Banca Monte dei Paschi è intimamente connessa con il resto del sistema bancario della zona euro: dovesse saltare, che cosa succederebbe alle banche e all’economia del Vecchio Continente? Ecco, in breve, la ragione per cui il Governo ha messo a punto il decreto “scudo” salvabanche.
Il decreto salvabanche, perché?
Un decreto legge che consente fino a 20 miliardi di potenziale nuovo indebitamento per salvare Banca Monte dei Paschi di Siena e il sistema bancario italiano. Un vero e proprio “scudo salvabanche” (che in epoca di Star Wars mi fa subito venire in mente – ma io sono messo male – lo scudo protettivo della Morte Nera)… sì, ma perché?
La ragione si riassume in due parole: rischio contagio. I rischi sono come una bomba a grappolo, perché sono intimamente legati e tendono ad esplodere insieme. E, se si diffonde il panico, il sistema bancario italiano e quello dell’intera Eurozona rischiano il collasso. Meglio quindi prendere i classici due piccioni con una fava, mettendo una pezza al problema banche e tutelando (anche) i risparmiatori che hanno sottoscritto le mefitiche obbligazioni subordinate di MPS. Sia chiaro però che si applicano le regole del bail-in – è dunque assai improbabile che venga restituito l’intero ammontare investito. La speranza è che questo basti a limitare il contagio. Perché, quanto a rischio contagio, il mondo bancario è peggio di una scuola materna piena di bambini con raffreddore, influenza e varicella.
Quant’è grande il rischio contagio tra le banche?
Molto arduo capire che danni possa fare MPS al sistema creditizio, finanziario ed economico della zona euro. Ho però provato a stimarlo utilizzando la network analysis, e i risultati confermano le inquietudini di natura più qualitativa, dettate dal buon senso: MPS è abbastanza preoccupante, a livello sistemico.
Occorre prendere innanzitutto atto che il sistema bancario dell’Eurozona è fortemente connesso: ciò che succede a una banca ha un certo effetto anche sulle altre. Quindi mi sono dotato di una metrica per rispondere alla domanda: se la banca X va molto male (in Borsa, lo specchio delle informazioni finanziarie), qual è la probabilità che vada male anche la banca Y? E questo per tutte le principali banche quotate dell’Eurozona. Se le vicende di una banca non incidessero in alcun modo sulle altre, questa metrica sarebbe pari a 0. Se invece la reazione fosse della stessa intensità, sarebbe pari a 1. Si può pensare quindi di costruire un reticolo bancario basato su questa metrica (spiegata meglio nella nota), che coglie “l’empatia tra banche in dissesto”. Ha questo aspetto denso e inquietante:
Nota – per ciascuna coppia X, Y di banche quotate in Borsa nell’Eurozona ho calcolato la probabilità che la banca Y abbia perdite pari o peggiori a una certa soglia, dato che la banca X subisce perdite della stessa entità. Si tratta di una misura ormai abbastanza classica di tail dependence, cioè di dipendenza tra due o più variabili in caso di eventi estremi (una specie di correlazione) – per approfondire leggete questo articolo. Per ottenere stime più robuste, ho mediato l’indicatore per differenti soglie: il peggior 1% dei casi, il peggior 5% dei casi, il peggior 10% dei casi e il peggior 25% dei casi. Ho utilizzato dati giornalieri di fonte Bloomberg degli ultimi 3 anni. Trattandosi delle 60 principali banche europee, si ha a che fare con tutte le possibili coppie di banche (quindi una matrice 60 x 60 di indicatori di tail dependence). L’analisi è un po’ grezza, e non mi soddisfa del tutto, ma volevo dei primi risultati; mi riprometto di approfondire e migliorare il tutto in seguito.
Che cosa significa questo ammasso di linee, nelle quali è evidenziata MPS insieme ad alcune delle relazioni (in rosso) con altre banche italiane ed estere? Ogni linea connette due punti, e ciascun punto è una banca. La mostruosa densità delle linee significa che le banche sono intimamente connesse, quando vanno male. Tutte (qualcuna di più, qualcuna di meno).
