I mercati finanziari vengono spesso citati come entità prive di anima, in realtà sono fatti di persone. In quest’ottica i sali e scendi di Borsa non sono altro che il frutto del lavoro di sintesi di milioni di risparmiatori e investitori. Grazie alla globalizzazione, gli investimenti hanno una notevole capacità di movimento internazionale, ma i risparmi tendono ad essere concentrati nelle mani dei Paesi Sviluppati.
Il grafico sottostante mette a confronto il PIL pro-capite come sintesi della capacità di un Paese di accumulare risparmio da investire nel momento in cui non viene completamente consumato; e la ricchezza finanziaria accumulata, che rispetto alla ricchezza reale ha una maggiore capacità di smobilizzo.
Senza grandi sorprese, i Paesi Sviluppati dominano gli Emergenti sia in termini di ricchezza finanziaria che in termini di capacità di accumulare risparmio. Infatti, per quanto gli Emergenti abbiano una propensione al risparmio mediamente più elevata, in termini masse hanno ancora molta strada da fare per raggiungere i livelli dei Paesi Sviluppati. Se poi ci aggiungiamo il fatto che i Paesi Sviluppati tendono ad avere un mercato dei capitali più efficiente e aperto, il dominio finanziario dei Paesi Sviluppati non dovrebbe essere messo in discussione tanto presto, rivoluzione tecnologica permettendo.
Ad esempio, in termini di ricchezza complessiva e di PIL, la Cina è un gigante al pari di Stati Uniti ed Europa, ma al momento il risparmio domestico non ha la stessa libertà di movimento che c’è negli altri Paesi sviluppati. La fondazione Heritage, calcola ogni anno un indice sulla libertà di movimento degli investimenti, e la Cina è saldamente tra le ultime posizioni.
Insomma, i capitali si muovono in fretta e sui mercati finanziari l’umore dei risparmiatori dei Paesi Sviluppati continua a fare il bello e il cattivo tempo.