La bufera finanziaria che sta colpendo le banche italiane sta preoccupando molti risparmiatori. Non tutti, però, sanno dell’esistenza del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
Un periodo difficile
Giunti a metà del 2016 abbiamo assistito ad eventi considerati poco probabili, volendo usare un eufemismo, che hanno profondamente modificato il panorama economico mondiale. Parliamo del rallentamento dell’economia cinese, dei tassi d’interesse sempre più sottozero e della Brexit.
Come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, i rischi viaggiano tutti insieme come una gang di ragazzini bellicosi, pronti a venire alle mani con chiunque, al primo segnale. E così sta succedendo sui mercati.
Questo strano insieme di eventi ha messo sotto pressione il settore bancario fin dall’inizio dell’anno. Ora i riflettori sono in particolar modo puntati sulle banche italiane, le più cariche di quelli che ufficialmente sono chiamati Non Performing Loan.
A pagare la diffidenza del mercato ora è soprattutto Monte dei Paschi di Siena, il malato cronico del nostro Paese. Siete in tanti ad averci scritto per sapere se i vostri depositi presso le banche sono sicuri o se c’è da preoccuparsi. Scopriamo dunque il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, lo strumento base per la protezione dei conti correnti.
Cos’è il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi?
Costituito nel 1987, il Fondo Interbancario era un consorzio ad adesione volontaria, reso poi obbligatorio nel 2011 e supervisionato da Banca d’Italia.
La partecipazione al fondo è stata resa obbligatoria, da una specifica legge, per tutti gli istituti bancari italiani (fatta eccezione per le banche di credito cooperativo, che hanno un fondo diverso, ma con le stesse caratteristiche e gli stessi obiettivi) e per tutte le banche extracomunitarie che hanno delle filiali sul territorio italiano. La partecipazione non è invece obbligatoria per le banche della comunità europea, perché la normativa comunitaria prevede che esse partecipino ad un fondo nazionale analogo; queste banche possono però decidere di partecipare comunque al fondo italiano per fornire delle garanzie extra oltre a quelle già previste dal Paese di origine.
Chi e cosa tutela il Fondo Interbancario?
Il fondo è nato con lo specifico obiettivo di offrire una garanzia ai correntisti che hanno depositato i propri soldi presso le banche italiane. Nello specifico sono coperti i cosiddetti depositi nominativi (conti correnti, depositi a risparmio nominativi, anche vincolati, certificati di deposito nominativi e buoni fruttiferi); mentre sono esclusi i titoli al portatore, pronti contro termine e, ovviamente, sia le azioni che le obbligazioni, sia quelle della banca stessa si quelle collocate per conto di terzi. Non rientrano nella tutela Fondo nemmeno le carte prepagate, poiché non si qualificano come depositi, a meno che alla carta sia associato un codice IBAN, nel qual caso viene equiparata a un deposito ordinario ed è quindi tutelata.
A cosa serve il fondo?
Riassumendo, le funzioni del fondo sono:
- Garantire i depositi dei risparmiatori in ogni momento, assicurandone la liquidità e la disponibilità
- Proteggere il patrimonio di vigilanza delle banche, che potrebbe ridursi drasticamente in caso di corsa agli sportelli da parte dei depositanti
- Evitare che le banche chiudano gli sportelli, per preservare i loro livelli di liquidità
- Evitare che si diffonda la paura (spesso irrazionale) tra i risparmiatori, che causerebbe un effetto domino sugli altri istituti di credito
Qual è il tetto di copertura?
Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi offre una copertura massima di 100.000€ per depositante e per banca. Tradotto significa che se avete più di 100.000€ sul conto corrente, la cifra eccedente non è tutelata e potrebbe andare perduta in caso di fallimento dell’istituto. Se invece avete due conti correnti in due banche diverse, il cui totale supera i 100.000€ potete dormire sonni tranquilli perché il fondo li tutela entrambi nella loro interezza. In caso di conto cointestato, invece, la cifra tutelata sale a 200.000€.
Come funziona il fondo?
Il meccanismo che regola il fondo prevede che le banche che vi partecipano siano chiamate a versare la liquidità necessaria ex post, cioè solamente in caso di reale necessità, con un margine di 48 ore dall’attivazione. Stando agli ultimi dati di bilancio il fondo può contare su poco più di 200 milioni di disponibilità liquide che dovrebbero salire entro il 2024 a 4,12 miliardi. I tempi di recupero in caso di fallimento di un ente creditizio oscillano tra i 7 e i 20 giorni lavorativi.
In conclusione, riteniamo che il fondo sia stato pensato e costruito con criterio e che rappresenti uno strumento fondamentale per la stabilità finanziaria del Paese. In caso di tempesta finanziaria e nel caso estremo in cui le banche consorziate non abbiano sufficiente liquidità a garantire l’intera somma dei depositi coinvolti, è lecito aspettarsi un intervento diretto della BCE, con un’iniezione di liquidità.
leunaM / Marzo 8, 2017
Ciao a tutti, per esperienza personale mi trovo bene con questo conto corrente di BNL
https://bnl.it/it/Individui-e-Famiglie/Conti/BNL-In-Novo-il-Conto-Pratico-Web
Oltretutto sono una banca solida da quello che ho potuto constatare, particolare non trascurabile in questi tempi incerti.
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