Per dire: se una banca ha un tracollo in Borsa, diciamo una perdita che rientra nel 10% peggiore delle perdite possibili, ci sono buone probabilità – il 41%, in media – che vadano male anche altre banche. Avendo utilizzato quotazioni di Borsa degli ultimi tre anni, che non riflettono solo eventi gravissimi (sono stati pochi), ma anche eventi negativi di media entità, sono praticamente sicuro di aver sottostimato il problema. Monte dei Paschi inclusa. Le banche più pesanti in termini di impatto, sia chiaro, sono altre: in testa alla classifica di quelle che impattano di più sulle altre troviamo SocGen, Crèdit Agricole, Intesa San Paolo, ING, BNP Paribas (con leggero mio stupore, Deutsche Bank è un filo più indietro, insieme a Unicredit – ma raffinerò l’analisi per capire meglio). L’idea è: se mai dovessero cadere queste grandi banche, il tonfo sarebbe molto violento, e farebbe sussultare il sistema bancario in misura maggiore. Più precisamente, con una probabilità media del 50% per questi cinque istituti. Le banche a minore impatto sono tipicamente istituti di più modesta dimensione, ad esempio banche medio-piccole austriache, oppure maltesi.
L’impatto MPS
L’impatto di un meteorite bancario di medie dimensioni come Monte dei Paschi sul sistema creditizio dell’Eurozona è del 45%, in media. Significa questo: se MPS si sfracella, fa default, la probabilità che un’altra banca europea sia trascinata nel baratro – probabilità stimata dall’andamento del mercato azionario negli ultimi tre anni – è (almeno) pari a 45%, in media. Non male. E questo vale per ogni banca della zona euro: ridate un’occhiata al grafico e vi renderete conto che le banche sono legate assieme. Va giù una e, se non si crea una protezione, vanno giù anche le altre. Poiché il sistema creditizio è vitale per l’economia, va da sé che le conseguenze di un contagio sarebbero palpabili e diffuse nella società, nella vita di tutti i giorni. Ecco perché uno scudo salvabanche (e in primis salva-MPS) risponde a un’esigenza pratica, prima di tutto. Del resto, poi, si può discutere: giusto che ci sia un fardello per i contribuenti italiani? O dovrebbero pagare solo azionisti e creditori di MPS? Quanto pesano i principi morali rispetto ai rischi sistemici? Su queste viscide questioni, lascio la palla ai numerosi esperti di etica economica e sesso degli angeli là fuori.
Eppol / Dicembre 22, 2016
Complimenti per la metodologia di analisi, molto sofisticata e innovativa!
Ho una domanda banale: non riesco a capire come questo “scudo salvabanche” (o astronavi) non venga considerato un aiuto di Stato. E’ una specie di bail-out mascherato da bail-in? Alla BCE sta bene?
Grazie!
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Raffaele Zenti / Dicembre 23, 2016
Si tratta, a quanto ne so al momento, di:
1) garanzie fornite dallo Stato (e quindi debito potenziale);
2) di intervento con ingresso nel capitale, post coinvolgimento di azionisti e creditori junior, tutto nel rispetto della normativa bancaria europea vigente.
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Albert / Dicembre 23, 2016
Quindi han trovato modo di “girare intorno” al bail-in e proteggere tutti o quasi. 100% per i piccoli risparmiatori e 75% per gli altri.
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Raffaele Zenti / Dicembre 23, 2016
Sì. Il festival del “Moral hazard”, in pratica. Ma va bene così.
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Albert / Dicembre 23, 2016
E paga Pantalone!
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zipperle / Dicembre 23, 2016
si, va bene ma mi sembra che si stia affermando l’ovvio sull’interconnessione tra tutti e tutto. Una cosa non capisco: tutti a parlare del default (che non c’è), dell’onere a carico di obbligazionisti retail e correntisti (che non c’è), dei contribuenti (che è tutto da vedere) e nessuno che parla dei debitori del monte (come di altre banche) che non servono il prioprio debito. Come se essere morosi o inadempienti fosse lecito e normale: se ci fate caso ragionando in questo modo e agendo in questo modo non ci sono più banche con sede sotto la linea immaginaria che corre tra la spezia e san marino, tranne qualche cassa rurale, la popolare di bari e appunto mps…
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Torso Nerborito / Dicembre 23, 2016
Dopo il carrozzone Alitalia, altri soldi buttati nella fogna MPS.
Grazie Italia, non vedo l’ora si vada al voto per votare Grillo.
E’ ora di uscire da questo Euro amico delle banche!
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