Dopo aver parlato di Giappone, Sudafrica, India e Brasile, proseguiamo il nostro viaggio verso la terra dei canguri, dei koala e del Natale in estate: andiamo alla scoperta dell’Australia
Il Paese in cifre
Contesto socio-politico
Rifiutato il referendum del 1999, che avrebbe trasformato il più grande paese dell’Oceania in una Repubblica, l’Australia si configura oggi come una monarchia costituzionale federale facente capo alla Regina d’Inghilterra Elisabetta II, rappresentata in loco da un governatore generale.
Si classifica tra i paesi con i più alti standard di qualità della vita, e registra un tasso medio di disoccupazione pari al 6% (in linea con le maggiori economie sviluppate) frutto di un sistema politico interno (fino ad oggi) efficiente, in cui dalla proclamazione del Commonwealth nel 1901 ad oggi, si sono alternati al governo il partito laburista e il partito liberal-nazionale, attualmente in carica.
Punti di forza vs debolezze
Contesto economico
Indicatori principali | 2014 | 2015 | Stime 2016 | Stime 2017 |
Variazione % PIL Reale | 2,7% | 2,5% | 2,6% | 2,8% |
Disoccupazione | 6,1% | 6,0% | 5,9% | 5,9% |
Debito/PIL % | 33,88 % | 36% | 39 % | 41% |
Inflazione | 2,5% | 1,5% | 1,8% | 2,4% |
Debito estero (% sul PIL) | 131,4% | 133,2% | 134% | 136% |
Saldo di conto corrente (%sul PIL) | -3,01% | -4,40% | -4,1% | -3,5% |
Fonte: Factset, Reserve Bank of Australia
Quadro macroeconomico
Il dato positivo del PIL del 2015 celebra il 25esimo anno consecutivo di crescita per il Paese. Un solido cammino confermato anche dal giudizio positivo (AAA) da parte delle agenzie di rating, come dimostrato dai principali parametri economici sopra riportati: inflazione (nel lungo periodo) sotto controllo e un rapporto debito/PIL decisamente inferiore alla media dei paesi OCSE (circa il 115%), seppur in crescita.
A trainare l’economia australiana hanno contribuito il progresso del settore dei servizi (che pesa il 70% del PIL) e il settore energetico/minerario (10,3% del PIL). Inoltre la stipula di importanti accordi di libero scambio con Cina, Giappone e Corea del Sud e l’adesione al Transpacific Partnership[1] ha favorito il progresso, permettendo al Paese di non accusare il recente rallentamento dell’economia mondiale. Tuttavia, l’evidente esposizione all’andamento delle materie prime e alle economie del sud-est asiatico sta emergendo sempre più come elemento di debolezza: il rallentamento cinese ha comportato una diminuzione degli investimenti nel Paese, andando ad impattare direttamente sul saldo di conto corrente[2], con le esportazioni in forte diminuzione a discapito delle importazioni.
Nonostante ciò, le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per l’economia australiana si mantengono positive, con una crescita costante del PIL stimata intorno al 3%.
Politica monetaria
La politica monetaria impostata dalla Reserve Bank of Australia rimane espansiva. Il recente taglio del tasso d’interesse di riferimento al valore di minimo storico dell’1,75% conferma la volontà delle autorità di rinvigorire un’inflazione raffreddata: nel primo trimestre dell’anno in corso è stato registrato un valore dell’1,3%, lontano dal target imposto dalla banca centrale corrispondente a un intervallo tra il 2% e il 3% annuo.
Contesto finanziario
Indice
Come osservato precedentemente, l’importanza del settore dei servizi nella composizione del PIL risulta evidente anche all’interno dell’indice di riferimento del mercato australiano.
Inoltre, confrontando l’andamento dell’indice australiano con lo MSCI Asia Pacific Index, corrispondente al mercato del sud-est asiatico, risulta ancor più evidente la stretta relazione tra l’Australia e i suoi principali partner commerciali, a discapito però di rendimenti significativi.
Mercato obbligazionario
La curva dei rendimenti del Paese riflette i suoi solidi fondamentali, con rendimenti che oscillano tra l’1,63% per la scadenza ad 1 anno e il 2,67% per quella a 20 anni.
È interessante osservare il valore reale (depurato dall’inflazione attesa) offerto dal bond australiano: ad oggi il rendimento reale risulta negativo fino alle scadenze sui 5 anni (-0,0275%) ricalcando quanto offerto dal bond governativo italiano, negativo fino al sesto anno (-0,0755%).
Mercato valutario
A partire da inizio anno il dollaro australiano ha risentito delle scelte di politica monetaria attuate dalla Banca Centrale, ritrovandosi oggi in sostanziale recupero rispetto al dollaro USA (circa 10%). Osservando invece il trend di lungo termine, la valuta risulta profondamente deprezzata per circa il 30% negli ultimi 5 anni. Rimane comunque una moneta stabile, come indicato dalla volatilità annualizzata sul cambio, pari all’11% (la volatilità del cambio euro/dollaro è circa il 9%).
Come investire sull’Australia
L’appetibilità del mercato australiano è dimostrata anche dalle numerose possibilità di investimento offerte per il risparmiatore sul mercato di Borsa Italiana:
Obbligazioni
Sono presenti due bond governativi:
- Nab 07/2020 Fx 4 Eur: Bond decennale (2010-2020), cedola lorda del 4% (ISIN: XS0525146907).
- Nab Tf 0,875% Ge22 Eur: Bond 7 anni (scadenza 2022), cedola lorda del 0,875% (ISIN: XS1167352613).
Azioni (ETF)
Investire invece nel mercato azionario australiano è possibile, comprando questi 3 ETF:
Ti interessano le valutazioni dei singoli Paesi?
[1] Trattato per la regolamentazione e la promozione di scambi commerciali ed investimenti in modo da favorire lo sviluppo e la crescita economica. Fino ad oggi hanno aderito 12 paesi tra cui USA e Giappone.
[2] Differenza tra esportazioni e importazioni di un paese.