I fatti salienti
Moody’s risparmia il “junk” all’Italia. Nella serata di venerdì 19 ottobre, a mercati chiusi, l’agenzia di rating Moody’s ha fatto sapere di aver abbassato il giudizio sul merito di credito dell’Italia di un solo gradino, l’ultimo della scala investment grade: a Baa3 da Baa2. Stabile l’outlook.
La prospettiva di un deficit più alto delle attese, gli impatti negativi dello stallo delle riforme strutturali e fiscali, la crescita del debito e l’escalation delle tensioni con i partner UE alle radici della decisione. Il 26 ottobre, sempre in serata, la parola passa a Standard & Poor’s.
L’UE rispedisce al mittente la bozza di bilancio. Il 18 ottobre una prima lettera firmata dai commissari UE Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici per chiedere chiarimenti sul Documento Programmatico di Bilancio inviato da Roma tre giorni prima.
Il 22 la risposta del ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha confermato il target di deficit, con conseguente violazione del Patto di Stabilità, per supportare la crescita.
Il 23 la bocciatura ufficiale del nostro DPB da parte della Commissione, con l’invito a mandarne una versione rivista e corretta entro tre settimane. Il governo Lega-M5S ha detto che non cambierà una virgola. Se così sarà, l’UE potrebbe aprire una procedura per infrazione sul deficit.
Preoccupazione espressa anche dal presidente della BCE Mario Draghi, che si è comunque detto fiducioso sul raggiungimento di un accordo tra le parti: un’intesa eviterebbe uno spread persistentemente alto che, alla lunga, metterebbe in difficoltà il sistema bancario italiano.
Sconto pre-elettorale al ceto medio. Mentre si avvicina il voto di metà mandato per il rinnovo di Camera e Senato (6 novembre), il presidente USA Donald Trump ha annunciato il suo progetto di un “massiccio taglio alle tasse” per il ceto medio, possibile contrattacco in una partita che, secondo i sondaggi odierni, dovrebbe concludersi con il Senato ai Repubblicani e la Camera ai Democratici.
Positiva intanto la prima stima sulla crescita del PIL nel terzo trimestre, che conferma il buon momento economico del Paese: +3,5% su base trimestrale, battendo così il 3,3% atteso.
Il grafico della settimana
Calma e sangue freddo. Nell’ultimo mese i mercati sembrano aver prepotentemente invertito la rotta: dagli Stati Uniti all’Asia, le perdite dei listini nelle rispettive valute oscillano tra il -5 e il -10%. Una correzione importante, ma niente di sorprendente.
Prendendo in esame l’S&P 500, uno dei principali indici e motore delle piazze finanziarie mondiali, notiamo che la sua peggior caduta – il max drawdown – di quest’anno, ad oggi, è ancora lontana dalla media storica: -9% attuale contro un -25% storico.
Come si vede dal grafico, cadute dell’indice tra il -5 e il -15% sono l’evento più frequente di questo mercato.
Come si sono mossi i mercati
Wall Street in crash. Quindi, se il momento economico è buono e i risultati aziendali usciti finora anche, a cosa si deve il crash registrato dal mercato azionario USA in settimana? Qualche ipotesi: tensioni commerciali e geopolitiche, timori sugli Emergenti e sull’Eurozona, preoccupazioni sulla tenuta dei margini aziendali in questo contesto.
Fatto sta che il 24 ottobre l’S&P 500 ha perso il 3,1% con il sesto calo di fila, annullando il rialzo da inizio anno e toccando i minimi da maggio. Peggio ancora il Nasdaq 100, che con il suo -4,6% ha registrato la peggiore seduta dell’anno.
L’effetto sui mercati asiatici. Debolezza anche in Asia, con la Borsa di Tokyo che chiude la settimana in calo del 6%. Più pacati i listini cinesi, grazie anche alla rete di aiuti alle imprese intessuta dal governo come antidoto all’impatto dei dazi.
Tutte le angustie europee. In Europa, dove la stagione delle trimestrali finora ha fatto registrare più luci che ombre, pesano i timori sulla crescita globale, il braccio di ferro commerciale tra Stati Uniti e Cina e le preoccupazioni sulla Brexit e sui conti italiani. Ennesima settimana in affanno per il Ftse MIB.
Euro ancora in calo. Sul finire della settimana, in attesa del responso di S&P, lo spread BTP-Bund si è riportato ben sopra i 300 punti base. Anche l’euro sconta l’attuale situazione ed è sceso sotto l’1,14 nel cambio con il dollaro.
Petrolio, continua la ritirata. È proseguita la scia di vendite che ha progressivamente portato il Brent e il WTI lontano dai massimi raggiunti agli inizi di ottobre: il prezzo del barile, in entrambi i casi, è sceso in queste settimane di quasi 10 dollari.
[slide-anything id=”50483″]Da segnare in agenda
Stati Uniti – Settimana ricca negli States, a cominciare dal rapporto sulla fiducia dei consumatori. Al centro della scena, il mercato del lavoro: il 31 ottobre focus sulla variazione dell’occupazione non agricola (ADP) a ottobre, il 2 novembre le buste paga del settore non agricolo (sempre a ottobre) e il tasso di disoccupazione (atteso al 3,7%). Nel mezzo, l’indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a ottobre.
Eurozona – Martedì 30 si conoscerà il tasso di disoccupazione a settembre, ma non solo: il calendario prevede anche l’aggiornamento sulla variazione trimestrale e annuale del Prodotto Interno Lordo nel terzo trimestre. Il 31 ottobre sarà la volta dell’indice dei prezzi al consumo annuale. Infine, attenzione all’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero.
Gran Bretagna – Il primo novembre si conoscerà l’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero a ottobre. Nello stesso giorno è atteso il rapporto della Bank of England sull’inflazione, contestualmente alla decisione sul tasso d’interesse (atteso invariato allo 0,75%), cui seguirà il discorso del governatore Carney. Il 2 novembre focus sull’indice dei direttori degli acquisti del settore costruzioni, sempre a ottobre.
Giappone – Riflettori accesi sulla politica monetaria anche in Giappone, dove mercoledì 31 ottobre la Banca del Giappone rilascerà la dichiarazione sulla politica monetaria, insieme al rapporto sulle prospettive. Seguirà conferenza stampa.
Cina – Il 31 ottobre uscirà l’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a ottobre, cui farà seguito, il primo novembre, l’indice manifatturiero PMI-Caixin.