Alitalia vola ancora, per ora, grazie al nuovo prestito-ponte da 600 milioni di euro. Lo stesso non si può dire per le sue obbligazioni, ufficialmente in bancarotta.
Si dice che un grafico può valere più di mille parole.
È certo così per Alitalia: infatti, cara ciurma, quello che vi regalo è il grafico del prezzo del bond Alitalia emesso nel 2015 (ISIN XS1263964576, obbligazione ordinaria senior, scadenza 30 luglio 2020), dopo l’ingresso di Etihad Airways nel capitale della compagnia aerea di bandiera.
Silvano Cassano, allora CEO di Alitalia, definì così l’emissione di quelle obbligazioni:
Un importante segnale di fiducia dei mercati finanziari. Si tratta di una dimostrazione di credibilità del nostro progetto, in un momento in cui Alitalia è impegnata in un ambizioso piano di rilancio attraverso il rinnovo della flotta, lo sviluppo di nuove rotte intercontinentali, il rinnovo delle infrastrutture tecnologiche e nuovi piani di formazione del personale.
Ed eccola, la “credibilità del nostro progetto”, tutta lì, in quella linea che precipita verticale, in quel prezzo che cade con belluina violenza. La valutazione di Alitalia da parte dell’intelligenza collettiva del mercato. Eccola.
Che dire? La portanza finanziaria di Alitalia non c’è. Alitalia non sta su. Punto. Il bond è ufficialmente in bancarotta (spero solo che nei vostri dossier titoli, nelle vostre gestioni patrimoniali, negli investimenti dei vostri fondi comuni, non ci fosse questa porcata d’obbligazione oggi in default).
E così per Alitalia arriva il commissariamento (chiesto all’unanimità dal CdA e lestamente disposto con decreto ministeriale), accompagnato da un prestito ponte di 600 milioni di euro da parte dello Stato. Per vedere, per l’ennesima volta, di tenere in vita con un polmone artificiale la “compagnia aerea di bandiera italiana” (WOW). E magari, chissà, più avanti, chiedere quattrini ai contribuenti italiani, per la 457.893 volta.
Speriamo di no. Perché, nel corso degli ultimi 8000 salvataggi, mettendo mano al portafoglio pubblico, la credibilità di Alitalia e di coloro che hanno promosso i salvataggi si è azzerata. Sostituita da enorme irritazione. Irritazione di chiunque lavori o abbia lavorato in un’azienda in difficoltà, e che si chiede: perché loro sì e noi no? Perché l’accanimento terapeutico su un azienda che non sa stare sul mercato – poche balle, lo dimostra la sua storia – quando altre aziende sanno fare le stesse cose, meglio, e in modo profittevole?
Per avere la compagnia di bandiera??? Ma voi, dico a voi sostenitori di questa patriottica idea, sì voi, quando comprate un biglietto aereo, quanto valutate con il petto gonfio di orgoglio patrio il concetto di “compagnia di bandiera” rispetto a cose prosaiche come prezzo, orari e qualità del volo? Quanti biglietti Alitalia avete davvero comprato negli ultimi 15-20 anni, rispetto alle altre compagnie aeree?
Ma suvvia…
Comunque io volevo solo mostravi il grafico del bond Alitalia in default, ve lo giuro.
Gianni / Maggio 4, 2017
Se ho capito bene il bond è 375M, di cui 300M li detiene Generali.
http://www.kairospartners.com/it/media-center/live/alitalia-ceo-generali-bond-aspettiamo-notizie
Se la salvano come solito potrebbe essere un rischio che vale la pena di correre, con 15K ci si compra 100 di nominale. Si compra OTC credo.
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Pasquale / Maggio 4, 2017
E’ ora che chiuda i battenti. Il modello di business nel tempo è cambiato e le scelte del management si sono rivelate sempre miopi, conservatrici e poco coraggiose, in una parola: insufficienti.
Spero sia davvero arrivata al capolinea…
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