Risparmiatori contro intermediari, la partita del 2017 si chiude 1 a 0. A un anno dalla sua nascita, l’Arbitro per le Controversie Finanziarie – nato per risolvere le liti tra risparmiatori e istituti finanziari evitando le vie legali – ha ricevuto un totale di 1.879 ricorsi, circa il doppio rispetto alle stime iniziali, e ha preso 305 decisioni: 187 ricorsi sono stati accolti, 118 rifiutati. Per oltre il 63% dei ricorsi accolti, l’ACF ha dato ragione, totalmente o in parte, al risparmiatore.
Breve riassunto dei primi mesi di attività
“Le richieste hanno decisamente superato le attese, anche perché in realtà si tratta di un bilancio di soli sette mesi di attività, visto che le prime decisioni sono state prese a maggio”, ha evidenziato Gianpaolo Barbuzzi, presidente dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie, ai microfoni di Radio24.
Parliamo di importi: le richieste di risarcimento recapitate all’organismo istituito dalla Consob sfiorano i 100 milioni di euro (a fronte di 1.879 istanze pervenute), con una media di 55.000 euro circa a ricorso, mentre i risarcimenti effettivamente versati nel corso del 2017 sono pari a 5,2 milioni di euro (circa 28.000 euro a ricorso, a fronte di 187 ricorsi accolti).
Nel dettaglio:
- l’importo minimo richiesto è pari a 1 euro circa
- l’importo massimo richiesto è pari a 500.000 euro
- l’importo medio richiesto è pari a 55.000 euro circa
- il controvalore complessivo del “petitum” è pari a quasi 100 milioni di euro
L’effetto banche venete
Va detto che molte segnalazioni – circa un terzo del totale – sono arrivate da risparmiatori che avevano investito in azioni delle due banche venete finite in liquidazione, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: anche qui, in quasi tutti i casi finora decisi – oltre 100, per 3,5 milioni di euro di risarcimenti – l’ACF ha dato ragione ai risparmiatori.
I reclami legati alle banche venete, segnala ACF, avevano tra l’altro un contenuto molto simile tra loro. Il tono era più o meno questo:
“Le azioni mi sono state vendute come prodotto sicuro, ancor meglio dei titoli di Stato, e non essendo quotate in Borsa erano una garanzia perché non soggette all’oscillazione del mercato borsistico”.
In generale, comunque, gli intermediari complessivamente interessati dai ricorsi sono stati parecchi, 119 per l’esattezza, di cui 91 banche: questo dimostra che i ricorsi non sono stati eccessivamente “monopolizzati” dai due istituti di credito protagonisti della cronaca recente.
Come vi avevamo già spiegato, l’Arbitro non è un giudice e le sue decisioni non sono vincolanti. Nonostante questo, la grande maggioranza degli intermediari ha rispettato le sue indicazioni. Tranne uno, che è stato “punito” ottenendo visibilità per la sua inadempienza: il suo nome si trova facilmente sul sito dell’ACF.
Un “concorso di colpa” alla base dei conflitti
Al netto delle segnalazioni legate alle due banche venete, le lamentele hanno riguardato principalmente i servizi d’investimento, in particolare la consulenza, la ricezione e l’esecuzione ordini. Dai ricorsi presentati è emersa una sostanziale carenza informativa nel momento in cui il risparmiatore viene indotto a compiere una scelta di investimento, osserva Barbuzzi.
Nel dettaglio, la fase più delicata sembra essere quella della profilazione del cliente (avete presente il questionario MiFID?).
Da un lato, spiega il presidente di ACF, il risparmiatore ha un atteggiamento superficiale e un po’ passivo: non fa domande, non chiede chiarimenti, ma si lascia condurre dal consulente e oscilla tra autoassoluzione ed eccesso di fiducia in se stessi.
Dall’altro lato, gli intermediari tendono a fare molta attenzione all’aspetto formale/burocratico, ma badano poco alla sostanza. Tradotto: non si preoccupano troppo che il cliente abbia davvero capito che cosa sta comprando.
Addirittura alcuni risparmiatori hanno sostenuto di non aver mai compilato di proprio pugno il questionario MiFID. ACF porta come esempio uno dei ricorsi ricevuti:
“… posso confermare di non aver mai personalmente risposto alle domande che formano il questionario: appare evidente che lo stesso sia stato formulato sulla base di dati non attinenti alla realtà e pilotato da parte dell’operatore… tale dichiarazione trova riscontro nell’assurda incoerenza esistente tra la citata profilatura e quella successiva: come è possibile che il sottoscritto dichiarasse di avere nel 2009 un grado di istruzione pari a scuola superiore e nel 2012 di avere un grado di istruzione pari a scuola dell’obbligo?”
Insomma, molto spesso i problemi che si creano derivano da un “concorso di colpa”. Fermo restando che tutti i consulenti finanziari dovrebbero essere irreprensibili e operare nell’interesse esclusivo del cliente, il consiglio per i risparmiatori è di fare un piccolo sforzo in più per correggere gli errori che sono di loro responsabilità: informarsi è il primo passo per compiere scelte consapevoli e, quindi, migliori.
La spinta di MiFID II
L’entrata in vigore della nuova normativa MiFID II a gennaio 2018 dovrebbe comunque migliorare la trasparenza lato intermediari e semplificare la comprensione dei prodotti lato risparmiatori.
Come funziona il servizio
L’ACF, lo ricordiamo, è un organismo dedicato ai risparmiatori al dettaglio. Per poter presentare ricorso – online e senza costi – è necessario aver prima sporto reclamo presso il proprio intermediario e non aver ricevuto, entro 60 giorni, una risposta soddisfacente. Tutte le informazioni si trovano sul sito di ACF.
Tra gli obiettivi dell’ACF c’è anche quello di “fare giurisprudenza”, ossia creare precedenti, fornendo così, con le sue decisioni, orientamenti utili agli intermediari per la gestione dei reclami dei clienti.