Punti chiave
- La riforma fiscale è realtà. Dopo mesi di rimbalzi tra le aule della Camera e del Senato degli Stati Uniti, la manovra fiscale promossa dal presidente Trump è stata ufficializzata. Sebbene il testo sia stato leggermente modificato rispetto alla prima stesura, l’ammontare della riforma è comunque ingente: si tratta di 1,5 mila miliardi di dollari (nell’arco di dieci anni) che verranno a mancare alle casse dello Stato.L’aliquota sulle società è stata ridotta dal 35% al 21%, aumentate le detrazioni per le famiglie, raddoppiati gli sgravi fiscali per i figli a carico e tassazione abbassata al 15,5% (dal precedente 35%) per il rimpatrio degli utili da parte delle multinazionali.
Non mancano pareri discordanti sugli effetti della riforma: diversi esponenti del mondo accademico statunitense si sono detti preoccupati per le possibili ripercussioni sui conti pubblici del Paese, mentre all’estero sono aumentati i timori per i possibili effettivi distorsivi sul commercio mondiale.
- Brexit: al via la seconda fase. Dopo mesi di stallo, la prima fase dei negoziati sulla Brexit può dirsi finalmente conclusa. Deciso il saldo del Brexit Bill, pari a circa 55 miliardi di euro, risolta la questione sul confine tra Irlanda del Nord e Irlanda e confermati i diritti per i cittadini europei residenti in Regno Unito, con il nuovo anno prenderà il via la seconda fase dei negoziati.
Oggetto di questo nuovo step saranno gli accordi commerciali e i rapporti istituzionali che a partire dal prossimo 30 marzo 2019 regolamenteranno gli scambi tra Londra e Bruxelles.
- La Yellen lascia la FED con il terzo rialzo. Come ampiamente atteso dal mercato, la FED, capitanata per l’ultima volta da Janet Yellen – a cui da febbraio subentrerà alla presidenza Jerome Powell – ha operato il terzo rialzo dei tassi dell’anno, spostando il corridoio dei tassi d’interesse di 25 punti base, nell’intervallo 1,25-1,5%.La riunione di dicembre è stata l’occasione anche per annunciare le nuove stime di crescita del PIL per il 2018, da cui l’istituto si attende un miglioramento del ritmo di crescita, dal 2,1% di settembre, all’attuale 2,5%; atteso in calo al 3,9% nel 2018 anche il tasso di disoccupazione. La Yellen ha infine confermato che l’operatività sui tassi dovrebbe proseguire anche quest’anno, annunciando ulteriori tre rialzi.
Grafico del mese
Le Borse saranno anche ai massimi storici, ma nel 2017 le performance sono state trainate dalla crescita degli utili per azioni.
L’anno si è chiuso con le Borse principali sui rispettivi massimi, volatilità ai minimi e crescita economica stabile e sincronizzata. A questo punto è opportuno chiedersi cosa attendersi dal 2018.
Ecco quello che sappiamo:
- i tassi d’interesse continueranno con ogni probabilità a salire gradualmente;
- l’enorme liquidità immessa dalle banche centrali inizierà a diminuire in modo sensibile a partire dal 2019: a quel punto i rendimenti sulla parte lunga della curva dei tassi d’interesse dovrebbero iniziare a salire;
- la riforma fiscale appena approvata negli Stati Uniti dovrebbe prolungare la crescita del ciclo economico del Paese;
- si vota in Italia e Russia nel mese di marzo; negli Stati Uniti a novembre si terranno le midterm elections, un importante banco di prova per Trump;
- a gennaio parte la seconda fase della Brexit, la più delicata.
Cosa potrebbe cambiare l’umore del mercato:
- una crisi in Medio Oriente che faccia risalire repentinamente il prezzo del petrolio;
- escalation delle tensioni tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, con l’incognita nucleare sullo sfondo;
- l’inflazione “esce dai binari” e il mercato è costretto a rivederne drasticamente le aspettative;
- flash crash di qualsiasi tipo – la struttura del mercato (sempre più “algoritmico-centrico”) li rende sempre più probabili; in più, dopo anni di bull market gli investitori potrebbero cambiare atteggiamento velocemente;
- maggiori garanzie sul debito – il debito sale, mentre la sua qualità scende, sicché un giorno gli investitori potrebbero richiedere maggiori garanzie.
Snapshot mercati
Nel mese di dicembre sono emersi i primi sentori di quello che potrebbe essere il “copione” sui mercati dei primi mesi del 2018. Infatti se le principali Borse hanno continuato a correre anche durante le festività, l’indice di Piazza Affari ha chiuso il mese in calo dell’1,6%. Lo spettro delle elezioni, attese per il prossimo 4 marzo, è tornato sul nostro Paese.
Il rischio politico è tornato a farsi sentire anche sul mercato obbligazionario: lo spread tra il nostro titolo decennale, il BTP, e il corrispettivo tedesco, il Bund, è risalito a 160 punti, circa 10 punti in più rispetto a fine novembre. Un movimento dettato dalla risalita del rendimento del nostro BTP (dall’1,7% di novembre all’attuale 2,10%), sinonimo di vendite per il Titolo di stato e di “sfiducia finanziaria” verso il nostro Paese.
Sul fronte valutario prosegue la fase di debolezza del Dollaro, che perde terreno contro le principali valute. Sotto questo aspetto è rilevante sottolineare la ripresa della nostra moneta unica, che chiude il mese in rialzo dell’1,6% sul Dollaro e che va ad incorniciare una crescita del 15,4% per tutto il 2017.
