I fatti salienti della settimana
Trump contro tutti. Venerdì 8 giugno ha preso il via in Quebec, Canada, il 44esimo vertice del G7, la riunione delle sette nazioni con la ricchezza netta più alta al mondo. Oltre al Paese ospitante, presenti Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Tanti i temi scottanti, ma il più importante di tutti è il commercio mondiale.
I sette Paesi si presentano così schierati. Gli USA hanno appena ufficializzato l’accordo con l’azienda cinese ZTE, che altrimenti avrebbe cessato la propria attività, ma non è ancora chiaro cosa succederà il 15 giugno, giorno in cui la Casa Bianca dovrebbe definire i dettagli dei 50 miliardi di dollari di dazi sui prodotti cinesi.
Preoccupazione tra gli agricoltori USA che temono ritorsioni dalla Cina, dove intanto si tiene il “contro-G7”: a Qingdao, sul Mar Giallo, si confrontano gli otto Paesi della Shanghai Cooperation Organization.
Il segretario del Tesoro USA Steve Mnuchin starebbe cercando di convincere Trump a imporre limiti meno stringenti agli investimenti cinesi negli States e, tornando agli altri G7, starebbe anche premendo affinché il Canada ottenga l’esenzione dai dazi su acciaio e alluminio.
A tal proposito: il primo ministro britannico Theresa May ha definito “ingiustificata” e “profondamente deludente” la decisione USA di applicare i dazi doganali sull’acciaio e l’alluminio all’Europa. Via libera intanto dalla Commissione Europea alla decisione di applicare dazi addizionali a una serie di importazioni dagli Stati Uniti a partire da luglio, in risposta alle ultime decisioni dell’amministrazione Trump.
Il presidente va via prima. A ridosso dell’apertura del G7 canadese si è consumato un confronto-scontro via Twitter tra Trudeau e il presidente francese Emmanuel Macron da una parte e il presidente USA Donald Trump dall’altra. Peraltro, Trump ha annunciato che lascerà in anticipo il vertice per prepararsi – così ha detto – all’incontro con il leader nordcoreano Kim Jong-un a Singapore martedì 12 giugno.
Governo Conte al via. Per l’Italia partecipa al G7 il primo ministro Giuseppe Conte, il cui esecutivo è partito a tutti gli effetti, avendo ottenuto la fiducia sia al Senato che alla Camera. I suoi interventi nelle due aule parlamentari non hanno però fatto chiarezza sulle coperture previste per le importanti misure annunciate nel programma Lega-M5S.
BCE-titoli italiani, giallo risolto. In settimana si sono diffuse voci su un presunto taglio agli acquisti di titoli di Stato italiani da parte della Banca Centrale Europea a maggio nel quadro del quantitative easing. La BCE ha smentito: a maggio gli acquisti di titoli di Stato italiani (3,6 miliardi di euro) sono stati appena sotto quelli del mese precedente (3,9 miliardi) e più di quelli di marzo (3,4 miliardi). E gli acquisti lordi – inclusi cioè i reinvestimenti – sono stati più alti a maggio che ad aprile.
Aggiornamento dall’economia europea. Nel primo trimestre dell’anno il PIL dell’area euro è cresciuto dello 0,4%, quindi niente di eccezionale. Il PMI servizi e quello composito ad aprile sono scesi, ma restando comunque sopra la fatidica soglia dei 50 punti. L’Italia ha visto il PMI servizi salire più delle attese a maggio. Come dire: non ci sono ancora motivi per preoccuparsi, ma meglio non abbassare la guardia (e vale anche per la BCE).
SOS Argentina. Il Fondo Monetario Internazionale è andato in soccorso del Paese dell’America Latina con un nuovo piano di aiuti per 50 miliardi di dollari USA. Si tratta del secondo salvataggio da parte del FMI dopo quello di inizio millennio, quando il Paese dichiarò il default sul debito pubblico. Le proposte economiche del precedente presidente Cristina de Kirchner e dell’attuale Mauricio Macrì non sono state sufficienti a rimettere in sesto il Paese, che solo l’anno scorso era tornato a finanziarsi sui mercati internazionali.
Più centrifughe per arricchire l’uranio. L’Iran ha notificato all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) un piano per aumentare l’arricchimento dell’uranio destinato all’uso civile, elevando il numero di centrifughe. Cosa che, sostiene Teheran, non viola l’accordo concluso nel 2015 a Vienna, accordo dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati l’8 maggio e che per ora resta valido per l’UE, la Germania, la Francia e la Gran Bretagna.
Francia, Germania e Regno Unito intanto hanno inviato una lettera agli USA per chiedere per le loro compagnie l’esenzione dalle sanzioni statunitensi previste per le aziende che continueranno ad avere rapporti con l’Iran.
Nuove rogne per Facebook? Secondo il New York Times, quando partì alla conquista del mondo il gruppo siglò accordi per consentire ai produttori di telefonini e altri dispositivi l’accesso a una vasta quantità di informazioni personali degli utenti: nell’ultimo decennio, avrebbe siglato partnership con almeno 60 produttori di dispositivi. Se confermata, sarebbe una nuova spiacevole vicenda di gigantesca violazione della privacy.
