Una storia di crescita: è quella che raccontano i recenti dati e le previsioni relativi alle economie e ai mercati azionari emergenti, in particolar modo asiatici. In generale, nel 2017 si è registrata una crescita mondiale sincrona che ha coinvolto anche gli emergenti.
E ora il Fondo Monetario Internazionale, che ha aggiornato il suo World Economic Outlook in occasione del Forum di Davos, calcola per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo un +4,9% nel 2018 e un +5% nel 2019, a fronte di un +3,9% mondiale.
Cina in accelerazione
La Cina ha fatto sapere che, per la prima volta da otto anni, proprio nel quadro della ripresa economica globale, il suo Prodotto Interno Lordo ha registrato un’accelerazione: nel quarto trimestre 2017 è salito del 6,8%, portando il dato per l’intero anno al +6,9%. Un incoraggiante miglioramento, secondo gli osservatori, rispetto al +6,7% del 2016, che ha costituito il dato più basso in 26 anni.
Non solo: la variazione batte sia l’obiettivo annuale del +6,5% fissato dal governo sia le stime della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Per il 2018 gli economisti si aspettano ora un +6,5%.
Azionario in recupero
Sul fronte dell’azionario emergente, la ripresa iniziata nel 2016 ha proseguito la sua corsa positiva nel 2017. Nonostante le valutazioni abbiano in qualche misura subito correzioni, rimangono interessanti rispetto ai mercati sviluppati e sostanzialmente in linea con la loro media storica sul piano del rapporto tra prezzo di mercato e valore contabile, pari a 1,9 volte.
Utili sotto la lente
Da segnalare che per i mercati emergenti il 2017 ha rappresentato nel complesso una storia di recupero degli utili. Parte di questo rialzo è da attribuire a una ripresa nei settori merceologici. Un fattore chiave è stata la performance registrata da aziende di comparti orientati al mercato interno come l’istruzione, l’e-commerce e l’assicurativo.
Il ruolo della domanda interna
Insomma, le azioni dei mercati emergenti appaiono sempre più come una “questione” domestica, alimentata da settori come internet e i consumi. Nel frattempo, i dati demografici continuano a sostenere queste aree rispetto ai Paesi Sviluppati: la popolazione media in età lavorativa continua a crescere e i redditi aumentano.
Questi cambiamenti dovrebbero favorire un aumento della stabilità dell’area, riducendo l’impatto di potenziali shock esterni, e sostenere la crescita nel corso dei prossimi anni.
Uno sguardo oltre l’Asia
Al di fuori dell’Asia, oltre al comparto delle materie prime la Russia presenta opportunità interessanti anche nei settori dei servizi finanziari e alimentari. La volatilità del mercato potrebbe tuttavia rimanere elevata per via degli sviluppi geopolitici: tra l’altro, il 18 marzo sono in programma le elezioni presidenziali.
In Brasile, dove invece si voterà a ottobre, l’economia appare in ripresa. Anno di elezioni anche in Messico dove, a fronte dei rischi legati alla politica commerciale USA, l’attività economica si è mostrata resiliente.
In Sud Africa, invece, i prezzi più alti delle materie prime non si sono tradotti in una migliore dinamica economica, stante anche l’elevata incertezza politica. In generale, considerando anche l’India, pochi Paesi finora hanno realizzato le riforme strutturali indispensabili per dare slancio a una più ampia e stabile espansione economica. Insomma, le opportunità ci sono, ma occorrono cautela e selezione.
Soluzioni di investimento
Una via d’ingresso all’area emergente la offre l’UBS ETF MSCI Emerging Markets: il fondo investe in azioni fisiche dei mercati emergenti incluse nell’MSCI Emerging Markets Index (ma ha la facoltà di coprire tramite strumenti derivati una piccola quota di mercati di difficile accesso). L’obiettivo d’investimento è replicare o seguire la performance di prezzo e rendimento dell’MSCI Emerging Markets Index, un indice messo a punto proprio per misurare la performance dei mercati azionari emergenti.
Di questo ETF esiste anche una versione SRI: è l’UBS ETF (LU) MSCI Emerging Markets Socially Responsible, che punta a replicare, prima delle spese, la performance dell’MSCI EMU Emerging Markets SRI 5% Issuer Capped Index in termini di prezzi e rendimenti.
Il fondo investe in azioni del relativo indice, il quale esclude le società non in linea con specifici valori sulla base di criteri come religione, standard morali o visioni etiche, puntando invece a società con rating ESG elevati rispetto agli omologhi del settore. MSCI calcola il punteggio ESG in base all’analisi del modo in cui ogni azienda gestisce gli aspetti relativi ad ambiente, società e governance (ESG, appunto).
Ma ci sono anche altri ETF di UBS che permettono di avere un’ampia esposizione nei confronti dei mercati emergenti. Per esempio, l’UBS ETF MSCI ACWI hedged EUR, che presenta un’esposizione a questi mercati pari a circa il 10%. L’obiettivo di investimento è generare una performance pari al rendimento totale netto dell’MSCI ACWI with Developed Markets 100% hedged to EUR Index al netto dei costi. L’Indice di riferimento rappresenta le azioni large e mid cap dei Paesi con mercati sviluppati ed emergenti, con un totale di oltre 2.400 componenti.