Sul mercato delle materie prime segnaliamo la repentina ripresa del petrolio che, dopo la decisione di fine novembre dell’OPEC di estendere i tagli alla produzione a tutto il 2018, chiude il mese di dicembre in rialzo del 4,8%, a quota 60 dollari USA al barile.
Valutazione per asset class
Dal fronte delle valutazioni non ci sono grandi novità: le commodities sono l’asset class con le migliori valutazioni seguite delle azioni, anche se complessivamente non esaltanti. Le valutazioni complessive dei mercati obbligazionari sono le peggiori.
Per quanto riguarda i mercati azionari, i Paesi Emergenti hanno un profilo rischio/rendimento leggermente migliore dei Paesi Sviluppati. L’Europa è l’area geografica meno attraente, mentre l’Asia si conferma la più interessante.
Le valutazioni fondamentali dell’indice mondiale MSCI non sono a buon mercato, ma neanche così care: il P/E di G&D è stabile a 22,6 punti rispetto ad una media storica di 19,3. È rilevante sottolineare che i multipli di mercato sono rimasti accettabili (nonostante l’ottimo momentum) grazie alla crescita degli utili: con il ciclo economico positivo questo trend dovrebbe continuare.
Sul fronte obbligazionario, i rendimenti reali sono molto vicini allo zero virgola, e basta un leggero aumento dell’inflazione per azzerare anche questi magri rendimenti. Il graduale innalzamento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti, Regno Unito e Canada non ha avuto particolari ripercussioni sui tassi a lungo termine. Al momento, l’unica fonte di rendimento consiste nell’individuare la direzione dei tassi, un gioco complesso e rischioso in questo scenario.
L’apprezzamento dell’Euro dell’ultimo anno lo ha riportato quasi in equilibrio rispetto alle principali valute partner (Dollaro USA, Dollaro canadese, Sterlina, Corona norvegese, Yen), ma continua ad essere prevalentemente sottovalutato rispetto ai Paesi Emergenti.
[accordion title=” Come si legge il grafico?”] Con l’analisi multicriteria sintetizziamo in un’unica matrice gli indicatori quantitativi che ci permettono di fare una prima scrematura sulle opportunità di mercato offerte dalle varie asset class: azioni, obbligazioni e materie prime. Ogni asset class viene analizzata in base a quattro criteri:
- rapporto prezzi/fondamentali (criteri Value);
- momentum a breve e medio termine;
- analisi del rischio sistemico;
- contesto economico.
In base al punteggio finale ricevuto, le asset class vengono classificate dalla più interessante alla meno interessante. L’analisi multicriteria è solo uno dei tanti strumenti di analisi che utilizziamo per leggere i mercati.
Le scelte finali d’investimento vengono ponderate con l’analisi dello scenario di rischio prospettico e con un’overlay qualitativa (cioè ampie considerazioni non desumibili direttamente e semplicemente dai dati).
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I portafogli
I portafogli hanno chiuso l’anno in positivo, con qualche piccola eccezione sul fronte Reddito, dove ha pesato l’indebolimento dell’Euro.
Megatrend e Tempo Stabile, i portafogli con la presenza più rilevante di azioni, si confermano i migliori. La performance aggiustata per il rischio è soddisfacente, come emerge dall’analisi del Sortino Ratio.
In questi primi giorni dell’anno abbiamo operato delle modifiche nei portafogli Tattici, successivamente toccherà a quelli ad Obiettivo.
In sintesi al momento rimaniamo positivi sui mercati azionari, ed in modo particolare sui mercati Emergenti e sul Giappone. Per quanto riguarda la parte obbligazionaria siamo favorevoli al segmento Corporate ed in particolare a quello USA, che offre ancora degli interessanti rendimenti, almeno sul piano relativo. Sul fronte obbligazionario continuiamo a rimanere corti di duration e privilegiamo i mercati emergenti.
Come copertura per eventuali correzioni di mercato abbiamo introdotto della cassa, e diversificato il più possibile sulle obbligazioni governative. Nonostante le valutazioni, da un punto di vista puramente qualitativo il potenziale delle commodites rimane secondo noi più debole delle azioni.
[accordion title=”Portafogli Obiettivo”]Non abbiamo effettuato variazioni di asset allocation.
[/accordion] [accordion title=”Portafogli Tematici”]Non abbiamo effettuato variazioni di asset allocation.
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[accordion title=”Portafogli Tattici”]
Le modifiche apportate riguardano per la maggior parte l’asset allocation dei portafogli, con alcune rifiniture tattiche.
A livello di asset allocation abbiamo per lo più ridotto l’esposizione azionaria, prediligendo una maggiore componente obbligazionaria e introducendo una componente monetaria (cassa) difensiva. A livello tattico abbiamo eliminato l’esposizione ai titoli legati all’inflazione e al settore corporate della zona Euro, rimpiazzandoli con un obbligazionario governativo globale e un obbligazionario relativo ai mercati emergenti, corto di duration.
Sui segmenti più rischiosi abbiamo azzerato l’esposizione alla Russia, sostituendola con un ETF replicante il mercato azionario della Grecia, le cui valutazioni risultano particolarmente attraenti.
Abbiamo infine cambiato alcuni strumenti per via di costi e prezzi inferiori rispetto a quelli precedentemente detenuti, senza tuttavia modificarne l’esposizione.
Hai un portafoglio Tattico? Se non l’hai già ricevuta, a breve riceverai una mail con le istruzioni per modificarlo.
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Scriveteci all’indirizzo: aotutor@adviseonly.com