A inizio novembre 2011 ho pubblicato un post nel quale evidenziavo la netta superiorità dei BOT sui depositi bancari vincolati, o conti deposito.
Non sto a farla lunga: ora la situazione si è completamente ribaltata.
Infatti oggi un BOT a 6 mesi rende lo 0.80% lordo, contro un tasso lordo del 4.00%-4.30% dei conti deposito offerti dalle banche commercialmente più aggressive (tipicamente on-line).
In questi mesi la fiducia nel sistema Italia è salita, le banche sono state blindate dalla BCE con generose dosi di liquidità e l’accesso privilegiato a finanziamenti (il famoso LTRO). Perciò, passata la tremarella per la crisi dell’Eurozona, i rendimenti dei titoli di Stato italiani, in particolare quelli a breve come i BOT, sono scesi di brutto – basta guardare il grafico seguente.
CLICCA SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRLA
E così i conti deposito si sono presi la loro rivincita sui BOT.
Per la cronaca, non è che le banche siano diventate improvvisamente generose: la generosità non è, in effetti, il loro principale tratto genetico. Più che altro, per motivi biecamente commerciali, i tassi d’interesse offerti dalle banche non si muovono velocemente come i rendimenti delle obbligazioni quotate sul mercato – i BOT per esempio. Infatti, mentre i rendimenti dei Buoni Ordinari del Tesoro si muovono come schegge nell’etere, i tassi d’interesse offerti dalle banche si muovono in un liquido denso e vischioso (arbitrariamente scelto della vostra immaginazione); non si cambiano campagne promozionali e documentazione in due minuti ma prima o poi ciò accadrà (anche perché ora le banche hanno accesso a finanziamenti a breve meno costosi)… Quindi, è facile prevedere che questo divario di rendimento tra BOT e conti deposito non durerà in eterno.
Sicché, se prossimamente avete intenzione di fare investimenti a breve scadenza e bassissimo rischio, vi conviene includere i conti deposito nel ventaglio di possibilità. Impensabile per me consigliare una banca o un conto in particolare: la remunerazione del conto varia in base all’istituzione bancaria prescelta, alla somma depositata, alla scadenza, alle condizioni accessorie del conto, ecc. Insomma, dovete valutare caso per caso.
Per ottenere la remunerazione promessa, magari dovete aprire un nuovo conto, con relativo piccolo sbattimento – in giro ci sono dei veri maestri, professionisti del “salto del conto”, risparmiatori che zompettano di continuo da una banca all’altra, alla ricerca delle migliori opportunità (stessa roba con gli operatori telefonici).
Considerate anche che i conti deposito sono tassati al 20% (i BOT al 12.5%) e sono soggetti all’imposta di bollo.
Poi, i BOT li vendete quando volete al prezzo di mercato, mentre i depositi no: se uscite dal conto vincolato prima della scadenza è ovvio che non avrete la remunerazione promessa (…altrimenti non si chiamerebbero depositi “vincolati”) e, a volte, la disponibilità del denaro non è immediata, ma occorrono alcuni giorni, anche più di 30 in qualche caso, per riottenere i propri quattrini. Magari la banca afferma che il conto non è vincolato, intendendo dire che, dietro vostra richiesta, i soldi ve li ridanno indietro anche prima della scadenza… ma non con la remunerazione prestabilita. Invece, in altri casi, prima della scadenza non vedrete nulla neanche se vi metterete a piangere come un neonato – cito testualmente da un prospetto informativo tra i tanti: “Il deposito vincolato non potrà in alcun modo essere estinto dal Depositante prima della scadenza contrattuale del vincolo, pertanto sino a tale data il Depositante non potrà avere alcuna disponibilità delle somme vincolate”. E così, per evitare amare sorprese, prima di firmare vi consiglio di informarvi bene circa le condizioni di uscita anticipata: leggete i prospetti informativi, mettendoci un briciolo di attenzione ed evitate di firmare bovinamente qualsiasi cosa vi sottoponga la banca.
In sostanza, i depositi vincolati sono un investimento abbastanza illiquido della liquidità. Ciò nondimeno può valerne la pena, basta essere ben consci di quel che si sta facendo.