Gli indici dei mercati azionari USA sono ai massimi, proprio come un anno fa e al medesimo livello pre-caduta di Lehman Brothers. La Borsa d’Oltreoceano ha praticamente annullato l’intera crisi economica (la Borsa, non l’economia reale).
E il Vecchio Continente? Nonostante la notevole performance per alcuni mercati, è rimasta un po’ indietro. A differenza della seconda parte del 2011, dove ogni rally veniva giudicato ottimo per prendere profitto, oggi il “sentiment” degli investitori è più di incrementare le posizioni sugli storni del mercato.
Quali le ragioni alla base di questo rally? Quali i rischi?
Determinati scenari macroeconomici possono fornire una prima e valida spiegazione.
L’elemento più evidente dell’ultimo periodo è la crescita dell’America, anche considerando l’ultima lieve delusione avuta con l’ISM (l’indice manifatturiero, uno dei più importanti sull’andamento del settore elaborato dall’Institute for Supply Management).
E il resto del mondo? L’Europa è “vittima” del rigore tedesco e di una soluzione della crisi basata su politiche di bilancio restrittive che stanno provando tutti, Germania inclusa, mentre i Paesi emergenti, dal canto loro, rallentano rispetto al ritmo di crescita degli ultimi anni; un occhio di riguardo si pone sempre alla Cina che ha, di recente, rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2012.
La liquidità, a livello globale, è abbondante: BCE, Fed, Bank of England e Boj (la Banca Centrale giapponese) hanno intrapreso azioni di politica monetaria convenzionali e non, tutte volte a mantenere ampia e accessibile la liquidità sul mercato; contribuisce a mantenere bassi i rendimenti dei titoli obbligazionari e aumenta la propensione al rischio degli investitori alla ricerca di rendimenti incrementali. Inoltre la BCE targata Draghi ha evitato il rischio di credit crunch e abbassato il costo di finanziamento delle banche. Ora si auspica che la liquidità inizi a circolare nell’economia reale.
Vi è poi la crisi del debito sovrano: approvato parzialmente il pacchetto di aiuti alla Grecia, si attende l’esito dell’adesione al PSI (la partecipazione allo swap dei titoli greci da parte del settore privato, a partire dall’8 marzo) e della riunione dell’Eurogruppo del 9 marzo; le aspettative per il piano di ristrutturazione non sono univoche e sul Paese ellenico incombe ancora lo spettro della bancarotta. Da non tralasciare, infine, il tema dei “conti pubblici”, alla ribalta da queste parti, sebbene, per ora, sia ancora trascurato.
E L’Italia?
Il nostro Paese sembra esser riuscito a sfilarsi dall’effetto contagio, lo stesso vale in generale sui mercati euforici per l’LTRO della BCE: lo spread ha addirittura superato verso il basso la Spagna (il decennale spagnolo oggi rende di più). Se da un lato si è evitato il peggio sulle Banche, consentendo loro di decelerare il deleveraging e aumentando i flussi sui titoli governativi, dall’altro le incertezze sono molte.
Non dimentichiamo inoltre che in Grecia si stanno avvicinando le elezioni politiche (fine aprile o inizio maggio) e non saranno una passeggiata.