Punti chiave
- La Cina corre ai ripari
La banca centrale cinese ha immesso liquidità nel sistema finanziario per 74 miliardi di dollari. Allo stesso tempo il Governo ha deciso di sostenere l’economia con un piano fiscale incentrato su il taglio delle tasse e sull’aumento delle spese in infrastrutture ($198,2 miliardi). - Le aziende USA macinano utili
Le trimestrali negli USA relative al secondo trimestre sono entrate nel vivo (185 su 497 aziende hanno pubblicato i dati) ed i risultati sono buoni: la crescita media anno su anno è pari al +9,6%, mentre quella degli utili per azione è del +21,5%. - Brexit nella nebbia
Si è dimesso il segretario della Brexit David Davis e il ministro degli Esteri Boris Johnson lo ha seguito a ruota, entrambi per protesta contro le condizioni della Brexit approvate dal Governo, giudicate troppo morbide. Intanto la prima stima del PIL britannico del secondo trimestre conferma il rimbalzo, favorito dal settore costruzioni.
Grafico del mese
I dazi aumentano i rischi ma non lasciano il segno: il Fondo Monetario Internazionale ha ridotti di 0,1% la crescita dei Paesi Sviluppati per 2018, e mantenuto inalterata quella per il 2019. Guardando avanti la crescita dovrebbe stabilizzarsi del prossimo biennio, l’accelerazione dei Paesi Emergenti dovrebbe compensare la decelerazione dei Paesi Sviluppati. Tra le economie avanzate, la meno dinamica si conferma l’Europa (UK ed Eurozona), con l’Italia fanalino di coda.
Commento generale
Il Fondo Monetario Internazionale ha preso atto della decelerazione del ciclo economico ed ha rivisto leggermente al ribasso le previsioni di crescita dei Paesi Sviluppati per quest’anno, ma ha mantenuto alterate le stime per l’anno prossimo. Le previsioni per il biennio 2018-2019 rimangono solide, in un contesto economico dove l’inflazione non morde e la politica monetaria può ridurre gli stimoli monetari senza troppi problemi.
Nonostante una situazione economica che nel complesso resta benigna, nel nostro “radar dei rischi” non mancano certo argomenti sui quali riflettere.
Guerra commerciale
La Cina e l’Europa stanno rispondendo all’aggressiva politica commerciale di Trump colpo su colpo. Al momento, le ripercussioni della battaglia sono modeste, e lo rimarranno se l’Europa e la Cina accetteranno di ridurre di un po’ il loro deficit commerciale verso gli Stati Uniti. Al momento, la strategia americana sembra spingere il resto del mondo ad allinearsi.
Data l’imminenza delle elezioni di midterm, riteniamo improbabile che Trump provochi un escalation del conflitto commerciale, con atti dall’impatto potenzialmente negativo sulle Borse, inclusa quella statunitense.
Elezioni USA e Fed
Il 6 novembre ci sono le elezioni di midterm e, stando ai sondaggi (per quel che valgono) i Repubblicani potrebbero perdere il Senato e la Camera dei Rappresenti. Di solito, queste elezioni finiscono con il ridimensionare il potere legislativo del Presidente. Se da un lato il ciclo positivo sulle tasse potrebbe arrestarsi, la pressione (anche dei Repubblicani) sul debito e sui dazi potrebbe portare qualche beneficio di medio-lungo termine. La Fed, comunque, va dritta per la sua strada: sono attesi due aumenti dei tassi nel 2018 e tre nel 2019.
Italia: il Documento Programmatico di Bilancio
Da inizio anno lo spread BTP-Bund è aumentato di circa 100 punti base in seguito ad una revisione del rischio di credito da parte degli investitori. Fino ad ora, il ministro del Tesoro Tria ha ribadito che i margini di manovra sono stretti e che le riforme “potenziali” dovranno tenerne conto.
Entro il 15 ottobre, il Governo dovrà presentare alla Commissione Europea il Documento Programmatico di Bilancio: in quell’occasione si capiranno le reali intenzioni dell’esecutivo italiano e fino a che punto sono disposti a battagliare con l’Europa per qualche punto di percentuale di flessibilità in più.
Elezioni europee e successione di Mario Draghi
Se elezioni di maggio in qualche modo confermassero l’attuale rappresentanza nazionale, il Parlamento Europeo potrebbe essere costituito da un gruppo consistente di euroscettici, che rischia di rallentare ulteriormente il progetto europeo. Progetto al momento bloccato su tutti i fronti: immigrazione, unione bancaria e condivisione dei rischi.
