Il risultato delle elezioni in Grecia è, per l’euro, paragonabile allo schivare una pallottola all’ultimo. Il problema è però che si continua a sparare ovunque e lo si farà ancora per molto tempo.
Come scritto ieri, il risultato elettorale mantiene per ora la Grecia nell’euro. Di fatto si è trattato di una specie di referendum sulla volontà o meno di restare all’interno della moneta unica e il risultato fa onore alla penisola ellenica. Se la Grecia dovesse riuscire a formare una coalizione di governo decente, potrebbe spuntare forse una blanda rinegoziazione del programma di aggiustamento dei conti pubblici, cosa che renderebbe meno probabile un’uscita dalla valuta continentale in tempi brevi. Ma a medio termine (intesi come 3-6 mesi a dir tanto)?
La dinamica macroeconomica e politica rende la Grecia una continua fonte d’incertezza: ad occhi disincantati la Grecia appare come una mina vagante nell’Eurozona. Infatti, lo stato di depressione economica del Paese può solo aumentare con le politiche di austerità, così come il già elevatissimo tasso di disoccupazione. Il conseguente calo della fiducia interna ed esterna alla Grecia la rende instabile politicamente, socialmente e finanziariamente.
Quindi, o chi ha in mano le redini dell’Eurozona fa qualcosa di deciso, o presto saremo punto e a capo. In altri termini, gli eventi, nella forma schizoide dei mercati finanziari, sembrano spingere l’Eurozona verso il cambiamento drastico, in un senso o nell’altro. Se la Grecia è una mina vagante, la Spagna con il suo disastrato sistema bancario e a ruota l’Italia sono, per dimensioni e impatto sui mercati, dei vasti campi minati che i leader europei devono giocoforza attraversare. Il destino dell’euro si decide in Spagna e Italia.
L’attuale condizione mi ricorda molto una situazione che ricorre nell’analisi dei sistemi complessi dinamici (il mondo economico-finanziario ne costituisce un esempio, penso pochi di voi abbiano dubbi in proposito): le “soluzioni bang-bang”. Si tratta di situazioni nelle quali le cosiddette “variabili di controllo”, che in questo caso sono essenzialmente i rapporti giuridici tra gli Stati e la politica fiscale e monetaria, oscillano tra due valori estremi, non essendoci spazio per soluzioni intermedie. Solo bianco o nero, niente grigio.
Ecco, l’Europa di oggi mi fa pensare che ci avviciniamo sempre più ad una “soluzione bang-bang” della crisi euro, dove gli estremi sono:
- Bang! L’Euro cade a pezzi (dove il primo pezzo potrebbe essere proprio la Grecia), dando il via ad un pericoloso scenario di contagio nel quale violente tempeste di volatilità spazzano i mercati finanziari e il sistema bancario europeo con conseguenze devastanti;
- Bang! L’Eurozona si muove velocemente e in modo convincente verso una vera unione politica, fiscale, bancaria, quella del disegno originale dei padri fondatori dell’euro.
Il vento dei mercati finanziari spinge la politica ad addossarsi le sue responsabilità storiche, che si fanno giorno dopo giorno più pesanti. Ma i tempi sono stretti (credo abbia ragione Soros, che parla di qualche mese): al contrario dei politici, i mercati sono veloci e la politica deve adattarsi, agendo in fretta, dimenticando i particolarismi e il personale tornaconto elettorale. Del resto, quando un Governo si rivolge ai mercati finanziari per la raccolta di denaro, ne deve accettare i meccanismi di funzionamento. Incluso il meccanismo numero uno: quando la fiducia in un Governo cala sotto un certo livello, è normale che nessuno voglia più acquistare i titoli di Stato di quel Paese. Proprio quello che da qualche anno sta succedendo, con effetto domino, ai Paesi dell’area euro.
Persino Angela Merkel, a mio personale parere una delle principali responsabili della pluriennale cattiva gestione di questa crisi, sta forse realizzando pienamente quanto sia grave la situazione: si è detta pronta a muovere verso una seria unione fiscale con controllo centrale dei bilanci (ndr questo implicherebbe anche qualche forma di eurobond), affermando che “fu un errore non aver creato l’unione fiscale 15 anni fa”. Come mutano le opinioni sotto la sana spinta della paura…
Un pensiero saggio è arrivato dal Presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso, che la settimana scorsa ha detto: “Ora siamo in un momento decisivo per l’integrazione europea”. Bene Presidente, ora passiamo ai fatti. Perché il cambiamento sta arrivando. In un modo o nell’altro.
Bang! Bang!