azienda interviene opponendo un blocco all’entrata nella compagine azionaria di soci che non sarebbero graditi.

 

 

Come funziona il riacquisto di azioni proprie?

Secondo quanto prevede la legge (in particolare, gli articoli 2357 e 2358 del Codice Civile), il riacquisto deve avvenire entro i limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili che risultano dall’ultimo bilancio approvato.

L’acquisto deve essere approvato dai soci in assemblea: è l’assemblea, infatti, non solo a dare l’ok ma anche a fissarne le modalità, con il dettaglio del numero massimo di azioni da ricomprare, della durata del piano di riacquisto – che non può superare i 18 mesi – e dei corrispettivi minimi e massimi.

Possono essere oggetto di acquisto solo le azioni interamente liberate, ovvero quelle rispetto alle quali è stato completamente eseguito il conferimento. E il valore nominale delle azioni acquistate non può superare la decima parte del capitale sociale, considerando anche le azioni possedute da società controllate.

Rispettati tutti questi punti, il riacquisto può avvenire con offerta pubblica a prezzo fisso o con acquisti sul mercato secondario (che è il luogo in cui circolano i titoli di vecchia emissione).

Con il riacquisto, lo abbiamo detto, la società ridistribuisce gli utili agli azionisti che decidono di vendere le azioni in loro possesso. Ma anche gli azionisti che non aderiscono al buyback possono trarne indirettamente beneficio.

Dato che il buyback spesso si fa per sostenere il valore del titolo, chi lo possiede può assistere a un incremento delle valutazioni in Borsa, con l’implicita possibilità di rivenderlo in tutto o in parte sul mercato e ottenere così una plusvalenza.

 

Critiche al buyback

Il riacquisto di azioni proprie non è esente da critiche. La principale è che altererebbe i normali valori del mercato innalzando in modo artificioso le quotazioni. Secondo alcuni, il buyback sottrarrebbe all’azienda profitti che invece potrebbero essere investiti in progetti di crescita a medio-lungo termine.

Altri ancora puntano il dito sul fatto che il buyback spesso si rivela molto vantaggioso solo per gli azionisti, che approfitterebbero di questa possibilità per intascare plusvalenze quando il titolo è in una fase rialzista.

Sia come sia, vale la regola generale: il buyback è solo un mezzo, e lo si può usare per assecondare il lato oscuro così come quello chiaro della forza. Tutto sta alla coscienza degli azionisti che lo approvano in assemblea.

 



1 – Definizione “buyback” – Fonte: Treccani
2 – Quando le società varano piani di riacquisto? – Fonte: Borsa Italiana

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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