La storia ci insegna che investire in Borsa con un’ottica di lungo periodo ha generato risultati assai interessanti, in barba alle turbolente vicende del genere umano.
“Il problema con le lezioni della storia è che di solito le comprendiamo dopo averci sbattuto la faccia contro” – Robert Anson Heinlein
Salti e scivoloni dei mercati finanziari sono parte della loro natura intrinseca, quella di sistema complesso: chi segue le Borse con regolarità ce l’ha sin troppo presente. I graffi della volatilità fanno male, ma non bisogna mai perdere di vista il quadro generale.
E il quadro generale è piuttosto chiaro, se si segue con umiltà la lezione della storia, allungando lo sguardo sul tempo e arrivando all’inizio del XX secolo, fin dove ci sono dati finanziari “puliti”. Da allora, il genere umano ha combinato di tutto. Cose molto cattive e cose molto buone. Ha avuto idee geniali e altre pessime. Ha compiuto imprese eroiche e ha commesso atti che resteranno un’onta per sempre su chi li ha commessi e chi ha lasciato che accadessero. Si sono succedute guerre, rivoluzioni, pandemie, crisi economiche e finanziarie di portata devastante, ma anche scoperte scientifiche che hanno mutato il nostro modo di vivere e le nostre prospettive sul futuro. E in tutto questo, nel secolo “abbondante” che va dal 1900 al 2016, il mercato azionario USA, il più importante, quello che da solo spiega buona parte dell’andamento delle Borse di tutto il mondo, ha offerto un rendimento reale (cioè corretto per l’inflazione) medio annuo pari a 6,4%[1].
In sostanza, la storia ci insegna che nel mondo sono nate e si sono sviluppate imprese capaci, in aggregato, di generare utili e dividendi, superando le avversità e sfruttando le opportunità, producendo valore a lungo termine per chi ha saputo crederci.
Voi ci credete?
[1] Rendimenti reali (corretti per l’inflazione) delle azioni USA nel periodo 1900-2016. Fonte: Dimson, E. et al. (2017), CSFB Global Investment Returns Yearbook 2016, CSFB/London Business School.
fabrizio / Maggio 30, 2017
E’ impressionante vedere il cambiamento radicale dell’andamento del grafico intorno agli anni 80. Probabilmente uno dei fattori che ha maggiormente contribuito a questa differenza è l’informatizzazione delle transazioni finanziarie e conseguentemente velocità, volatilità e instabilità complessiva del sistema.
Ritengo, ma è solo una sensazione senza alcun fondamento analitico, che queste analisi dal 1900 ai giorni nostri potrebbero non avere molto senso. Il periodo è troppo esteso ed eterogeneo.
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Raffaele Zenti / Maggio 30, 2017
Ahhh, bellissima domanda, molto sensata, che offre l’opportunità di far notare una cosa interessante e (per me) piuttosto affascinante: l’impennata degli anni ’80 è dovuta semplicemente alla dinamica di una funzione esponenziale del tipo y=exp(tr), dove r è il rendimento medio annuo della Borsa, e t è il tempo medio in anni. (Vedi grafico allegato.)
Ora mi spiego: gli investimenti, e quindi la Borsa, per via della legge di capitalizzazione dei rendimenti (cioè “gli interessi che maturano sugli interessi”), hanno una dinamica esponenziale. E una funzione esponenziale, su circa 120 anni di dati, ha l’aspetto mostrato nel grafico allegato a questo commento: a un certo punto sembra “partire” a razzo, come nel grafico della Borsa USA. Ma in realtà è un meccanismo matematico insito nel fenomeno, perché si tratta di una funzione con r= 0.08 annuo costante. Quindi, nel periodo 80-100, dove la funzione s’impenna, non succede assolutamente nulla di diverso da ciò che capita negli anni precedenti, o in quelli successivi. Il tasso è costante…
Associare l’impennata a questo o quell’evento, beh, è il classico bias psicologico da finanza comportamentale: noi Sapiens amiamo trovare spiegazioni a posteriori per qualsiasi cosa…(i più bravi cercatori di spiegazioni ex-post lavorano tutti per Bloomberg e Reuters).
Quindi, è probabile che gli eventi interessanti si siano susseguiti per tutto il periodo (notarella tecnica: seguendo qualche distribuzione di probabilità, ad esempio una di Poisson).
Spero di essermi spiegato, anche se non ne sono del tutto sicuro. Forse ci sarebbe da scriverne un postarello…
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fabrizio / Maggio 30, 2017
Grazie mille della precisazione! molto interessante…
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