Partiamo dalle basi: che cosa è il tasso di cambio?
Immaginiamo due Paesi, Italia e Stati Uniti: entrambi sono caratterizzati da un’economia “aperta”, ovvero improntata a vendere i propri prodotti all’estero (esportazioni) e comprare i prodotti esteri portandoli nei rispettivi mercati (importazioni). Come sappiamo, le monete di questi due Stati non solo le stesse: abbiamo l’euro per l’Italia e il dollaro per gli Stati Uniti. Cosa succede nelle operazioni di scambio tra i due?
Facciamo un esempio.
La società italiana Alfa Spa decide di acquistare dei componenti software da Beta Ltd, azienda IT americana. Di conseguenza i dirigenti di Alfa, per acquistare in dollari statunitensi il necessario da Beta, “offriranno” l’equivalente in euro e, nel caso opposto, saranno i dirigenti di Beta a pagare in euro le componenti di Alfa, offrendo dollari “in cambio”.
È evidente come sia stato necessario il cambio di una valuta (euro) con un’altra valuta (dollaro) per concludere lo scambio: il tasso a cui questa operazione è possibile è proprio il tasso di cambio (nominale)1.
Inoltre, quando il tasso è “flessibile”2, ovvero quando può cambiare nel tempo, esso riflette le dinamiche macroeconomiche sottostanti i due Paesi, sia per quanto riguarda l’andamento economico complessivo, sia per quanto concerne le scelte di politica monetaria. Il tasso di cambio è determinato dalla quantità di moneta domandata e offerta: così sono i soggetti che operano sul mercato a determinarne il valore finale.
In un successivo post analizzeremo nel dettaglio com’è costruito tale rapporto: ora invece intendiamo concentrarci sui riflessi del tasso di cambio sugli investimenti.
Perché è importante negli investimenti?
Nel mondo degli investimenti, l’analisi del tasso di cambio ricopre un ruolo primario sia in ottica decisionale, nel momento della costruzione del portafoglio, sia in ambito valutativo, per poter analizzare l’andamento dello stesso. Infatti, sfruttando le diverse dinamiche sottostanti alle varie valute, è possibile operare una diversificazione3 interna al portafoglio non solo a livello geografico o settoriale, ma anche sul piano valutario.
Dalla precedente spiegazione si evince come un tasso di cambio “flessibile” sia influenzato da diverse variabili, il cui singolo andamento può causarne una certa volatilità, intesa proprio come misura della sua rischiosità: maggiore è la volatilità, maggiore è la variabilità del tasso e, di conseguenza, i rischi che si incorrono attraverso l’esposizione valutaria presente nell’investimento.
Nella tabella sottostante è riportata la volatilità annualizzata di alcuni tassi di cambio: da notare la stabilità del tasso euro/dollaro, rispetto ai tassi relativi alle valute dei paesi emergenti.
Per concludere, riteniamo importante operare un confronto, a titolo esemplificativo, tra due strumenti (ETF4) riguardanti lo stesso sottostante (l’azionario dei mercati emergenti), ma in cui uno di questi fornisce un servizio di copertura dal rischio di cambio: in inglese “Hedged”, in modo da prendere esposizione su un determinato mercato esterno senza risentirne delle oscillazioni della sua valuta.
L’ETF esposto alle oscillazioni del tasso di cambio ha subito in questo caso perdite più significative rispetto a quello con copertura dal rischio di cambio (“hedged”). Altre volte, può accadere il contrario, ovviamente.
Come sempre nel mondo degli investimenti, è importante conoscere la dinamica del tasso di cambio in modo da essere consapevoli sia delle opportunità sia dei rischi derivanti da un’esposizione al mondo valutario.
Cosa vuole dire apprezzamento e/o deprezzamento, come si calcola il tasso di cambio e come impatta sugli investimenti?
Lo scopriremo nella seconda parte di questo ABC Finanza!
1 – Diverso dal tasso di cambio “reale” che individua il prezzo dei beni di un paese rispetto ai prezzi degli stessi, in un altro paese.
2 – Regimi di cambi fissi sono assai meno frequenti e, sostanzialmente, bloccano il tasso di cambio ad un valore prestabilito rispetto ad un’altra moneta o ad un metallo prezioso come fu per l’oro durante il Gold Standard.
3 – Perché è così importante diversificare il portafoglio?
4 – #ABCFinanza: tutto quello che devi sapere per investire in ETF
Stefano / Ottobre 31, 2019
Sarebbe interessante approfondire quale può essere il costo “nascosto” in un etf hedged.
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