Cosa ci riservano i prossimi mesi? Sicuramente qualche incognita. Dopo un decennio di bassi tassi di interesse, le autorità monetarie negli Stati Uniti e nel Regno Unito hanno avviato nel 2017 la fine del quantitative easing.
E adesso i mercati sono sulle spine in attesa di scorgere i segni di una seria ripresa dell’inflazione e la relativa reazione delle banche centrali.
Le quali hanno già annunciato il prosieguo dell’aumento dei tassi con concomitante riduzione degli acquisti straordinari di asset, promettendo comunque gradualità.
La “fiammata” di febbraio
Secondo l’opinione più gettonata, sarebbero stati un cambio di paradigma sulle aspettative d’inflazione e l’eventuale rincorsa delle banche centrali sul fronte dei tassi d’interesse a scatenare i cali generalizzati sui listini mondiali e la fiammata della volatilità cui abbiamo assistito dai primi di febbraio.
La situazione è poi rientrata e gli operatori ritengono che alla base delle vendite ci sia stato più che altro un movimento tecnico: gli investitori da una parte hanno cominciato a monetizzare i guadagni di inizio 2018 e dall’altra hanno riacquistato posizioni corte sul VIX. Le riunioni di politica monetaria di gennaio hanno solo dato il via alle danze.
Certamente, le prossime mosse delle autorità monetarie saranno comunque monitorate con estrema attenzione.
Nervi tesi sul fronte politico
Così come gli appuntamenti elettorali in programma quest’anno. Sebbene le tensioni su questo fronte siano leggermente calate nel 2017, è evidente a tutti che non sono affatto scomparse.
Il voto in calendario domenica 4 marzo per il rinnovo del Parlamento italiano, per esempio, metterà nuovamente in gioco non solo le prospettive di crescita del nostro Paese ma anche la capacità di reazione e di tenuta dell’area euro e più in generale dell’Unione europea, che da parte sua è nel pieno delle trattative per la Brexit.
Sempre il 4 marzo dovrebbero essere resi noti i risultati del referendum attraverso cui gli oltre 450mila tesserati del partito tedesco SPD diranno sì o no all’accordo con la CDU di Angela Merkel per la nascita del nuovo governo di Grande Coalizione.
Proteggere i portafogli
Anche se l’avversione al rischio ancora non sembra essersi imposta con tutta la sua forza, un tale contesto potrebbe provocarne un brusco aumento. Con conseguente ricerca di “porti sicuri”. Gli indici beta alternativi che catturano fattori difensivi, come la bassa volatilità e la qualità, potrebbero rappresentare un mezzo efficace ed economico per dare protezione dai ribassi.
Per esempio, durante la crisi finanziaria globale del 2007-2009 e dopo il referendum sulla Brexit nell’estate del 2016, mentre il fattore “valore” ha sottoperformato il mercato, la bassa volatilità e la qualità lo hanno sovraperformato. Un mix avrebbe certamente aiutato a proteggere un portafoglio azionario misto.
Un approccio più pragmatico induce dunque a investire in una combinazione di indici beta alternativi in grado di catturare sia i fattori che tendono a dare buoni risultati in mercati forti o quando i tassi di interesse aumentano, come il valore, sia i fattori che invece danno una buona protezione dai ribassi in mercati più deboli e/o più volatili, come appunto la bassa volatilità e la qualità.
La chiave sta nel mix, che può ridurre la ciclicità delle performance e dare benefici in termini di diversificazione.
Gli ETF di UBS Asset Management
Una soluzione è quindi rappresentata dagli ETF fattoriali, che nel primo trimestre del 2017 hanno raccolto circa 45 miliardi di dollari USA, confermando la loro “presa” sugli investitori.
UBS Asset Management, dal canto suo, offre un’ampia gamma di Exchange Traded Fund che danno accesso agli indici fattoriali azionari sviluppati da MSCI. Sono quattro le principali esposizioni richieste dagli investitori: value, low volatility, quality e yield.
Valore, bassa volatilità, qualità e rendimento vanno per la maggiore anche perché negli anni sono state sottoposte a ricerche approfondite e la loro efficacia è confermata da vari studi. Ma cosa rappresentano, esattamente? Lo vediamo subito:
- value (valore) mira a individuare azioni relativamente sottovalutate in base ai parametri fondamentali dell’azienda (per esempio i rapporti prezzo/valore contabile, prezzo/utili, prezzo/fatturato);
- low volatility (bassa volatilità) seleziona società che presentano basse oscillazioni di prezzo e che quindi contribuiscono a ridurre il rischio di portafoglio (misurato dalla volatilità);
- quality (qualità) consente di ottenere un’esposizione a un portafoglio di azioni di società di elevata qualità caratterizzate da modelli operativi sostenibili, che dovrebbero rimanere redditizi a prescindere dal ciclo economico;
- yield (rendimento) cattura la performance di società che restituiscono liquidità agli azionisti in misura superiore alla media tramite il versamento di dividendi o riacquisti azionari.
La gamma di Factor ETF di UBS Asset Management punta a dare agli investitori gli strumenti necessari per orientare le strategie di portafoglio verso i vari fattori nell’ambito di modelli di asset allocation tattica o strategica.
L’obiettivo è quello di offrire soluzioni trasparenti e flessibili per sfruttare i fattori scelti negli Stati Uniti e nell’area euro, assicurando al contempo l’efficienza dei costi e la diversificazione delle metodologie.
Il caso dell’UBS ETF MSCI USA Select Factor Mix
L’UBS ETF MSCI USA Select Factor Mix, per esempio, permette di avere un’esposizione a diversi fattori. L’obiettivo d’investimento dell’ETF è replicare la performance di prezzo e rendimento dell’indice MSCI USA Select Factor Mix, i cui componenti sono ponderati in base a fattori specifici come valore, qualità, momentum, volatilità, dimensioni e yield.
L’indice si basa a sua volta sul “progenitore” MSCI USA IMI e “pesca” tra le aziende a grande, media e piccola capitalizzazione in tutti i mercati azionari USA, garantendo così una notevole diversificazione. L’ETF investe quindi in azioni statunitensi contenute nell’indice, ed è un esempio di come il mix dei fattori aiuti a fare bene durante le fasi rialziste e a difendersi nei momenti di ribasso.