I fatti salienti della settimana
Deficit/PIL al 2,4% nei prossimi tre anni. Il braccio di ferro tra il Tesoro e il Governo si è risolto così: rapporto deficit/PIL previsto al 2,4% nel 2019, nel 2020 e nel 2021. Il ministro Tria resta al suo posto.
Calma e gesso dall’UE. La Commissione UE ha preferito rinviare ogni commento: “la Commissione Europea valuterà i Documenti Programmatici di Bilancio per il 2019 di tutti gli Stati membri della zona euro, inclusa l’Italia, nelle settimane successive alla loro presentazione, che deve avvenire entro il 15 ottobre, e prima della fine di novembre”, ha detto un portavoce dell’esecutivo UE.
Ma passiamo ad altro. Come previsto, la Federal Reserve ha alzato i tassi portandoli al 2-2,25%, nel terzo aumento da inizio anno. Ha anche rivisto al rialzo le stime di crescita dell’economia USA al 3,1% per il 2018, dal 2,8% di giugno, confermando la stima dell’inflazione al 2,1% e ritoccando leggermente quella sulla disoccupazione, dal 3,6% al 3,7%. C’è spazio per un altro rialzo prima della fine del 2018, cui dovrebbero seguirne tre nel 2019.
Aggiornamenti macro dagli States. Confermato il +4,2% del PIL USA nel secondo trimestre dell’anno, mentre la bilancia commerciale di agosto ha visto il deficit crescere oltre attese.
Merkel in affanno, ma l’economia va. Voci di una possibile crisi politica in Germania, dopo che il più stretto collaboratore della cancelliera Angela Merkel, Volker Kauder, è stato battuto a sorpresa da Ralph Brinkhaus nel voto per il posto di capogruppo della CDU. In compenso, l’IFO tedesco di settembre si è confermato sui buoni livelli di agosto, sintomo di un’economia solida.
Nervi tesissimi sul commercio. Notizie meno buone sul commercio: la Cina nel week end ha annunciato il ritiro della sua delegazione ai colloqui previsti in settimana e ha cancellato quelli previsti tra il vice premier Liu He e il segretario al Tesoro USA Steve Mnuchin. Le autorità cinesi hanno anche pubblicato un Libro Bianco nel quale accusano gli Stati Uniti di tenere un atteggiamento incoerente e irrispettoso, con grave danno alle relazioni maturate nei decenni.
Argentina con l’acqua alla gola. Il Fondo Monetario Internazionale ha elevato a 7,1 miliardi di dollari USA il piano di aiuti accordato a giugno all’Argentina, da 50 a 57,1 miliardi. L’FMI ha anche deciso di mettere a disposizione 19 miliardi extra tra oggi e fine 2019. Decisione arrivata dopo le dimissioni – ufficialmente per “motivi personali” – del governatore della banca centrale argentina Luis Caputo, sostituito da Guido Sandleris.
Grafico della settimana
Se il debito diventa più costoso. Stanti le ultime novità e i loro effetti sui mercati, abbiamo deciso di osservare come si è evoluta la curva dei tassi del nostro Paese, curva che è l’espressione del costo dell’indebitamento dello Stato. Come si evince dal grafico, negli ultimi tre anni il costo del denaro è continuamente salito: per lo Stato indebitarsi è diventato sempre più caro.
Rispetto a due anni fa, l’aumento del costo medio lungo la curva tra i 3 e i 10 anni è pari a circa 170 punti base. Rispetto allo scorso anno, lo stesso spettro della curva è aumentato in media di 50 punti: come abbiamo visto, gli effetti sull’economia reale sono tangibili.
Come si sono mossi i mercati
Panorama variegato sull’azionario. La settimana in Asia è iniziata con una pausa per la festività dell’equinozio d’autunno. Le buone notizie dal gruppo MSCI hanno fatto bene all’azionario cinese. Positiva anche Tokyo, in scia ai segnali di amicizia fra Trump e Abe e nonostante lo stacco del dividendo da parte di molte blue chip del Nikkei. A Wall Street bene il Nasdaq, meno gli altri indici. L’Europa e l’Italia chiudono la settimana in debolezza, nel quadro del confronto-scontro su deficit e bilancio.
Rendimenti in calo alle aste pre-DEF. Nella mattina di giovedì 27 settembre, quando ancora non si conoscevano i dettagli sull’aggiornamento del DEF, il Tesoro ha collocato 2 miliardi di euro di BTP a cinque anni con rendimento al 2,03% dal 2,44% dell’asta di fine agosto, 2 miliardi di euro di BTP a 10 anni, con un rendimento in calo al 2,90%, e 1,25 miliardi di euro di CCTeu, con rendimento passato dal 2,3% all’1,77%. La domanda del decennale è risultata la più alta da maggio. Un calo durato poco: all’apertura dei mercati del venerdì il rendimento offerto dal BTP è schizzato intorno al 3,10%, con lo spread in rialzo di 30 punti base, a quota 270 punti circa.
L’euro torna sotto pressione. Il cambio euro/dollaro chiude la settimana intorno a quota 1,16.
Quotazioni in rialzo per il petrolio. Il greggio ha toccato i massimi dal novembre 2014, dopo il vertice di Algeri di domenica 23 settembre che non ha portato novità sulla produzione.
In agenda
Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana (fonte: Bloomberg).
Giappone – Lunedì primo ottobre usciranno l’indice Tankan dei grandi produttori manifatturieri e delle grandi aziende non manifatturiere nel terzo trimestre.
Europa – In settimana, anche qui, da monitorare gli indici dei direttori degli acquisti. Il primo ottobre uscirà l’aggiornamento sul tasso di disoccupazione. Il 3 focus sulle vendite al dettaglio.
Italia – Il 3 ottobre arriverà l’aggiornamento sul rapporto deficit/PIL da inizio anno. Il 5 l’ISTAT diffonderà la nota mensile sull’economia italiana.
Stati Uniti – Lunedì uscirà l’indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero. Il 3 tocca alla variazione dell’occupazione non agricola, all’indice ISM non manifatturiero e alle scorte di petrolio greggio. Venerdì 5 ottobre, infine, le buste paga del settore non agricolo e il tasso di disoccupazione.