Il futuro del Quantitative Easing della BCE è legato all’andamento dell’Euro. Questo significa, più o meno, che l’economia dipende dal caso. E no, non è una grande notizia.
Nell’ultima riunione, oltre a lasciare i tassi di interesse invariati, la Banca Centrale Europea (BCE) ha espresso, tramite le parole del suo Governatore, Mario Draghi, preoccupazione sulla forza e sulla volatilità dell’euro.
Draghi ha detto che il Quantitative Easing (QE) potrebbe avvicinarsi al suo crepuscolo, se le stime sull’Euro forte fossero confermate. Ma ha anche detto che il QE potrebbe ancora proseguire, qualora le prospettive economiche dovessero peggiorare. In sostanza, l’andamento dell’Euro, soprattutto rispetto al Dollaro USA influirà sui tempi d’uscita dal QE.
Questa cosa mi dà da pensare. Cioè: mi fa pensare a quanto siamo nelle mani del caso, materializzatosi in forma di tasso di cambio EUR/USD.
Il cambio Euro/Dollaro: un figlio del caso
Ho testato (statisticamente, con un boootstrap Chi-square variance test su dati giornalieri dell’ultimo quinquennio, di fonte Bloomberg) se l’andamento del cambio tra Euro e Dollaro USA segua o meno un cammino casuale, cioè un random walk. Se l’ipotesi del random walk fosse verificata, l’implicazione sarebbe che il cambio è sostanzialmente imprevedibile, tanto che il miglior previsore del cambio di domani sarebbe il cambio di oggi (cosa che, diciamocelo, non costituisce una genialata, è piuttosto evidente).
Il risultato del test statistico è sintetizzato nel grafico seguente.
Il succo del grafico è questo: con probabilità altissima, il cambio segue un percorso casuale, un bel random walk. Detto altrimenti, la prevedibilità del tasso di cambio è asintoticamente pari a zero – cosa che fa il paio con i disastrosi risultati delle previsioni routinariamente effettuate da analisti ed economisti.
Le conseguenze di ciò, se accostate alle parole del Governatore della BCE, sono vagamente inquietanti; seguite il mio ragionamento:
- l’economia reale e l’andamento dei mercati finanziari dipendono pesantemente dalla politica monetaria;
- la politica monetaria attuale dipende fortemente da un tasso di cambio;
- il tasso di cambio dipende dal caso;
- ne segue che l’economia reale, nonché i vostri investimenti, dipendono esplicitamente dal caso.
Non è una novità, certo. Anzi è tipico di molte strategie d’investimento. E forse, con un certo gusto per il cinismo, ho giocato sul filo del paradosso. Ma in ogni caso fa pensare, no?
Voglio dire, parliamo dei banchieri centrali, quei tizi che pilotano i mercati e l’economia, cioè un gigantesco sistema complesso costituito da miriadi d’entità che interagiscono tra loro, ossia banche, aziende, pubblica amministrazione, risparmiatori, lavoratori, e via dicendo. I banchieri centrali sono nei fatti i primi ufficiali, i piloti dell’economia e dei mercati finanziari. Ma i piloti hanno solo una vaga idea della traiettoria che stanno seguendo e che seguiranno. Questo perché sono circondati generalmente dalla nebbia più fitta, non hanno GPS, non hanno cartine, l’aereo è instabile, cambia direzione improvvisamente, e in più loro tendono a pilotare guardando nello specchietto retrovisore. E, per tracciare la rotta, seguono attentamente variabili randomiche, tipo il cambio EUR/USD, che si diverte impunemente ed autarchicamente ad andare dove gli pare, senza seguire una strada precisa.
Ecco, sappiatelo (pillola di educazione finanziaria-economica), questa è la situazione.
Massimo Vicari / Settembre 14, 2017
Ciao Raffaele. Immaginare che neanche bravi piloti riescono a portarci dove vogliamo, e vedere tantissimi altri “passeggeri” che con certezza indicano X sulla mappa a volte fa sorridere! Non c’entra neanche solo lo zampino di Trump, l’euro è forte rispetto a molte altre valute, è la volta buona per frsi qualche viaggetto all’estero senza troppi pensieri.
Giusto per mantenersi utopici, ho sempre in mente che il cambio dovrebbe muoversi intorno alla PPP con un movimento “mean reverse”…mica hai qualche dato per vedere il gap tra PPP e cambio? 😉
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Raffaele Zenti / Settembre 15, 2017
Ah, guarda, l’euro secondo la mia misura preferita di PPP, cioè il Big Mac Index dell’Economist (http://www.economist.com/content/big-mac-index), è sottovalutato rispetto al dollaro USA: il cambio implicito nella PPP dovrebbe infatti essere superiore a 1,36, secondo questa metrica. Ma si sa, la PPP è giusto un riferimento, e contano moltissimo altri fattori più finanziari, tecnici e comportamentali.
L’euro appare sottovalutato anche secondo le nostre metriche, basate su Reversal a lungo termine e Momentum a breve-medio termine: https://www.adviseonly.com/blog/economia-e-mercati/commento-al-mercato/il-mercato-delle-valute/
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