Il QE terminerà a dicembre, e non si parlerà di aumentare i tassi d’interesse fino metà anno. Se ciò che è successo negli USA può essere considerato un precedente, i rendimenti dei mercati obbligazionari inizieranno a salire dolcemente in anticipo di qualche mese. Quindi l’estate 2019 si preannuncia calda. Anche perché si entrerà nel vivo della questione più delicata, ossia la successione di Mario Draghi alla BCE (prevista per novembre).
Finalmente la Brexit
La data cruciale è il 29 marzo, momento in cui la Brexit sarà effettiva. Il Premier May incassa un colpo dopo l’altro ma rimane in piedi e, se non cade il Governo, dovrebbe passare la linea morbida che prevede un tempo di transizione in cui gli UK saranno ostaggio delle regole europee. Se così sarà perderà un bel po’ di credibilità, e sui mercati la credibilità serve.
La Cina mette benzina nel motore
La guerra sui dazi arriva in un momento in cui la Cina ha il suo bel da fare per diventare un’economia di mercato incentrata sui consumi. Per dare un po’ di ossigeno alla crescita, le autorità cinesi hanno deciso di dare un colpo alla botte (economia) ed uno al cerchio (canale finanziario) in modo da liberare energie fresche per investimenti e consumi. Occorrerà tenere sotto controllo il cambio e le riserve in valuta estera, che offriranno segnali importanti circa fiducia degli investitori sulla Cina.
Gli Emergenti soffrono ma resistono
Gli Emergenti non sono tutti uguali: bisogna imparare a fare le opportune distinzioni. In questo momento il rischio più grande è che possano inciampare in una nuova crisi da Sudden Stop per via dell’apprezzamento del dollaro e del costo del denaro. Nonostante questo rischio, la reazione complessiva del mercato non lascia presagire nulla di drammatico in arrivo. Inoltre, nel complesso, le autorità dei Paesi Emergenti sembrano avere le risorse adeguate per gestire questa fase.
Lo scenario di rischio sembra infittirsi, ma le vere criticità arriveranno a fine 2019. I prossimi sei mesi sembrano tutto sommato favorevoli. E, guardano all’immediato futuro, salvo il materializzarsi di veri e propri “cigni neri”, eventi estremi per loro natura imprevedibili, non si prospetta un mese di agosto particolarmente pericoloso.
Valutazione per asset class
Materie prime e azioni si giocano il podio con due prospettive diverse: mentre le prime hanno valutazioni fondamentali invidiabili nel lungo termine ma momentum negativo (ad eccezione del segmento energetico), le seconde hanno valutazioni fondamentali in linea con la storia, ma momentum davvero positivo. E, visto che lo scenario dei rischi geopolitici, nonché i risultati aziendali eccellenti, le azioni sono nettamente più appetibili.
Nel mondo del reddito fisso, l’equilibrio tra rischio e rendimento penalizza i titoli dell’Eurozona, spingendo verso le obbligazioni USA, sia governative che corporate, oltre che verso i governativi dei Paesi Emergenti.
L’euro ha un pessimo momentum rispetto alle altre valute dei Paesi Sviluppati, benché abbia acquistato valore rispetto allo yen e al dollaro: meglio continuare a diversificare in termini valutari.
Tatticamente, godono d’interessanti valutazioni (combinando momentum e valutazioni fondamentali) i mercati dell’Est, in particolare la Russia, poi il Canada, ed i bond high yield degli Emergenti.
I portafogli
I portafogli hanno beneficiato del recupero globale dei mercati azionari, in particolare degli ETF su Emergenti e titoli tecnologici. I risultati aziendali e il quadro dei rischi geopolitici ci permettono di essere moderatamente positivi sul prossimo trimestre: le azioni sembrano avere le carte in regola per chiudere l’anno in positivo. Non siamo affatto scarichi di azioni e, tutto sommato, va bene così in questa fase. Sul fronte obbligazionario restiamo positivi su Emergenti e corporate bond.
[accordion title=”Portafogli Tematici”]Non abbiamo fatto cambi di asset allocation.
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[accordion title=”Portafogli Tattici”]
Non abbiamo fatto cambi di asset allocation.
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[accordion title=”Portafogli Obiettivo”]
Non abbiamo fatto cambi di asset allocation.
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