In un contesto globale di bassi rendimenti, i MiniBond possono rappresentare un’ottima fonte di rendimento se siamo disposti ad assumerci qualche rischio in più su orizzonti temporali medio-lunghi.
Il mercato dei MiniBond non è andato in ferie ed è cresciuto anche durante i mesi estivi. Le emissioni in quotazione sul Segmento Professionale del mercato ExtraMOT di Borsa Italiana sono arrivate a 188 (fonte: Minibonditaly) per un controvalore superiore a 7,6 miliardi di Euro. Di sicuro rilievo la quotazione di un MiniBond “short term” da parte di Agrumaria Reggina, prima azienda calabrese ad emettere un MiniBond.
I MiniBond, lo ricordiamo, nascono da un’esigenza semplice: offrire un canale di finanziamento alternativo a quello bancario alle eccellenze italiane e rappresentare un’asset class obbligazionaria alternativa per l’impiego del risparmio italiano, in un periodo quale quello attuale di rendimenti obbligazionari piuttosto “magri”.
Quanto rendono i MiniBond?
Diamo una rapida occhiata al differenziale di rendimento (cioè lo spread) offerto dai MiniBond rispetto alle altre principali asset class obbligazionarie:
Confrontando il rendimento a scadenza delle principali asset class obbligazionarie con il rendimento medio dei MiniBond emessi nell’ultimo semestre (da fine febbraio a fine agosto 2016, fonte Borsa Italiana), risulta che lo spread è sensibilmente più alto rispetto ai più classici investimenti del mondo del reddito fisso. In particolare, lo spread rispetto ai titoli di Stato italiani di scadenza equivalente alla maggioranza dei MiniBond, cioè i BTP quinquennali, è pari al 4,8%, un’enormità. L’unica eccezione è costituita delle obbligazioni High Yield, che però presentano anche un rischio di cambio legato alla dinamica del rapporto USD/EUR.
Certo, rendimenti più interessanti significano anche rischi più elevati. Tuttavia, per gli investitori con il giusto orizzonte temporale (medio-lungo), in grado di sopportare la minore liquidità di questo strumento, lo spread di rendimento offerto dai MiniBond è indubbiamente “appetibile”. Non bisogna dimenticare che, in un’asset allocation che adotta un’appropriata diversificazione dei rischi, anche una quota contenuta di MiniBond può contribuire a migliorare il profilo rendimento/rischio del portafoglio.
Matteo / Agosto 30, 2016
i dati dello spread sono presi da un indice di MiniBond italiani? se si, calcolato da chi e come (ad es., il prezzo è bid, ask, mid, altro)? è possibile vedere i dati storici e correnti di questo indice?
grazie
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Zenit SGR / Agosto 31, 2016
Ciao Matteo, la quasi totalità dei MiniBond viene emessa alla pari perciò, semplificando, abbiamo considerato come yield di categoria la media delle cedole delle emissioni di MinBond degli ultimi sei mesi. Poi abbiamo fatto il confronto con gli yield a scadenza dei vari indici Bloomberg.
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Matteo / Agosto 31, 2016
Grazie: capisco che non esista un’indice specifico e quindi come approssimazione possa andare, ma sapete benissimo che YTM si calcola in un altro modo.
Tra l’altro sarebbe interessare vedere la liquidità di questi strumenti ed il loro bid-ask: assumere che si possa entrare ed uscire velocemente a par mi sembra un po’ troppo ottimista.
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