Amazon se la ride. Il gruppo ha raggiunto una capitalizzazione di 800 miliardi di dollari dopo una serie di giornate positive. È la seconda azienda USA ad avere tagliato questo traguardo dopo Apple, la cui capitalizzazione supera i 940 miliardi. Aspettiamo di vedere quale delle due raggiungerà per prima quota 1.000.
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Grafico della settimana
Silenzio, parlano i falchi della BCE. Ad aver condizionato in settimana gli umori dell’azionario e dell’obbligazionario europei sono state le esternazioni di alcuni esponenti della BCE in vista dell’appuntamento di giovedì 14 giugno. “I segnali di convergenza dell’inflazione verso il target si sono rafforzati, la prossima settimana la BCE dovrà valutare se terminare il programma di acquisti”, è stata la dichiarazione del tedesco Peter Praet.
“L’inflazione sta tornando sui livelli compatibili col target, una chiusura del programma di acquisti entro il 2018 è plausibile”, ha detto Jens Weidmann, tedesco pure lui. “È ragionevole attendersi un’interruzione del programma in tempi brevi”, ha aggiunto Klaas Knot, olandese. Alcuni hanno visto in questo un’azione concertata per far sì che il mercato inizi a digerire la possibilità di un annuncio sulla conclusione del quantitative easing già il 14 giugno.
La pressione di alcuni membri della BCE – i cosiddetti “falchi” – si lega alla preoccupazione per il bilancio della banca centrale, lievitato negli ultimi 10 anni proprio per sostenere il sistema bancario e l’economia. Come si vede dal grafico, la BCE è la seconda banca centrale dopo la Bank of Japan sia nel rapporto tra espansione del bilancio dal 2008 a oggi e PIL sia nel rapporto tra dimensioni del bilancio attuale e Prodotto Interno Lordo. La prossima settimana, con le riunioni anche della FED e della Bank of Japan, avremo qualche indicazione in più sull’operatività di questi istituti.
Come si sono mossi i mercati
Tecnologici nel mirino. Proprio grazie all’effetto traino di titoli come Apple, Amazon e Microsoft, il Nasdaq Composite in settimana ha toccato nuovi massimi intraday (con un calo poi nella seconda metà della settimana che venerdì ha pesato sul comparto in Europa).
Nel complesso, si è registrato un certo ritorno dell’appetito per il rischio, anche in scia al fatto che gli investitori si sono ormai un po’ abituati all’“on/off” delle minacce protezionistiche incrociate. Venerdì tutti gli occhi sono ovviamente puntati sul G7, ma anche sui prossimi incontri della Federal Reserve, che dovrebbe operare un nuovo rialzo dei tassi, e della BCE. L’Eurostoxx ha archiviato la settimana sui valori del venerdì precedente, in calo invece il Ftse MIB.
Verso la fine del quantitative easing. Il decennale italiano ha reagito alle esternazioni dei membri della BCE: il differenziale con il rendimento tedesco è tornato a salire, chiudendo la settimana intorno ai 260, complici anche gli interrogativi sul programma del nuovo governo italiano.
Tentativo di recupero per la moneta unica. In compenso, l’euro ha recuperato terreno nei confronti del dollaro, arrivando a 1,18 per poi scendere di nuovo, e anche dello yen giapponese. Dollaro USA che in generale si è indebolito alla vigilia del G7 canadese.
Effetto Venezuela. Ciò che ha contribuito a muovere il prezzo del petrolio è stata la presa d’atto delle difficoltà del Venezuela a rispettare i termini di consegna del prodotto ai clienti (il Paese è praticamente al collasso). Il Brent ha chiuso la settimana intorno ai 77 dollari al barile, il WTI sopra i 65.
In agenda
Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana (fonte: Bloomberg).
Europa – Il primo dato di rilievo della settimana è lo ZEW, che dà conto del sentiment sull’economica tedesca a giugno (atteso un ulteriore calo): uscirà martedì 12. Giovedì 14 la riunione della Banca Centrale Europea con successiva conferenza stampa. Venerdì 15 giugno l’indice dei prezzi al consumo annuale aggiornato a maggio.
Gran Bretagna – Lunedì 11 giugno uscirà il dato sulla produzione manifatturiera ad aprile. Martedì 12 sarà la volta dell’indice dei salari medi inclusi bonus, sempre ad aprile, e della variazione nelle richieste di sussidi disoccupazione a maggio. Il 13 giugno l’indice dei prezzi al consumo annuale e il 14 le vendite al dettaglio a maggio.
Stati Uniti – Martedì 12 giugno è atteso l’indice dei principali prezzi al consumo, con la variazione mensile a maggio. Il 13 l’indice dei prezzi alla produzione mensile sempre a maggio, le scorte di petrolio greggio settimanali e poi attenzione soprattutto alle proiezioni economiche e alle decisioni del comitato di politica monetaria della Federal Reserve, con relativa conferenza stampa. Il 14 le vendite al dettaglio a maggio.
Cina – Giovedì 14 giugno è in calendario l’aggiornamento sulla produzione industriale annuale a maggio.
Giappone – Venerdì 15 la dichiarazione sulla politica monetaria e la conferenza stampa della Bank of Japan.